Emergenza Ucraina, da Ravenna le storie di Oksana, Irina, Kateryna: «Qua tanti aiuti, ma abbiamo paura per i nostri familiari»

Romagna | 12 Marzo 2022 Cronaca
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Manuel Poletti - Oksana, Irina, Kateryna e tante altre. In pochi giorni è cambiata anche la loro vita. Oggi vivono al telefono, in attesa di un messaggio di un familiare dall’Ucrana, dal bunker, dal fronte di una guerra senza senso per molti occidentali e non solo. Intanto sono impegnate con l’associazione Malva di Ravenna, di cui sono socie. C’è chi ha genitori e fratelli, c’è chi invece ha figli e nipoti in Ucraina. Al telefono si sfogano e piangono tanto, mentre raccontano come nelle ultime due settimane tutto si sia complicato terribilmente ed inevitabilmente.

OKSANA E IL VOLONTARIATO
Oksana Myronenko, volontaria dell’associazione Malva, vive a Ravenna da 10 anni, abita a Lido Adriano. «Sono molto preoccupata - ci racconta al telefono -, ho buona parte della mia famiglia in Ucraina. C’è mio figlio con la moglie e la bambina ed i miei genitori che hanno più di 80 anni. Vivono tutti a sud di Kiev, circa 180 chilometri, sono zone ancora non troppo toccate dal conclitto, ma ci sono tanti rifugiati che stanno scappando da altre città bersagliate dai russi. Per ora aspetto, ma ho tnata paura per loro: mio figlio non può venire, ha 34 anni e deve rimanere a disposizione dell’esercito, sua moglie e la figlia di 2 anni e mezzo hanno deciso per ora di non partire. Lo scorso anno la piccola, nata con la leucemia, è stata a all’ospedale Infermi di Rimini, dove è stata curata in maniera determinante - ricorda Oksana -. Nel dicembre 2021 erano qua, prima di capodanno sono tornati. Ci sentiamo tanti volte al giorno, ho sempre un grande pensiero e un grande dolore; anche mia sorella è qui a Ravenna, nei giorni scorsi è arrivata sua figlia di 30 anni con la bambina di 6 anni ed il loro cane, almeno qui sono al sicuro. Pensi, io e mia sorella il 1 marzo dovevamo essere in Ucraina per festeggiare gli 80 anni di mio padre, invece siamo in guerra, loro bloccati al settimo piano della palazzina dove vivono». Oksana, come tante altre donne ucraine che vivono a Ravenna, è molto impegnata in queste settimane con l’associazione Malva per la raccolta di viveri e materiale utile nel suo paese. «C’è tanta solidarietà dei ravennati, è una cosa molto bella, la raccolta va molto bene al market, in tutto abbiamo attivato 5 punti di raccolta, siamo presenti anche a Alfonsine e Mezzano. Poi con camion del nostro paese questi pacchi e scatoloni vengono portati prima alla frontiera con la Polonia, poi in un sendo momento a Leopoli, nella zona ovest del nostro paese». Le facce della solidarietà ravennate sono diverse. «Sono venute decine e decine di persone, anche stranieri che vivono qua come noi - conclude Oksana -: è arrivato un ragazzo di colore della Guinea e alcune ragazze africane e poi un altro ragazzo del Mozambico e ci hanno portato beni e soldi».

IRINA LA MOSAICISTA
Irina Sorokina, da 5 anni vive a Ravenna e frequenta l’Accademia delle Belle arti, prima faceva tra le altre attività anche la mosaicista. E’ socia di Malva, di cui è stata anche vicepresidente per un periodo breve, prima di ricominciare gli studi. E’ sposata con un ragazzo italiano. «Dal 2017 vivo qua, sono di Kiev, tutta la mia famiglia è a Kiev, ci sentiamo ogni 2 ore, ho i genitori e due fratelli, provo molta angoscia per loro – sottolinea Irina -. Mio fratello e mio cugino si sono iscritti come volontari dell’esercito. A Kiev la situazione è grave, i miei familiari dormono sempre in un bunker, di giorno riescono a salire in casa per mangiare e farsi una doccia, poi appena suonano le sirene tornano nei bunker. Dall’inizio della guerra la loro vita è cambiata drammaticamente. C’è anche mia nonna di 90 anni, non vuole lasciare la sua casa, la capisco. Mio nipote di 18 anni non può uscire, deve rimanere a disposizione per l’esercito; mia sorella così ha deciso di rimanere anche lei a Kiev – racconta ancora Irina -. Il mio cuore è con loro. Qui non dormo da tanti giorni. Io aspetto solo i loro messaggi. Avevamo programmato delle vacanze in Ucraina, ma adesso sarà impossibile. Anch’io sono socia di Malva, ora sono spesso in Accademia, ho meno tempo per il volontariato. In Accademia è una cosa stupenda, studio da anni, volevo fare l’artista, in Ucraina avevo studiato economia e commercio, poi ho lavoravo come mosaicista a Ravenna, infine ho deciso di fare anche l’Accademia. Mi piace molto, è un ambiente accogliente, in questi giorni mi stanno molto vicino tutti, hanno capito subito la mia sofferenza e la mia preoccupazione per la mia famiglia in Ucraina».
 
KATERYNA E L’ASSOCIAZIONE
Kateryna Shmorhay, vive a Ravenna da diversi anni, di mestiere fa l’operatrice socio-sanitaria, è sposata con un uomo italiano e ha una bambina. Ha la famiglia d’origine, sua madre e due sorelle in Ucraina, in una regione al confine con la Polonia. «Sono angosciata per i miei familiari che vivono in Ucraina - sottolinea la signora -, ho due sorelle ed i gentori, io come tanti altri in Romagna abbiamo paura per quello che potrebbe succedere a loro. L’Europa ci ha lasciati soli, il nostro popolo dovrà difendersi da solo contro il tiranno Putin». Trattiene a stento i singhiozzi al telefono Kateryna, che è la responsabile dell’associazione Malva ucraini di Ravenna. Sono settimane molto impegnative perché dallo scoppio della guerra è cominciata anche la raccolta viveri e materiali da inviare in Ucraina, oltre che dare sostegno alle decine di donne che hanno i loro cari dove oggi c’è la guerra. «Alcune donne sono partite da Castiglione per ricongiungersi alla famiglia nella zona centrale, vicino a Kiev - racconta Kateryna -, altri uomini sono invece tornati per combattere. I miei genitori stanno nella parte occidentale dell’Ucraina, la meno toccata per ora dal conflitto. Da qualche giono è arrivata la Protezione civile ucraina con un campo base per sfollati da altre città del nostro Paese più colpite dai russi. Le mie sorelle stanno con i nostri genitori, vicino c’era un aeroprto militare che è stato distrutto il primo giorno di guerra, mia madre pensava fosse un tuono, invece erano bombe e missili. Io rimango in Italia, per maggio ho già prenotato per tornare per il matrimonio di mia nipote, spero si possa tornare, anche se oggi pare impossibile».
 
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