Faenza, Davide Servadei, presidente Confartigianato E-R :«Il comparto ceramico ha reagito bene, nessuna chiusura ma servono i ristori»

Romagna | 22 Dicembre 2023 Economia
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Riccardo Isola - Il mondo della ceramica artistica e artigianale faentina ha reagito «con determinazione e caparbietà» alla doppia alluvione di maggio. Un settore strategico per l’economia e per il «blasone» cittadino, composto per lo più da piccole aziende, artisti, artigiani e laboratori, che per il presidente regionale di Confartigianato, nonché titolare della storica e duramente colpita «Bottega Gatti», Davide Servadei «ha dimostrato  la capacità di reagire a uno schiaffo ulteriore arrivato dopo anni precedenti già e comunque molto difficili».
Presidente, alla luce dei mesi passati da quel fatidico maggio, qual è la fotografia del comparto ceramico di quest’anno?
«E’ chiaro che le 16 aziende e professionisti colpiti, delle circa 55 realtà presenti sul territorio operanti in ambito della ceramica artistica e artigianale, hanno subito danni importanti. In alcuni casi con macchinari, prodotti e progetti colpiti direttamente dall’alluvione e quindi inutilizzabili e da sostituire, con investimenti anche importanti. In altri casi, come per esempio il mio, si sono invece registrati danni al patrimonio storico e artistico risalente a quasi cento anni fa, e che sono veramente difficili da quantificare in ordine economico, ma almeno la produzione non è stata colpita e quindi si è proseguito nel lavoro. Una situazione diversificata che ha portato necessariamente un freno importante alla produzione, spazi da ripulire e rigenerare, inventari e materiali da ripristinare, e che adesso lascia un po’ di incertezza soprattutto in ambito di ristori, praticamente ancora non quantificati e rendicontabili in modo puntuale e definitvo».
Quali risposte chiedete?
«Chiarezza e tempestività nelle rendicontazioni e quindi nelle compensazioni alle aziende colpite. Lo abbiamo sempre detto e richiesto. Non credo, per la fotografia che abbiamo in mano, che si parli di cifre straordinarie. Oltre ai primi aiuti arrivati dall’Ente Ceramico e dal Fondo che come associazione di categoria abbiamo messo in campo per aiutare la ripartenza con una durata di un anno e mezzo, sono già passati sette mesi però, adesso abbiamo bisogno che i ristori arrivino per poter dare ulteriore e necessaria linfa al comparto. Speriamo quindi che già nella prima parte del 2024 gli enti preposti diano le strategie, gli strumenti e quindi e risposte giuste che il comparto si attende».
Oltre al post alluvione, al caro vita, alla situazione economica complessiva non certo entusiasmante cosa vi preoccupa oggi?
«Per questo particolare comparto credo che dopo il Covid, le guerre, il caro energia e materiali, la vera mazzata per le nostre realtà sia stata  la doppia alluvione. A questo, oggi, si aggiunge anche un’altra non banale variabile. Stiamo parlando del non facile reperimento di manodopera specilizzata. Ne abbiamo bisogno e le aziende sarebbero pronte a investire in risorse umane. Faenza ha messo in campo progetti formativi importanti, ma si deve e si può fare ancora di più. Questa è la vera sfida del futuro se vogliamo proseguire su una direzione di ulteriore qualificazione del comparto».
Cosa si aspetta dal 2024?
«Credo che sarà difficile vedere ulteriori effetti diretti, quindi così negativi, del post alluvione sul comparto. Per questo non posso che essere relativamente ottimista. Se in Emilia Romagna il 3% delle aziende che hanno subito l’alluvione hanno deciso di chiudere, in ambito ceramico faentino non se ne è registrata nemmeno una. Non è una cosa di poco conto, anzi. Il settore ceramico è sicuramente fragile, per le sue caratteristiche struttrali, ma la grinta dei suoi protagonisti c’è ed è dimostrata dai numeri che non solo aiuta ma è necessaria. Tutta questa performatività, seppur con evoluzioni e andamenti non sempre lineari, è una vera testimonianza di un ambito che non solo ha saputo reagire ma è stato in grado di ripartire, per ora, solo con le proprie gambe e le proprie forze. Per questo già il 2024 potrà essere un utile banco di prova per confermare questa determinazione corale».
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