Diverse località del nostro territorio nella guida Polaris redatta da blogger italiani sulle «300 mete non cartolinesche»

Romagna | 14 Febbraio 2021 Cultura
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Sandro Bassi
Freschissimo di stampa questo Destinazione Italia (728 pagg., Polaris ed. Faenza), di cui diamo recensione non tanto e non solo perché la casa editrice è faentina, quanto perché si tratta, come recita il sottotitolo, di «300 idee per un viaggio lungo lo stivale». Per naturale curiosità, ci è venuta voglia di vedere quali mete locali, romagnole o comunque a portata di mano da qui, consigliano gli autori di una pubblicazione di carattere nazionale.
Altra premessa: le mete sono palesemente originali, insolite, scelte nel mondo dell’ambiente, dell’escursionismo o del turismo di ricerca e di scoperta, non nel classico. Per intenderci: c’è Firenze ma non con gli Uffizi o il Ponte Vecchio, bensì con «gli animali fiorentini» da far cercare ai bambini in una sorta di caccia al tesoro fra rappresentazioni artistiche del più vario tipo, dai bassorilievi dorati sulle porte del Battistero alle sculture sulla Torre di Giotto; c’è Bologna ma con un itinerario per osterie, c’è Volterra ma con l’ex ospedale psichiatrico, c’è Foligno ma con una misconosciuta chiesa di periferia costruita da Fuksas. Sembra più una selezione «modello Fai» che non la solita guida turistica. E la varietà è dovuta al fatto che gli autori sono tanti: ben 193 «travel blogger» di tutta Italia, riunitisi in piena emergenza Covid per «supportare il nostro paese valorizzandone le perle preziose, ma nascoste, sparse in ogni sua regione». Per inciso, i diritti d’autore andranno interamente a Emergency.
E vediamo cosa c’è da noi. Intanto Castel del Rio, in val Santerno, scelta per il suo suggestivo Ponte degli Alidosi (fine XV sec.) e per l’insolito Museo della Guerra e Linea Gotica, custodito nel monumentale palazzo-castello alidosiano che fa da vero centro del paese; non mancano accenni alle peculiarità gastronomiche (tortelli di castagne e di patate) e ambientali, con i castagneti che ammantano i dintorni fino a Piancaldoli e a Giugnola.
Poi Dozza, che qualcuno di noi forse dà per scontata ma che ad un forestiero si rivela straordinaria con i suoi muri dipinti, la sua rocca interamente visitabile e, perché no, i suoi vigneti di Albana. C’è poi Cervia, ma non con le prevedibili spiagge, bensì con le saline ove fotografare fenicotteri e aironi, i Magazzini del sale trasformati in musei e la vicina Foce del Bevano con le sue dune, i tronchi spiaggiati e l’acqua dolce che si mescola a quella salata.
Altre due mete costiere - Comacchio e le sue valli e la Rimini del popolare borgo San Giuliano - poi si passa alla montagna. C’è una bella scheda dedicata alle Foreste Casentinesi, parco nazionale fin dal 1988 e più recentemente dichiarate «patrimonio dell’umanità» dall’Unesco per via delle faggete vetuste, alla lettera «invecchiate» e in effetti con alberi anche plurisecolari, ma soprattutto governate da ritmi e leggi naturali, non di profitto. Come immagini ce ne sono due di boschi misti (faggio, abete bianco, aceri) e una con la spettacolare cascata dell’Acquacheta, meta di una celebre escursione che parte da San Benedetto in Alpe. Per l’Appennino bolognese c’è il Corno alle Scale, con panorami e itinerari escursionistici e la bizzarra, stupefacente Rocchetta Mattei costruita a metà Ottocento da un eclettico medico che volle riprodurre architetture e decorazioni di Istanbul, di Granada o dell’estremo Oriente.
A due passi oltre il confine con la Toscana, ma in territorio ancora geograficamente romagnolo, c’è la Badia di Moscheta, incastonata tra i boschi dell’alto torrente Veccione, affluente del Santerno e infatti raggiungibile spingendosi oltre Firenzuola. Di lontane origini vallombrosane (XI sec.), Badia Moscheta è oggi famosa per le carni alla brace e le minestre che coniugano tradizione toscana e romagnola, ma vanta anche un bel Museo del paesaggio, un chiostro interno con quattro spettacolari tigli e soprattutto una posizione pittoresca e appartata, con una rete di sentieri che da lì si spingono fino alla valle del Rio Rovigo e al Giogo di Scarperia.  





 
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