Covid-19, parla il dg Ausl Romagna Carradori: «Vaccini, terza dose da fare, gli ospedali per ora reggono bene»

Manuel Poletti - «La situazione è ancora molto differente e migliore rispetto al 2020, ma continuiamo a monitare il trend che è in crescita costante da alcune settimane. Le vaccinazioni hanno l’effetto determinante di non fare arrivare malati gravi o gravissimi negli ospedali. La terza dose è necessaria, la Variante Delta Plus in Romagna è per ora irrilevante. Dal Pnrr investimenti e progetti determinanti per la sanità romagnola».
L’analisi del direttore generale Tiziano Carradori è chiara sull’evolversi del quadro Pandemico, che non deve allarmare più di tanto, ma che va seguito costantemente con attenzione. In Romagna i casi infatti sono in crescita costante ormai da un mese.
Direttore Carradori, grazie alle vaccinazioni (oltre l’85% con doppia dose in regione), la quarta ondata Covid fa meno paura. Qual è lo stato di salute degli ospedali romagnoli? Dovranno essere riaperti reparti Covid?
«Attualmente nei nostri ospedali ci sono 109 ricoverati di cui 4 in terapia intensiva. Niente a che vedere con i numeri dell’anno scorso, che nello stesso periodo vedevano 451 ricoveri di cui 41 nelle Terapie Intensive. Una fotografia che ci restituisce chiaramente l’importanza rivestita dalla presenza del vaccino e della conseguente massiccia campagna vaccinale condotta sul nostro territorio. Meno ricoveri quindi e meno ricorso alle terapie intensive. E’ chiaro che, come sempre, stiamo monitorando costantemente la situazione, per introdurre i necessari correttivi, qualora ce ne fosse bisogno».
La terza dose appare già decisiva per evitare un aggravamento ulteriore della situazione. Da dicembre servirà la prenotazione o no per la fascia 40-60 anni?
«Stiamo procedendo con la somministrazione delle terze dosi alle categorie indicate dalla struttura commissariale e dalla nostra Regione. Abbiamo già provveduto ad ultimare la somministrazione nelle Cra e nelle fasce più fragili per patologie e stiamo continuando a sollecitare una rapida adesione nei confronti del personale sanitario e nella popolazione attualmente coinvolta. Dal 1° dicembre partirà la campagna per questa ulteriore importante fascia di popolazione e, come le altre volte, procederemo ad individuare le modalità più rapide e funzionali per accedervi».
Il Green pass non avrebbe più senso rilasciarlo solo a chi è vaccinato o guarito dal Covid-19?
«Su questo aspetto, come saprà è in corso anche nel nostro Paese una discussione. Attendiamo, come sempre eventuali nuove disposizioni. Va detto comunque che i Paesi, come l’Austria che lo stanno adottando, hanno una situazione epidemiologica diversa dalla nostra, sia per copertura vaccinale che per numero di contagi».
La Variante Delta Plus, poco presente in Romagna, è pericolosa anche per gli individui vaccinati o no? Chi rischia di più?
«La variante Delta Plus non è presente in Romagna, è stata incidentalmente trovata come in altre province, ma non è assolutamente prevalente. Noi continuiamo ad avere la variante Delta, come nel resto della Regione e come indicato anche nei nostri bollettini settimanali. Quanto agli effetti della Plus, ci sono tutt’ora studi in corso, che dimostrerebbero un’infettività sicuramente superiore al Delta classico. Ma al momento non è il tema che riguarda il nostro territorio».
A che punto è l’Ausl Romagna rispetto agli esami e cure di altre patologie? Sono stati recuperati i ritardi accumulati durante il nefasto 2020?
«Abbiamo provveduto a ricollocare tutti i pazienti già prenotati a Cup durante il periodo di sospensione del lock down marzo-giugno 2020. Il recupero di queste prenotazioni ha occupato gran parte della capacità produttiva sia delle strutture pubbliche che private della nostra azienda, protraendosi fino ai primi mesi del 2021 (circa 375.000 appuntamenti ricollocati in tutta l’azienda). Ciò ha comportato inevitabilmente uno slittamento in avanti dei tempi di attesa, in particolare su alcune discipline, per le quali insistono anche criticità di arruolamento del personale. L’Azienda si sta adoperando al fine di aumentare l’offerta, compatibilmente con il reperimento di risorse, per ridurre i tempi di attesa degli appuntamenti ricollocati».
Dal Pnrr arriveranno risorse ingenti sul nostro territorio. Punterete solo su nuove Case della salute o anche su altro?
«Il quadro degli investimenti ricadenti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza M6C1, è dedicato a quegli interventi più propriamente rivolti ad aumentare la risposta strutturale verso quella comunemente chiamata ‘medicina di prossimità’. Investimenti che vanno ad integrare quelli già previsti per la messa in sicurezza sismica degli ospedali (circa 45 milioni) di cui 23 per l’ospedale di Rimini; circa 23 per l’ospedale di Forli e 10 milioni per gli ospedali di Ravenna e Lugo e per gli interventi di modernizzazione/ampliamento dei Pronto Soccorso, del Materno Infantile di Ravenna etc. Intervenire oggi cercando di mettere in campo tutti gli strumenti che abbiamo per avvicinare il cittadino a luoghi di cura più prossimi, facilmente accessibili, e che raccolgano all’interno di ‘muri’ professionisti tecnologie di alto profilo necessari per dare in tempi rapidi le risposte ai bisogni essenziali. Queste premesse rappresentano la consapevolezza di base che ha spinto l’Ausl della Romagna a presentare il Piano Strategico di Sviluppo Strutturale e Tecnologico il 27 settembre alla Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria della Romagna sull’obbiettivo M6C1 del Pnrr».
Quali sono i progetti nel dettaglio, fra Case di comunità e Ospedali?
«Nel dettaglio si tratta di un investimento per circa 60 milioni di euro (di cui una parte derivanti da fondi Stato-Regione) su: 24 Case di comunità, che ricomprendono nuove realizzazioni ma anche ampliamenti, ristrutturazioni o riqualificazioni delle sedi esistenti; 11 nuove Centrali operative territoriali (Cot), previste una per distretto, che ricadranno all’interno delle Case di Comunità e/o nei punti sanitari più distanti dai capoluoghi; 7 ospedali di comunità (Osco), distribuiti secondo il fabbisogno degli ambiti territoriali di riferimento. La strategia messa in campo ha come obbiettivo quello di arrivare al 2026 completando tutto il piano che si attuerà utilizzando tutti gli strumenti legislativi idonei a velocizzare le attività, che prevedono in taluni casi anche la possibilità-opportunità di rivolgersi al ‘Privato’ attraverso procedure di paternariato pubblico-privato».
Infine, per quanto riguarda il patrimonio edilizio sanitario, che cambiamenti ci saranno? Quali sono gli esempi più importanti?
Un ultima considerazione riguarda il patrimonio edilizio sanitario che ha perso la propria vocazione originaria e che si trova in contesti territoriali ove rappresentano un punto di riferimento importante; in questi casi gli investimenti del Pnrr, ma siamo sicuri anche in futuro altri, potranno consentire da un lato di realizzare punti di eccellenza per l’erogazione di gran parte dei servizi sanitari, dall’altro valorizzeranno un significativo patrimonio edilizio pubblico riqualificando parti importanti del nostro territorio. Di esempi su quest’ultima politica ve ne sono molti, vale la pena ricordare l’investimento nell’ex Ospedale di Forlimpopoli oggi Casa della Salute tra quelli eseguiti, quello relativo gli ex ospedali o sedi di erogazione servizi dei vari ambiti territoriali, Ravenna, Lugo Faenza, Forli Cesena e Rimini, ma anche in prospettiva la progettualità che riguarderà dopo la costruzione del Nuovo Ospedale di Cesena, l’attuale ‘Bufalini’. Per quanto riguarda le tecnologie, il Pnrr finanzierà la sostituzione della grandi tecnologie di diagnosi e cura quali Tac/Pet, risonanze magnetiche, mammografi etc. Il finanziamento complessivo sulle tecnologie ammonta ad oltre 18 milioni di euro».