Faenza, cresce l’appeal della ricerca per  gli studenti di Chimica dei Materiali

Romagna | 21 Ottobre 2022 Cronaca
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Fabrizia Montanari - Progettare, produrre e lavorare materiali, ceramici, metallici, polimerici e compositi. E’dal 2001 che Faenza vanta il corso di laurea triennale in Chimica e Tecnologie per l’Ambiente e per i Materiali del Dipartimento di Chimica industriale Toso Montanari, che prepara i giovani ad acquisire le competenze necessarie per lavorare in un settore che, sul nostro territorio, col suo comprensorio di aziende, sta acquisendo sempre maggiore importanza e il cui indotto complessivo oggi supera quello della sola ceramica. La sede, all’interno del parco Torricelli in via Granarolo, sul modello dei campus americani, accoglie gli studenti in due edifici, uno adibito alla didattica con aule spaziose, biblioteca e uffici di segreteria, l’altro col modernissimo open-lab, da tre anni fiore all’occhiello di questa struttura, dotato di strumentazioni chimiche e industriali all’avanguardia per l’analisi dei materiali, la cui realizzazione è stata possibile grazie a finanziamenti dell’Ateneo di Bologna, fondi regionali, contributi di aziende del territorio che a loro volta ne utilizzano la strumentazione. «Cerdomus, Finceramica, Hera, Sacmi, Vetriceramici e altre e fondazioni come la Banca del Monte insieme al Comune - afferma Daniele Nanni, responsabile dell’unità organizzativa della sede di Faenza – ci sostengono economicamente, perché siamo nati con un progetto preciso, ovvero far acquisire competenze subito spendibili per i laureati, che potessero cioè trovare un sicuro sbocco occupazionale in un ramo dell’industria chimica, quella dei materiali appunto, di cui Faenza è leader». Ed ancora «se il primo gradino in questa professione è quello di tecnico di laboratorio - prosegue Nanni - vi sono possibilità anche in altri settori, quali responsabile di ricerca, marketing o gestione degli impianti e infatti alcuni dei nostri ragazzi, che ogni 6 mesi vengono ‘monitorati’ dalla nostra segretaria Luisa Collina, risultano impiegati in ambiti diversi e molto specifici». Essendo un settore di nicchia, in termini di presenze il corso di laurea non può avere i grandi numeri delle facoltà di massa, anche perché l’ingresso è programmato (massimo 35 studenti); negli ultimi tre anni hanno studiato qui una cinquantina fra ragazzi e ragazze e nella sessione 2021/ 2022 i laureati sono stati una dozzina. Oggi, a differenza dei primi anni in cui appena laureati i giovani si candidavano subito per un’occupazione sul territorio, molti di loro scelgono di completare il corso di laurea con il biennio magistrale in Chimica industriale a Bologna, o in altre facoltà compatibili come Ingegneria. «Per i nostri ragazzi - dice ancora Nanni -esiste la possibilità di fare l’Erasmus all’estero (uno studente partito per fare il dottorato in Irlanda è rimasto là a lavorare all’Università) e l’obbligo di tirocinio, da svolgersi presso Enea, Cnr o altre aziende anche estere (abbiamo avuto due tirocinanti a Edimburgo) per un primo, fondamentale contatto col mondo del lavoro; siamo inoltre coinvolti in un Master in materiali compositi di I livello (a cui cioè si può accedere anche con laurea triennale) fortemente voluto otto anni fa dalle industrie del territorio, finanziato per i primi tre anni dalla Riba oggi Bucci industries e che oggi annovera molti sponsor a livello nazionale e studenti italiani e stranieri (massimo 12) e che garantisce, al termine, la piena occupazione». Per conoscere più da vicino il corso di laurea, un open day in presenza è in programma il prossimo 10 novembre, cui seguirà il 17 novembre, nell’ambito dell’evento Scegli Ravenna, una presentazione del corso da remoto alle 15.
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