Faenza, domenica 8 agosto, dopo 18 mesi, torna in scena la Filodrammatica Berton

Federico Savini
Il titolo completo è «Cvi dla Berton i cmẽza da cvẽ: Bota so’… a la Mulnëla» ma in effetti l’evento è di quelli con la E maiuscola a Faenza, visto che la più importante e longeva compagnia faentina di teatro dialettale non si esibiva in pubblico da un anno e mezzo e cioè dal febbraio 2019, quando al teatro dei Filodrammatici era in scena A volte la cicogna; prima, insomma, che la pandemia interrompesse ogni attività.
Anzitutto, i posti alla Molinella l’8 agosto saranno limitati, occorre prenotate allo 0546/22616 e l’ingresso costa 10 euro. E poi parliamo di una serata tutta a ridere, il classi pot-pourri di scenette che, come da tradizione della Berton, attingeranno tanto al repertorio tradizionale dialettale quanto a revisioni e traduzioni di sketch del repertorio teatrale nazionale. Tanto per capirci, l’idea è di cominciare con un testo di Gigi Proietti, per proseguire poi con gli immancabili Bettoli e Mazzoni, ma anche Olindo Guerrini, il faentino Ermanno Cola, Mario Gurioli anche come autore, Alfonso Nadiani come dicitore poetico, ma ci sarà spazio anche per Achille Campanile e le per le canzoni del songbook di Frank Sinatra tradotte e cantate in dialetto romagnolo. La regia sarà di Rita Gallegati che l’ha curata insieme a Luigi Antonio Mazzoni, le luci di Ilaria Mingazzini e la scenografia dell’instancabile Lodovico Massari. In scena ci saranno tutti i nomi più noti della Filodrammatica Berton.
«La formula del “Bota so’” l’abbiamo scelta per esigenze pandemiche – spiega Mario Gurioli, anima storica della compagnia -. Nella disgraziata eventualità che qualcuno di noi dovesse risultare positivo, non correremmo il rischio di veder saltare lo spettacolo, ma solo una sua piccola parte. Le stesse prove, le abbiamo fatte in piccoli gruppi e in serate alternate».
Avete provato ai Filodrammatici?
«Sì, nelle ultime settimane ci siamo ritrovati, dopo un fermo di un anno e mezzo. Durante questo periodo abbiamo provveduto ad alcune necessarie manutenzioni, in particolare alle porte, danneggiate dall’alluvione del 2019».
La Compagnia è rimasta solida, ci siete sempre tutti?
«Sì, l’interruzione netta e prolungata di tutte le attività, comprese naturalmente quelle laboratoriali, ci ha colpiti. Ma la malattia ci ha risparmiati e nessuno in questa lunga fase di fermo ha pensato di abbandonare. Non sono cose scontate e ne siamo felici. Il nostro Lodovico quest’anno festeggia 89 anni ed è sempre in prima linea, efficientissimo».
La voglia di tornare in scena sarà molta, anche del pubblico…
«Ce lo chiedono di continuo, ma per noi questa esigenza di esibirci e tornare a fare comunità non soverchia la responsabilità. Normalmente in estate avevamo la rassegna dell’Agosto d’Argento, al Fontanone, ma quest’anno l’Asp ci ha chiesto di non farla, proprio per un fatto di responsabilità. Ed è giustissimo. Ben venga la possibilità offertaci dal Comune di fare uno spettacolo in piazza. L’aspetto sociale che sottende il lavoro della Berton significa proprio questo: ripartire quanto prima per dare un aiuto, ma farlo in condizioni di assoluta sicurezza».
Avete progetti per l’autunno?
«Come si è inteso, il futuro non è certo, il vaccino è una grande arma ma le varianti rendono il quadro non del tutto limpido, quindi per pronunciamenti ufficiali attendiamo sviluppi. Però è sicuro che stiamo progettando l’autunno. Vorremmo riavviare i laboratori e preparare un calendario per il teatro. Noi siamo pronti a lavorarci».