Faenza, crisi di studenti alla Penny Wirton: «L'integrazione passa dalla socialità»

Romagna | 29 Marzo 2021 Cronaca
faenza-crisi-di-studenti-alla-penny-wirton-lintegrazione-passa-dalla-socialit
Silvia Manzani
I bambini che seguiva sono a casa in Dad, per le strade e nei parchi non ha più modo di incontrarli. A lezione, ovviamente, non possono andare. Marika Bugnoli è al terzo anno di volontariato alla scuola Penny Wirton di Faenza, avamposto di una rete nazionale nata per insegnare gratuitamente l’italiano ai migranti. Con la pandemia, le distanze, il divieto di fare scuola in presenza, gli studenti si sono di fatto persi per strada tra problemi di connessione, di dispositivi, di relazioni che online faticano a nascere o mantenersi: «Questo è un momento di forte disagio per i temi legati all’integrazione, che presuppone l’incontrarsi, il passare del tempo insieme, il conoscersi di persona. Ultimamente, poi, alla Penny Wirton avevamo un folto gruppetto di mamme con bimbi, che ora sono impegnatissime. Molti studenti ci scrivono per sapere quando riapriremo, per raccontarci che hanno voglia di tornare. Ma noi siamo impotenti». E la frustrazione è anche quella dei volontari, che in molti casi insegnano italiano non tanto per la didattica in sé quanto per il contributo che possono dare al nascere di rapporti, contatti, reti: «Io stessa mi sono avvicinata a questa scuola perché il progetto di Gloria Ghetti, che l’ha fondata a Faenza, faceva rima con umanità». Marika, in ogni caso, non è rimasta con le mani in mano: «Un centro di accoglienza di Anzio, in provincia di Roma, ha chiesto alla rete delle Penny Wirton una mano per seguire, singolarmente, le persone che ospita. Io sono stata abbinata a un ragazzo di 20 anni del Bangladesh, che devo dire è molto desideroso di imparare e spesso mi chiede se possiamo fare più delle due lezioni settimanali che riesco a organizzare insieme a lui tra lavoro, casa e figli». L’esperienza in atto, vista la desolazione generale, a Marika sta comunque dando molto: «Il mio studente sta imparando velocemente, è felice quando chiacchieriamo o costruiamo frasi. Collegarci, con tutti i limiti del caso, mi ha dato la possibilità di andare oltre la classica lezione, mostrandogli per esempio il mio gatto, o facendogli conoscere mio figlio piccolo. Chiacchierare per migliorare la lingua è un’attività che, davvero, possiamo far partire dalle cose più semplici, quelle intorno a noi». Dopo aver provato con Zoom, poi le videochiamate di WhatsApp e poi con Meet, ora Marika e il suo studente paiono aver trovato la quadra: «Ci stiamo affezionando, spero davvero di poterlo andare a conoscere a Roma, appena si potrà. Ancora non gliel’ho comunicato per evitare di alimentare false aspettative ma è una prospettiva a cui penso spesso. Del resto guardarsi negli occhi è fondamentale. Con gli studenti della Penny Wirton, prima del Covid, mica si faceva solo lezione: ci si incontrava in piazza, si andava a prendere un caffè. L’integrazione passa dalla socialità». Ne è convinta anche la ventenne Carmen Nyemeg, originaria del Camerun, ex allieva del Torricelli e oggi studentessa in Lingue a Ferrara: «Mi manca moltissimo il contatto con le persone che seguivamo quando la scuola era aperta. Adesso siamo praticamente fermi, anche se di recente sono riuscita a recuperare due donne, una ucraina e l’altra senegalese, da seguire a distanza. In questi casi il livello di italiano è abbastanza alto ed è proprio questo il discrimine: chi è molto indietro con la lingua fatica a rispondere a un messaggio, a mandare una mail, a connettersi a Zoom o Classroom. Sono persone con le quali al momento non riusciamo a fare lezione in nessun modo». Dell’esperienza alla Penny Wirton, alla quale si è avvicinata in quarta superiore per l’alternanza scuola-lavoro, per Carmen sono fondamentali  sia l’aspetto didattico che quello della socialità: «Sono dimensioni che vanno a braccetto, inseparabili. La lingua consente alle persone di raccontarsi da sé, invece che essere raccontate dagli altri, come spesso avviene. Ecco perché è un passo fondamentale per integrarsi. Io non vedo l’ora che la scuola riapra. In questi anni ho seguito una trentina di persone, mi manca molto il contatto umano».
Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it notizie-romagna-faenza-crisi-di-studenti-alla-penny-wirton-l-integrazione-passa-dalla-socialit-n28523 005
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione