Emergenza Ucraina, a Faenza l'accoglienza della Caritas, quasi 30 persone a Villa Bersana
Fabrizia Montanari - Erano circa un centinaio le persone a Sant’Antonino in Borgo Durbecco la scorsa domenica 13 marzo partecipanti al pranzo di benvenuto ai profughi ucraini organizzato dal parroco don Marco Ferrini e dai volontari della parrocchia. «Non soltanto loro erano presenti - precisa il sacerdote, direttore della Caritas diocesana - ma anche alcuni parrocchiani, perché il momento conviviale era anche a scopo conoscitivo tra le due comunità».
I locali della parrocchia di Sant’Antonino ospitano al momento nove ucraini, 5 donne e 4 minori, mentre altri si sono ricongiunti ai loro familiari che abitano in Borgo. La prima struttura a Faenza che il Comune ha messo a disposizione per ospitare i profughi è Villa Bersana in via Pergola, di proprietà della Diocesi, dove attualmente sono state collocate 24 persone, perlopiù donne con bambini. «Ci stiamo muovendo insieme ai volontari - prosegue don Ferrini - per attuare tutti gli adempimenti burocratici e sanitari e per trovare altri spazi; l’ex monastero di Santa Chiara ad esempio, potrebbe ospitare altre 24 persone. La Prefettura di Ravenna ha poi chiesto al Comune di aprire altri Cas (Centri Assistenza Straordinaria) perché a Faenza avrebbe preventivato di collocare un centinaio di profughi».
Tra i volontari c’è Alessandro Gallegati della Pubblica Assistenza, molto conosciuto in città anche per la sua attività nell’Uoei e come organizzatore di Passo dopo Passo: «Sto seguendo una famiglia ospite di una signora faentina che ha messo a disposizione l’appartamento della mamma per i familiari della sua collaboratrice ucraina; si tratta della figlia piccola che ha con sé due figlie e la nipote, tre adolescenti di 15 e 16 anni che una settimana fa hanno lasciato la loro città vicino a Leopoli con una sola valigia per raggiungere la Romania, dove un autista professionista le ha poi accompagnate a Faenza; oggi sono qui, abbastanza serene, perché la loro città, dove sono rimasti marito e fratelli, non è ancora stata toccata dalla guerra, ma hanno bisogno di tutto e il denaro scarseggia perché la maggior parte è stata spesa per il viaggio. Per quanto mi riguarda, insieme alla nonna ucraina che è andata a vivere con loro e conosce l’italiano, abbiamo fatto qualche uscita sul territorio, le abbiamo portate in giro per la città, al mercato e in alcuni negozi per far loro conoscere la nostra realtà e fare acquisti di vestiario e scarpe. La mamma delle ragazze lavorava in un mobilificio, vorrebbe imparare l’italiano e anche le sue figlie, che così potrebbero tornare a scuola».
Non è raro in queste settimane avere notizie di faentini in contatto con signore ucraine già collaboratrici familiari, che hanno offerto appartamenti rimasti vuoti per accogliere i parenti fuggiti dalla guerra, un gesto di solidarietà concreta che rinforza l’unione tra le due comunità.