Dalmonte (Coldiretti) commenta il protocollo d’intesa «Farm to port» per un veloce sviluppo
Elena Nencini
Firmato alla Fiera di Macfruit a Rimini il protocollo di intesa per l’avvio del progetto «Farm to port», che vede coinvolti il Comune di Ravenna, l’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centro-settentrionale (AdspRa), la Regione Emilia-Romagna e Coldiretti. Scopo del progetto è la valorizzazione del porto di Ravenna come scalo di riferimento per prodotti ortofrutticoli per il centro nord Italia.
Nicola Dalmonte, presidente di Coldiretti Ravenna, spiega gli obiettivi del protocollo e la necessità di superare un gap logistico del nostro territorio.
Cosa si prefigge il protocollo di intesa che avete firmato?
«Ravenna diventa il nodo centrale per tutto l’ortofrutta del centro nord per quello che è la parte dell’esportazione, quindi del trasporto via nave, e soprattutto anche per un potenziamento delle strutture all’interno del porto. Questo protocollo è stato firmato anche da Comune e Regione dandosi un input di favorire e lavorare in condivisione per potenziare questa struttura. ”Farm port” prevede il potenziamento dello scalo per viaggiare lungo l’asse dalla via Emilia verso Ravenna. E’ un’idea nata da tempo che ha preso sostanza nell’ultimo anno e mezzo: su Ravenna c’è stato uno scatto in avanti per il discorso dell’abbassamento dei fondali, questo significa che così potranno attraccare le navi madre. Di conseguenza si può andare a sviluppare la logistica marittima, ma anche potenziare la logistica su ferro. E’ una rilevanza che diventa strategica per il comparto agroalimentare e per tutta l’economia italiana, perché va ad affrontare le criticità della logistica nello stoccaggio e nella distribuzione delle merci e va a colmare quello che è un gap del nostro territorio. Sicuramente avrà un impatto positivo per tutto l’indotto e per quello che andrà a creare per potenziare il nostro porto.
Questo è un primo passo, da qui si deve costruire e raggiungere l’obiettivo, l’impegno è realizzare le strutture necessarie: Comune e Regione devono favorire tempi più veloci per l’attuazione di queste opere. Coldiretti nazionale ha voluto fortemente questo protocollo, ha creduto nel porto di Ravenna, perché a livello logistico il porto di Genova e quello di Livorno per il nord Italia, hanno una logistica molto difficile».
Ravenna si dovrà organizzare per lo stoccaggio e per il sistema di refrigerazione?
«Bisognerà potenziare la rete elettrica, cambiare il sistema dei container e andare verso una refrigerazione più semplice: questo di pari passo con lo sviluppo del porto. Per diventare uno scalo veramente moderno, con tempi di scarico e carico, conservazione veloci. Un primo passo per un progetto nei pensieri da 15 anni».
Non saranno solo le aziende del nostro territorio associate a Coldiretti a usufruirne?
«Il nodo principale è il sistema ortofrutticolo della Romagna, ma sarà la base di riferimento per un bacino molto più ampio, tutto il nord Italia. Tutto il sistema ortofrutta ha necessità di costi più bassi per il trasporto delle merci. L’Emilia-Romagna ha giocato un ruolo importante per questo protocollo perché era la più interessata a far sviluppare questo porto. Ma ne godranno tutti».
Quali sono i mercati di riferimento per l'export di ortofrutta?
«I mercati asiatici, come la Cina, ma anche Sudafrica, Nord America. Questo ci permetterà di aprire un canale nei trasporti che prima era difficoltoso, con costi più bassi. Si apre una strada molto importante anche per quelle merci che hanno una conservabilità mediolunga. Ci permette di aggredire alcuni mercati che oggi per noi erano difficili. Ci fa abbreviare tempi e costi e percorrere nuove strade».
Legacoop e Confcooperative chiedono di essere coinvolti.
«Coldiretti ha portato avanti il progetto, ma questo non significa che non verranno coinvolti. Abbiamo cercato di dare uno spunto più forte per far partire questo progetto e farlo diventare concreto. Le strutture di cooperazione saranno sicuramente coinvolte in una fase successiva. E’ un progetto inclusivo»