Dalla Roccaccia al centro fra vicoli, piazzette e beni artistici per una Modigliana da scoprire 

Romagna | 08 Marzo 2020 Cronaca
dalla-roccaccia-al-centro-fra-vicoli-piazzette-e-beni-artistici-per-una-modigliana-da-scoprire
Sandro Bassi - L’itinerario di questo mese è un pretesto, in senso buono si intende, per visitare Modigliana. La quale ha un centro storico di fascino d’altri tempi e ultimamente ha recuperato, con meritevolissimi restauri auto-finanziati, diversi importanti beni artistici. Una passeggiata primaverile sul colle della Roccaccia seguita da un’appendice fra vicoli, chiese, ponti e piazzette, riconcilia con il mondo perché costituisce una delle più belle possibilità, qui da noi, di quel «turismo minore» o di scoperta di angoli autentici, non artefatti o troppo cartolineschi, che conservino il sapore della storia e del paesaggio romagnolo (anche se qui, come ben si sa, siamo in una terra che fino al 1923 e stata provincia di Firenze e che tuttora fa parte della cosiddetta «Romagna toscana»!).

ITINERARIO 
Si parcheggia dove si trova (a Modigliana non è un problema) e si raggiunge il ponte della Tribuna, dove due stemmi in pietra sopra la porta di ingresso riassumono già alcuni tratti della storia cittadina: in alto, con le sei palle, l’emblema dei Medici di Firenze (sotto la cui protezione Modigliana stette, salvo brevi interruzioni, dal 1377 fino all’Unità d’Italia) e, subito sotto, il bel leone rampante di Cosimo Davanzati, podestà fiorentino che nel 1534 – anno di completamento delle mura del Borgo - governava Modigliana.
Passando per la medievale piazza Pretorio si imbocca la strada di accesso alla Rocca, fiancheggiata da cedri, cipressi e da diversi segnavia (bianco-rossi del Cai-sentiero 573, cammino di Sant’Antonio, Trekking della Libertà, ecc.). Questo percorso fu aperto solo nel 1912, in sostituzione di quello originario, più in basso sul versante dell’Ibola, danneggiato da frane e smottamenti. 
Smottamenti che peraltro, appena sei anni dopo, colpirono anche il lato verso il Tramazzo facendo crollare il piede dell’intero fortilizio e «sezionando» la torre del mastio così come la vediamo oggi, con le sue tre stanze sovrapposte. 
Sfiorato il grandioso rudere si prosegue per aggirare il Monte delle Forche, dove fino al 1786 – il granducato di Toscana fu il primo stato al mondo ad abolirle – avvenivano le esecuzioni capitali. 
Finisce la salita e si va a mezza costa, sempre sul lato-Ibola, per carraia fra orti, campi e macchie di robinia che più in alto lasciano il posto a qualche rimboschimento di conifere. Si arriva quindi ad un bivio dove i segnavia mandano a destra, ma noi scendiamo dritto per via Fusina fino ad immetterci sulla vicina asfaltata per Monte della Chioda. Cinquanta metri verso monte e scendiamo a sinistra per viottolo fino al fondovalle dove l’Ibola scorre fra pioppi e canneti. Un sentiero lo risale, anche oltre la chiusa che «sorregge» il Lago di Arzano, recintato, artificiale, ma dove è facile avvistare anatre e addirittura cormorani ed aironi.
La nostra traccia va a sbucare sulla bianca via Castagnara a fianco del ponte sull’Ibola: volendo, da qui, 3-4 km ci separano dall’antica chiesa di Castagnara (da cui poi si potrebbe scendere per Monte Acuto, con un discreto anello escursionistico), ma se non vogliamo altra salita possiamo tornare su via Ibola e percorrere quel paio di km di asfalto, peraltro non trafficato, che ci separa da Modigliana (tempo complessivo 1 ora e 30; per Castagnara aggiungere altre 2 ore circa).

A MODIGLIANA
Scesi in paese si volta a sinistra per via Oberdan, chiusa in fondo dalla chiesa di San Domenico, la cui facciata, rifatta nel 1932, non lascia trasparire l’antica origine quattrocentesca dell’edificio e le sorprese contenute all’interno. 
In quest’ultimo, possiamo limitarci al delizioso affresco della Madonna delle Grazie nell’abside, restaurato lo scorso anno a spese dei parrocchiani con un risultato strepitoso: è emersa una Vergine gotica dalle mani affusolate e dall’elegante corsetto rosso con velo azzurro, su una transenna di fondo prima non visibile. L’autore è anonimo, ma andrà ricercato probabilmente fra i pittori toscani che negli ultimi decenni del ‘300 portavano anche sul versante romagnolo le novità di Firenze. Oltre al valore artistico l’immagine ne possiede uno profondamente umano poiché di fronte a questa immagine i condannati a morte destinati al Monte delle Forche ricevevano l’ultimo conforto.
Fra le altre opere d’arte non possiamo tralasciare la bellissima campana in bronzo proveniente dalla chiesa di San Savino in Monte (anche se forse, in origine, fusa per la chiesa di Santo Stefano, cioè il Duomo), firmata da un maestro Wilmaro, quasi di certo un itinerante nordico e datata 1169, quindi fra le campane più antiche del mondo. Produce un soave Si naturale ed anzi una leggenda dice che le fu praticato un foro per attutire il suono originario che, troppo potente, spaventava a morte i neonati.
Attraversato il borgo si ripassa sotto la Tribuna e si possono vedere due favolose insegne di negozio: quasi di fronte, in piazza don Minzoni, il bassorilievo liberty (di Ugo Savorana, 1906) che raffigura due danzatrici: quella di sinistra sembra brandire un tamburello, in realtà il tradizionale panforte modiglianese che qui veniva venduto, quella di destra regge una coppa. Andando a destra per via Saffi troviamo l’antica Macelleria Quercioli che ostenta un architrave con tre teste di animale (ancora di Ugo Savorana) raffigurate con pacioso realismo. 
Ma è via Amendola a riservarci le maggiori sorprese. Con la chiesa delle Monache Agostiniane (di fronte al parcheggio) per l’architettura di metà ‘700 su progetto dei capimastri faentini Raffaele Campidori e Gianbattista Boschi; nient’affatto secondaria la decorazione a stucchi (si veda il maestoso Agostino affiancato dalla madre Monica, i puttini e le cornici dei coretti da cui le suore, di stretta clausura, potevano assistere alle funzioni senza esser viste) e la pala dell’altar maggiore. Autore dei primi è il ticinese Gian Battista Verda, attivo anche a Imola, Faenza, Sarna; per la seconda si è fatto il nome di Alessandro Tiarini, notevolissimo pittore emiliano, ma servono conferme documentarie.
Oltre la Madonna del Cantone, molto nota e venerata, in particolare per l’architettura ricavata da un antico smusso della strada (cantone = angolo) e per la presenza delle riproduzioni delle lunette di Silvestro Lega - gli originali sono nella vicina residenza vescovile - si trova l’antica Cripta della Cattedrale, oggi adibita a Sacrario dei Caduti e che ospita la più spettacolare scultura modiglianese: il Compianto ligneo del Gesù morto.
Composto da sette statue in massello di tiglio (tutte ricavate da un unico tronco e quindi molto compatte con l’eccezione della Maddalena che ha le braccia aperte e quindi aggiunte), è stato mirabilmente restaurato nel 2005 rivelandosi uno dei più antichi in tutto il territorio regionale: lo studioso Massimo Ferretti gli attribuì una datazione attorno al 1415 ma in seguito la maggior parte della critica si è orientata sul 1440 circa. Il confronto, citato in molte vecchie guide, con gli analoghi (per il tema) capolavori di Nicolò dell’Arca a Bologna o di Guido Mazzoni nel modenese, non è più pertinente appunto per via della maggior età del nostro e per la sua evidente rozzezza. Una rusticità però suggestiva, sincera, se vogliamo anche ingenua ma molto espressiva (si vedano le smorfie di dolore delle tre Marie, la bellezza peccaminosa della Maddalena e l’atteggiamento attonito di Nicodemo che ha tenaglie e martello in mano). 
Infine, il Ponte della Signora. Anch’esso piacevolmente semplice nella sua struttura tutta in sasso di fiume, ingentilita però dai mattoni delle tre ghiere degli archi, valica l’Acerreta che qui è talmente tranquilla che non sembra neanche scorrere.

Una visita guidata della Pro Loco Faenza si terrà a Modigliana (solo parte urbana) nel pomeriggio di sabato 28 marzo. Info e prenotazioni allo 0546. 25231.  

             
Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it notizie-romagna-dalla-roccaccia-al-centro-fra-vicoli-piazzette-e-beni-artistici-per-una-modigliana-da-scoprire-n23272 005
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione