Credito, parla il presidente Gambi de LA BCC ravennate: «Il 2023 sarà meno peggio del previsto, noi al fianco di famiglie e imprese con più attenzione»

Romagna | 11 Maggio 2023 Economia
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Manuel Poletti - «Il 2023 sarà meno peggio del previsto, bisogna viverlo ancora con attenzione, famiglie e aziende romagnole si stanno dimostrando all’altezza di una situazione complessa come quella vissuta dal 2020 ad oggi. LA BCC ravennate, forlivese e imolese ha chiuso un buon bilancio 2022, con 73 milioni d’euro di utili, abbiamo e stiamo prestando molta attenzione a soci e clienti, i dati sul credito deteriorato non sono peggiorati come si temeva».
Analizza così la situazione Giuseppe Gambi, presidente da un anno del maggior istituto di credito cooperativo presente in Romagna. Sabato 29 aprile c’è stata l’attesa assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio, con oltre 6mila partecipanti. Oggi LA BCC, con sede principale di fronte al Duomo di Faenza, vanta 35.800 soci, 660 dipendenti e oltre 70 filiali sui territori coperti.
Presidente Giuseppe Gambi, un anno dalla sua elezione alla guida della BCC ravennate, forlivese e imolese. Che bilancio può fare?
«Per quanto riguarda il mio primo anno di lavoro è stato molto impegnativo, ma pieno di conferme gradite e di soddisfazioni. Alla fine mi sono trovato a raccogliere anche molto di quello che era stato seminato prima di me dall’ex presidente Secondo Ricci, che ringrazio ancora. Gli ultimi dodici mesi sono stati anche complicati: l’alta inflazione, il carrello della spesa dai costi elevati, una serie di aumenti molto pesanti per famiglie e aziende. Questi dati hanno avuto un riflesso su buona parte della società, in particolare su chi già faticava ad arrivare alla fine del mese. Questo ha comportato un po’ di tensione in più anche con la nostra clientela, ma per quello che riguarda l’andamento della banca la bontà del credito non è peggiorata. E’ stato anche un anno di soddisfazioni personali perché ho potuto verificare che l’azienda è ben organizzata, il direttore generale in questi anni è stato capace di scegliere collaboratori all’altezza. Poi ho verificato di persona, perché ho girato quasi tutte le 70 filiali, che abbiamo tanti dipendenti consapevoli dell’importanza del loro lavoro verso i soci o i clienti che vengono nelle filiali. Siamo quasi un “consultorio finanziario” distribuito sul territorio, c’è un confronto importante con chi viene da noi: questa è una parte del lavoro fondamentale per una banca cooperativa del territorio come la nostra».
Il bilancio 2022 della BCC ravennate è positivo, l’assemblea dei soci di sabato 29 l’ha approvato con una grande partecipazione. C’è stata forte attenzione al territorio e ai soci, con erogazioni record per oltre 5 milioni di euro. Segno dei tempi?
«La nostra banca ha aumentato la sua attenzione sul territorio, sia dal punto di vista di iniziative sociali, ma anche per quanto riguarda la concessione di prestiti alle famiglie, tanto è vero che nel 2022 abbiamo fatto oltre 3mila mutui prima casa. Quello appena approvato è stato un ottimo bilancio, con 73 milioni di utili, buona parte dei quali sono stati prodotti dai titoli di stato, su cui avevamo investito con prudenza. L’alta inflazione ha prodotto circa 50 milioni di euro di utili “finanziari”, un tesoretto importante per il nostro istituto di credito, che entro il 2025 deve raggiungere obiettivi di capitalizzazione importanti, come ci ha chiesto la Bce».
Sul territorio romagnolo continua il rafforzamento su Forlì. Sulle altre piazze storiche, da Faenza a Ravenna fino a Imola, com’è l’andamento?
«Stiamo lavorando bene sul territorio attuale, in particolare a Forlì e Cesena, le ultime piazze in cui siamo arrivati qualche anno fa. Aumentano i soci, ma anche il business bancario, un segnale importante. Poi, più in generale crescono mutui, prestiti alle aziende anche nelle zone storiche come il faentino e il ravennate e l’imolese. La vicinanza al territorio paga molto, è un dato che oggi più di ieri viene premiato dai clienti».
L’andamento dei mutui com’è in questi primi mesi del 2023? C’è una contrazione delle richieste oppure no causa il rialzo dei tassi?
«Non è peggiorata la richiesta dei mutui, in particolare sulla prima casa, certo c’è più attenzione, ma il trend si mantiene discreto anche in questa prima fase del 2023 sul fronte delle richieste. Registriamo solo un leggero rallentamento, certo, è l’effetto dei tassi rialzati. Le famiglie preferiscono aspettare per capire se i tassi tornano a scendere. Nel medio termine però non ci sarà una discesa repentina, anzi, servirà quindi un po’ di pazienza su questo fronte. A livello internazionale l’importante è che non ci siano ulteriori aumenti: la Fed americana non spingerà quasi più su questo tasto, mentre la Bce prevede ancora un ulteriore aumento, speriamo sia solo dello 0,25%. Di moratorie invece non ce ne saranno».
Sul Superbonus edilizia, molti sono stati i crediti incagliati, per colpa soprattutto della legislazione che è cambiata in «corso d’opera». Cosa prevede?
«Dal punto di vista di un istituto di credito come il nostro la cosa migliore è che si chiarisca il prima possibile il quadro normativo. Dopodichè la nostra disponibilità nello stare vicino ai nostri clienti e ai nostri soci c’è tutta, anche se ora siamo arrivati al massimo del plafond disponibile. Oggi non siamo in grado di raccogliere altro credito, per sbloccare la situazione servono nuove proposte dal legislatore. Se le condizioni saranno favorevoli saremo ancora della partita. Sulle pratiche già avviate abbiamo già operato cercando di aiutare i nostri soci che avevano evidenziato problematiche, in particolare abbiamo collaborato molto con le associazioni degli artigiani presenti sul territorio».
In Italia non sono quasi arrivate le tensioni avvenute su alcuni istituti di credito internazionali, come Credite Suisse. Merito dei controlli serrati della Bce che esegue anche nel nostro Paese?
«La burrasca è partita, come spesso capita, dagli Usa perché il sistema americano del credito è meno controllato di quello europeo. Il caso più pericoloso per noi è stato in Svizzera con Credite Suisse, ma in Italia oggi è più difficile, per i controlli sempre più stringenti che la Bce ha messo in campo. E’ un forte impegno per tutti noi rimanere dentro i parametri di Bruxelles, ma quando avvengono queste crisi, ci si rende conto della bontà di un ente di controllo così rigoroso».
Infine, che prospettiva sta assumendo questo 2023? A livello macroeconomico doveva essere quasi nero, invece qualche spiraglio di luce in più filtra o no?
«E’ un anno da vivere con attenzione, ma se non ci saranno ulteriori escalation sul fronte della guerra in Ucraina, penso che la situazione “quasi nera” dipinta l’anno scorso, possa essere molto meno pesante per tutti. Certo, per famiglie e aziende, i costi energetici e del gas dovranno tornare a livelli normali, e l’inflazione piegare la curva, tornare almeno sotto al 5%, oggi è ancora troppo alta, come dicevo all’inizio dell’intervista. Se il 2023 su scala generale tiene, le famiglie devono ancora avere pazienza, poi il 2024 potrà tornare ad essere un anno normale, dove non si dovranno fare follie, ma vivere più serenamente rispetto agli ultimi 4 anni caratterizzati da Pandemia e crisi energetica».
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