Elezioni Faenza, parla Isola: «La nostra coalizione larga e coesa, vogliamo una città aperta e sicura»

Romagna | 08 Agosto 2020 Politica
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Manuel Poletti - «Cinquanta e cinquanta, è come se andassimo direttamente al secondo turno, sarà una partita aperta fino all’ultimo, ma noi abbiamo un’idea di città molto diversa dalla loro. Faenza in futuro dovrà essere aperta, accogliente, internazionale, inclusiva e sicura, loro hanno un impianto molto ideologico, caratterizzato dalle politiche nazionali della Lega. Il Palio del Niballo lo continuerà a gestire il Comune, con i Rioni ci sarà un confronto proficuo. Scuola, sanità e lavoro sono le grandi emergenze che chi sarà eletto sindaco dovrà affrontare fin da subito». Massimo Isola, il candidato del centrosinistra allargato ha preso coraggio («adesso ci siamo» ammette nel suo ufficio), dopo la serata con il presidente della Regione Stefano Bonaccini al parco Calamelli, gremito da centinaia di cittadini. In questa intervista cerchiamo di capire meglio le priorità del programma, ancora in corso di elaborazione definitiva (no comment sul progetto dello scalo merci), come anche l’adesione dei 5 Stelle, in attesa del via libera da Roma.
Isola, avete puntato su una coalizione larga, ma perché cercare un accordo con i 5 Stelle a tutti i costi. Sono sempre stati all’opposizione a Faenza...
«Abbiamo deciso di costruire un progetto politico nuovo, largo, partecipato, perché oggi non basta un’alleanza elettorale. Mi pare invece che già altri stiano puntando su un’alleanza “contro”. Noi con tutte le forze politiche con le quali ci siamo confrontati abbiamo chiesto di metterci insieme. Su questa idea è partito il confronto soprattutto a sinistra con 5 Stelle, Verdi, Altra Faenza e Socialisti. Dopo 2 settimane d’incontri è maturato il clima giusto per poter costruire un pezzo di pre programma insieme. Non c’è nessuna ossessione nei confronti dei 5 Stelle, ma ci siamo trovati su alcuni fondamentali credibili. La nostra alleanza è basata su un programma per Faenza, non c’entrano logiche nazionali». 
Il tema della sanità è centrale. L’ospedale corre ancora rischi? Servono più servizi di prossimità? Le risorse del Mes le prenderebbe?
«Sulla sanità dobbiamo lavorare su due direzioni: la prima, un confronto forte con la nuova direzione dell’Ausl Romagna sul piano del 2017, alcune criticità vanno affrontate. L’ospedale non è più in discussione, pur cambiando di continuo. Poi, siamo consapevoli che il Covid ci ha insegnato anche l’importanza di avere maggiore sanità di prossimità e più case della salute. C’è una domanda nuova da parte dei cittadini su questo fronte che va soddisfatta, noi lavoreremo per farlo. Noi pensiamo che la sanità pubblica sia il perno del sistema, che consenta a tutti i cittadini di poter accedere ai servizi. Anche per questo le risorse del Mes sarebbero molto utili».
Malpezzi lascia una «città sana». E’ stato dimezzato l’indebitamento rispetto a 10 anni fa. Cosa si porta dietro in questo «Nuovo inizio» dall’esperienza al suo fianco?
«E’ stata un’esperienza che mi ha fatto capire come funziona la macchina amministrativa. Andiamo verso un periodo molto difficile, quindi ho sentito la responsabilità di accettare la candidatura anche in condizioni non ottimali. E poi ho costruito una serie di relazioni esterne in questi 10 anni che mi potranno aiutare in questo nuovo percorso. Io e Giovanni abbiamo lavorato in squadra, pur avendo caratteri e curriculum diversi, ma ci siamo sempre rispettati e abbiamo dimostrato curiosità reciproca sulle altrui diversità».
Lei conosce poco il mondo rionale, ma la gestione del Palio ad una  Fondazione lo reputa ancora un progetto attuale? Pensa potrà diventare un evento più turistico di come si è svolto fino ad oggi?
«Al momento le condizioni sono quelle di andare avanti con la gestione del Comune. Incontrerò i 5 rioni e il Gruppo municipale, sono molto interessato e mi stimola moltissimo il confronto con loro, è stato giusto che la delega l’abbia tenuta l’attuale sindaco fino ad oggi. Credo che potrebbe essere interessante mettere la mia esperienza maturata nell’Aicc contaminando anche la loro associazione delle rievocazioni storiche. Mi piacerebbe portare quell’esperienza in quel mondo, senza imporre nulla. L’ambiente dei Rioni è partecipazione, dal punto di vista sociale va già molto bene, ma serve più integrazione con turismo e cultura, ci sarà molto lavoro da fare».
Fra i suoi obiettivi principali c’è «Faenza aperta e sicura». Come la concretizzerà?
«In futuro dovremo avere la capacità di tenere insieme categorie che nel secolo passato erano opposte. Uno dei “Nuovo inizi” sarà rafforzare una città solidale, aperta e sicura. Da una parte ci deve essere il tema dell’inclusione, tema irrinunciabile, utile per la creazione di città più sicure. Sul tema migrazione chi viene per studiare, lavorare e creare integrazione va bene, ma chi arriva per altri motivi va controllato e fermato. Sul tema della sicurezza bisogna avere un approccio molto laico, rifuggo dalla speculazione e dal cliché che ha accompagnato tanti amministratori definiti “buonisti”. Servono più telecamere e varchi per individuare i cittadini pericolosi, più illuminazione nei quartieri e nei luoghi più a rischio, più utilizzo di telecamere intelligenti, no deciso alle ronde, ma si al controllo con volontari scelti. Nei luoghi critici della città, e ce ne sono, serve una risposta forte del Comune, senza se e senza ma».
Turismo, numeri in crescita negli ultimi anni, ma IF è da rifondare completamente o no? 
«IF è da rilanciare. Il Covid ci ha fatto soffrire molto. Sarà un 2020 in stand by, la ripartenza il prossimo anno con i nuovi sindaci di Imola e Faenza. Sul tema turistico nella nostra città abbiamo avuto un record di presenze negli ultimi 5 anni. Quest’anno subiremo un brusco stop. E’ migliorata la ricettività degli alberghi, abbiamo standard più alti ora. Questo patrimonio dovremo metterlo a valore. La mia esperienza nel cda di Destinazione Romagna la metterò a servizio della città, se sarò eletto».
Ceramica, perché a grandi artisti faentini come Zauli e Leoni, il Comune non ha mai dedicato nulla di strutturale per ricordarli?
«Costruire strutture come musei dedicati alla memoria di un artista, se non sono Picasso o Matisse, si fa sempre molta fatica a sostenerli nel tempo. Poi sono due storie molto diverse fra loro. A Faenza l’esperienza privata del museo Zauli, portata avanti dal figlio, viene studiata in Italia, perché rappresenta un percorso interessante e vivace. La convenzione che abbiamo fatto e irrobustito nel tempo con l’associazione è la strada giusta. Leoni è stato un grande talento, è morto troppo presto, c’è stata una difficile transizione del suo pensiero, la sua mancanza ha creato un vuoto notevole. Giudico molto positiva la prossima mostra che gli dedicherà il Mic, sulla proprietà privata tocca sempre alla famiglia decidere, se servirà noi ci saremo».
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