Da Bob Dylan al Sun Ra, fino ai big dell’Hana-bi, gli altri concerti-evento della storia ravennate

Romagna | 08 Luglio 2022 Cultura
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Federico Savini - Salvo vuoti di memoria o scoperte clamorose, la sola volta che la spiaggia di Marina di Ravenna è stata letteralmente riempita di gente per un concerto fu in occasione dell’edizione di Beache’s Brew (il festival indie-rock internazionale dell’Hana-bi a inizio giugno) del 2014. In particolare per la serata che aveva come headliner i Neutral Milk Hotel venne allestito un grande palco proprio a metà della spiaggia, e non sotto la tettoia come di consueto. Pur sconosciuto al grande pubblico, il gruppo guidato da Jeff Mangum ha goduto di un culto cresciuto in modo esponenziale nel nuovo millennio, da quando in sostanza ha smesso di pubblicare dischi. E l’occasione di vedere la band esibirsi dal vivo era rarissima, tanto più in spiaggia. Così, quella notte il litorale di Marina venne letteralmente riempito da una fauna di appassionati che parlavano un po’ tutte le lingue del mondo, e il fatto che un successo proprio di queste proporzioni fosse inatteso ha reso il tutto ancora più magico e indimenticabile.
Nel caso del Jova Beach Party invece il pienone è assicurato, non solo dai sold out ma proprio da un evento che fin dalle premesse è nato appositamente per fare sold out ridefinendo il concetto stesso di concerto e festa di spiaggia, alla luce di una nuova sensibilità ambientale (che, però, sappiamo essere al centro di controversie). Tanto che la Romagna non è mai mancata, ma la tappa romagnola è semplicemente diventata quella di Marina dopo che Rimini venne toccata dal primo tour del Jova Beach Party nel 2019
Tornando alla Storia con la S maiuscola, il più importante evento musicale ravennate di sempre è stato probabilmente il «Festival nazionale dei giovani» che si tenne all’ippodromo dal 24 luglio al 1° agosto del 1976. In poco più di una settimana suonarono Lucio Dalla, Jannacci, gli Area, il Banco, Rino Gaetano, Guccini, Finardi, Bennato, Napoli Centrale e tantissimi altri, con la due giorni finale piena di ospiti internazionali come Joan Baez, Steve Lacy, Cecil Taylor e Don Cherry. Questi ultimi nomi, giganti del free-jazz americano, erano legati alla storia davvero gloriosa di Ravenna Jazz, uno dei festival di genere più longevi e importanti d’Italia. Nato nel 1974 (con Charles Mingus ospite principale), nello stesso 1976 del festival all’ippodromo ospitò Archie Sheep, Lee Konitz, Sam Rivers e le leggendaria Intergalactic Research Orchestra di Sun Ra. Nel ’77 venne Dizzie Gillespie, tanto per capire di che parliamo…
In tempi più recenti è stato naturalmente il Ravenna Festival il principale organizzatore di eventi culturali di richiamo, non soltanto musicali, naturalmente, e con l’apprezzatissima vocazione a valorizzare gli spazi anche meno usuali della città, insieme a quelli più standard. Nel 1990 fu inevitabilmente Riccardo Muti a inaugurare la kermesse alla rocca Brancaleone, in un’edizione che vide dirigere sul podio anche Lorin Maazel e il grande Pierre Boulez, rivisto anche qualche anno dopo. Nel 1996 appuntamento storico con il jazz, alla Loggetta Lombardesca, dove si esibì Keith Jarrett. Nel 2000 fu la volta di Lou Reed e così anche i giganti del rock irruppero nel cartellone del Festival, tanto nel 2002 al Pala De Andrè suonò il più grande di tutti: Bob Dylan. Assolutamente storico, infine, fu anche il concerto inaugurale dell’edizione 2019, in una Rocca riadattata alle esigenze pandemiche per l’evento che, sotto la direzione ancora una volta del maestro Muti, fece ripartire il mondo della cultura italiano dopo la prima ondata di pandemia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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