Riccardo Isola - La Romagna brassicola è made in Ravenna. Lo attesta la nuova uscita editoriale «Guida alle birre d’Italia 2023» dove per il territorio più meridionale della regione, la Romagna appunto, sono cinque i birrifici artigianali segnalati per i loro prodotti. Di questi tre sono in provincia di Ravenna e precisamente uno nel capoluogo, «Bizantina», uno a Porto Corsini e parliamo di «Bajon» e uno a Casola Valsenio «Birrificio Valsenio». Le altre due sono «Claterna» di Castel San Pietro (Bo) e «Mazapégul» di Civitella di Romagna (Fc). In quest’ultimo caso l’atlante dedicato ai sorsi dorati non solo ne riconosce la qualità generale ma l’attesta anche come Eccellenza, l’unica delle sette arrivate in regione, per la Romagna.
Come detto sopra è però il ravennate il territorio della birra artigianale di qualità. Partendo dalle brezze marine la realtà della Pialassa della Baiona, «Bajon», compare sulla guida con ben cinque referenze segnalate. Sono la «Farmer» (keller molto beverina), «Vienna» (affumicata), «Euforia» (Ipa), «Beccobiondo» (doppelbock) e «Lombroso» (tostata). Sempre in vista Adriatico c’è «Bizantina». Qui sono quattro le referenze portate in guida con una, la «Darsenale» che riceve l’eccellenza. Una Golden ale praticamente equilibrata in tutte le sue caratteristiche. Bene anche «Pilota» (Pils), la «Corsini west» (Apa) e «Bollard» (Ipa americana reinterpretata). Salendo invece sulle colline faentine spicca, come da anni succede, la produzione del «Birrificio Valsenio». Davide Finoia, mastro birraio con la struttura produttiva in via Breta. Tra le due referenze segnalate dalla guida nazionale spicca la sua «8bre», a cui viene assegnata l’eccellenza, che per Slow food è di fatto «il cavallo di battaglia del birrificio». La seconda birra segnalata è la più amara, fruttata e maltata «Redneck» anche se in generale il commento che arriva è la sottolineatura di un equilibrio e facilità di beva rappresentate da uno stile molto anglosassone. La critica sottolinea anche la capacità di sorprendere per edizioni speciali che il mastro birraio sa regalare stagionalmente con singole e non certo importanti, dal punto di vista quantitativo, produzioni. Si sale geograficamente e si arriva al birrificio «Mazapégul» di Civitella. Realtà che quest’anno ottiene l’eccellenza per ben tre sue referenze: «Millemosche» (la sua storica birra), «Hesperia» (ramata anche questa storica) e «Befana Befana» (stout profonda). Ma altre tre birre finisco nel mirino di Slow food e sono «Iris» (floreale), «Curva Mare» (omaggio ai tifosi del Cesena calcio) e «Complessa (barrel). Spostandosi verso nord si arriva a Castel San Pietro Terme, ai confini tra Romagna ed Emilia, qui c’è «Claterna» dove le birre segnalate sono sei. Di queste due ricevono anche l’eccellenza: «Rusticana» prodotta da prugne selvatiche e «Alisa» una birra fruttata e affinata in legno. Le altre sono «Zio Joe» una birra amara ma facile da bere, «Nonno Gualtiero» (Kellers pils), «Pietro» (Stout) e «Affumicotta» (Marzen con malto affumicato).
Ma se questi sono gli alfieri della produzione artigianale, in Romagna ci sono anche tanti locali dove poter trovare un vasto, differente e qualitativo carnet di bionde, rosse e stout da poter assaggiare. La guida, per la Romagna, ne segnala ben una trentina. Per il territorio ravennate e faentino ci sono: Beer messenger (Cervia), Da Boe (Cervia), Dog and duck (Faenza), In fermento (Faenza), The Ale House (Faenza) e Darsenale (Ravenna).