Faenza, al Mic il progetto «Solaria Wall System» di Oscar Dominguez
Non bisogna farsi troppo ingannare sulla forma «a piastrella» che Oscar Dominguez ha dato all’esposizione del suo progetto di design «Solaria Wall System», allestito nella project room del Mic in occasione di Argillà (e visitabile poi fino al 2 ottobre). Non bisogna farsi ingannare dalla squadratura del materiale, che evidenza i «cretti» della terra quando è particolarmente secca, perché l’idea di Dominguez - artista poliedrico che sta dietro agli allestimenti di buona parte delle iniziative legate al festival della ceramica faentino - è proprio quella di superare, per molti versi, il concetto canoni della piastrella.
Risultato di una ricerca dell’artista sui materiali ceramici dove terra e fuoco sono gli elementi primordiali, il «Solaria Wall System» riproduce la fessurazione della terra secca attraverso lo stesso processo che avviene in natura, ovvero l’essiccazione al sole. Non per caso anche il celebre Creto di Burri di Gibellina è considerato un’opera di land art, settore che Dominguez conosce bene, così come conosce bene la lavorazione industriale della ceramica. «Ci ho lavorato per anni - ha raccontato lo stesso Dominguez, presentando l’allestimento del Mic - e mi sono sempre domandato come mai si lavori praticamente sempre un materiale nobile come la ceramica per farla somigliare ad altro: legno, metalli, marmi, tessuti o altro ancora. È come se non venisse rispettata nella sua essenza materiale. Si può dire che il progetto “Solaria” abbia alle spalle 23 anni di elaborazione, anche se il nome è quello da non più di due anni. Di fatto è un rivestimento ceramico ma non è un modulo ripetitivo, che necessita delle “fughe” tra una piastrella e l’altra. I cretti sono una sorta di fuga naturale della terra e io non ho fatto altro che copiare la natura, tornando indietro in tutte le fasi della lavorazione della ceramica che riapprodare alla terra e compiere, solo allora, un unico passaggio di cottura. Questo rivestimento si adatta ad ogni angolo e non ha limiti di impiego».
Quella del Mic non si propone dunque come una mostra in piena regola, ma piuttosto come una rampa di lancio per immaginare soluzioni d’arredo e di design avveniristiche. E magari anche altro. (f.sav.)