Disturbi alimentari, nel Ravennate il Covid fa aumentare del 30% i nuovi casi

Romagna | 05 Febbraio 2021 Cronaca
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Silvia Manzani
Anche nel Ravennate, a causa del Covid, è aumentata di circa il 30% l’incidenza dei disturbi del comportamento alimentare . A confermare il dato è Marinella Di Stani (nella foto),  responsabile clinico del percorso  «Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna) dell’Ausl Romagna, nonché del Centro multidisciplinare Dna dell’ambito di Ravenna, che racconta come la pandemia abbia anche abbassato l ‘età di esordio delle pazienti: «Anoressia, bulimia e disturbo dell’alimentazione incontrollata stanno colpendo anche le ragazzine dai 10 ai 12 anni, un fenomeno che abbiamo potuto constatare anche sul fronte dei ricoveri in Pediatria e che  spesso  ha origine  da disturbi ansioso-depressivi, accentuati dall’isolamento e dalle limitazioni dell’attività fisica,  che  si manifestano con i sintomi del disturbo alimentare». L’esplosione dei nuovi casi è iniziata lo scorso giugno, quando sono ripartite le attività ambulatoriali e gli esperti hanno visto accedere persone  con una numerosità mai registrata: «Nel 2019, in Romagna, i nuovi accessi erano stati 615. Se parliamo solo della provincia di Ravenna, parliamo di 169, di cui una quarantina sotto i 17 anni. Se dovessimo, ora, rendicontare il 2020,  assisteremmo ad un incremento di circa il 30%  di queste patologie ». Il lavoro è dunque in aumento anche per gli psicologi, gli psichiatri e neuropsichiatri infantili, i nutrizionisti, i pediatri  e le dietiste  che compongono l’équipe  multidisciplinare : «La crescita dei casi,  richiedendo maggiori risorse, ci mette ovviamente in difficoltà  con un prolungamento delle liste d’attesa. Siamo comunque in contatto con la  direzione sanitaria aziendale  affinché si ragioni sui nuovi bisogni della popolazione e sulle esigenze organizzative dei servizi. Sono fiduciosa che tutto possa andare per il meglio». Se si vanno ad analizzare le cause dell’aumento dei disturbi, Di Stani non ha dubbi che le ragioni siano varie e si dipanino su più livelli: «Per quanto riguarda in generale i minori, il fatto di essere costretti a rimanere più tempo in casa ha favorito, da parte dei genitori, il rendersi conto di alcuni comportamenti disfunzionali. Nello specifico, per chi soffre di anoressia le limitazioni all’attività fisica e le dispense piene hanno acuito il timore di ingrassare e hanno inasprito, di conseguenze, le restrizioni alimentari. Per chi soffre di bulimia o “binge eating”, invece, l’isolamento sociale non ha favorito le classiche condotte compensatorie per mantenere il peso, portando invece in molti casi alla perdita del controllo». A questo quadro, va aggiunto l’elemento della grave malnutrizione e il malfunzionamento dell’apparato gastrointestinale:  «Questi fattori influenzano negativamente la capacità dell’organismo e del sistema immunitario di combattere le infezioni,  con un rischio più alto di esposizione anche al contagio da Covid». Covid che, tra le altre cose, ha reso protagoniste le  associazioni che si occupano di sostenere pazienti e familiari, nel caso del Ravennate «Sulle ali delle menti»: «Nella prima fase, quando il nostro servizio era aperto solo per le urgenze, chi si occupa di auto-mutuo-aiuto ha avuto un ruolo centrale nell’intercettare precocemente le persone che avevano bisogno, nel sostenere le famiglie e nel continuo  scambio di informazioni con i nostri ambulatori».

«LA MIA ESPERIENZA A SERVIZIO DEGLI ALTRI»
«Spesso i genitori faticano a realizzare il problema, la situazione alla quale il Covid ci ha costretti ha senz’altro favorito il rendersi conto di certe dinamiche». Brunella Monti è una volontaria di «Sulle Ali delle Menti», l’associazione che in provincia si occupa di disturbi del comportamento alimentare, sostenendo anche le famiglie coinvolte: «Io porto la mia esperienza di mamma, mia figlia si è ammalata a 14 anni ed è stata un caso grave. Sono stata molto aiutata e supportata, oggi restituisco alle altre famiglie quello che ho ricevuto». Una volta al mese, adesso in modalità online, i genitori si ritrovano per confrontarsi, darsi conforto, imparare l’uno dall’altro: «Insieme ci si dà forza, quando racconto la mia storia vedo che i genitori si rincuorano. Spesso si tende a colpevolizzarsi, a trovare la causa dentro di sé, quando invece poco a poco ci si rende conto, specie con l’aiuto degli esperti, che i fattori scatenanti sono tanti e che non basta una ragione sola a spiegare il perché». Nell’ultimo anno anche Brunella ha assistito a una crescita importante di nuovi ingressi: «Le nostre attività sono gestite a stretto contatto con i servizi, quello che avviene nei nostri gruppi è dunque un po’ il riflesso di quel che succede nell’ambulatorio dei disturbi del comportamento alimentare. I genitori che arrivano da noi lo fanno durante la presa in carico dei figli o quando i figli sono in procinto di iniziare il percorso. Anche noi, di conseguenza, stiamo assistendo a un abbassamento dell’età alla quale i problemi esordiscono». Dalle testimonianze portate in questi mesi all’interno del gruppo, emerge il fatto che le costrizioni e limitazioni del Covid, oltre a evidenziare i problemi agli occhi dei genitori, hanno anche fato emergere i disagi dei giovanissimi, tra mancanza di socializzazione e impossibilità di scaricare tensioni e stress: «Io dico sempre che il primo passo è accettare i nostri figli e le loro difficoltà, solo da qui può partire il nostro lavoro».

«SOMMERSI DI TELEFONATE»
«Eravamo abituati a ricevere una telefonata alla settimana, con la pandemia invece le chiamate hanno iniziato a crescere in modo esponenziale. E se, prima, una parte riguardava anche l’alimentazione emotiva o compulsiva, in gergo le classiche abbuffate, col tempo abbiamo visto arrivare sempre di più una richiesta di aiuto sul fronte dei disturbi del comportamento alimentare come anoressia e bulimia». Daniela Santini è un medico internista e gastroenterologo in pensione. Dopo aver lavorato come nutrizionista, oggi è volontaria dell’associazione «Sulle Ali delle Menti», che ha un numero diretto da contattare in caso di bisogno (il 370/3161305): «Di pari passo all’esplosione delle chiamate, abbiamo visto aumentare la presenza dei genitori nei nostri gruppi di auto-mutuo-aiuto per genitori, uno su Ravenna e su Faenza, e abbiamo notato come sempre più spesso l’età dell’insorgenza dei disturbi si abbassi: i nuovi casi riguardano ragazze al primo o secondo anno di scuola superiore. A fare da padrone, nel caso della nostra provincia, sono appunto le femmine». L’associazione, pur non potendo ovviamente fare diagnosi né sbilanciarsi sulle motivazioni di una così forte crescita del problema, il quadro della situazione ce l’ha, anche perché è a stretto contatto con l’ambulatorio dell’Asl: «Registriamo l’impotenza e la disperazione delle famiglie, che arrivano da noi a volte prima ancora di aver contattato i servizi, altre durante la presa in carico. Chiaramente l’aumento della domanda ha provocato anche un allungarsi dei tempi d’attesa, il nostro apporto quindi ha assunto ancora più centralità». Per quanto, a causa del Covid, le attività di sensibilizzazione, prevenzione e raccolta fondi siano interrotte, l’associazione non smette di cercare volontari: «Servono soprattutto genitori che siano passati attraverso l’esperienza del disturbo alimentare. La parola di chi li ha vissuti è molto più rassicurante di quella di un medico che, pur spiegando le cose, non ha sperimentato sulla pelle dei propri figli i problemi, i disagi, le difficoltà. Ecco perché, sebbene le limitazioni, la nostra ricerca di volontari continua Se ci fossero anche psicologhe disponibili, noi siamo qua».
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