Corruzione negli obitori di Faenza e Lugo, 16 arresti per associazione a delinquere

Romagna | 04 Novembre 2022 Cronaca nera
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40 indagati per 16 misure cautelari di cui una in carcere, 5 ai domiciliari e 10 interdittive per altrettanti operatori sanitari addetti alle camere mortuarie di Faenza e Lugo e dipendenti di pompe funebri accusati di associazione a delinquere. I carabinieri del nucleo Investigativo di Ravenna assieme ai colleghi delle locali Compagnie hanno notificato, il 4 novembre, le 16 ordinanze siglate dal gip Andrea Galanti nell'ambito di una indagine per una contestata associazione per delinquere che ha riguardato gli obitori di Lugo e Faenza. L'inchiesta svolta dai carabinieri, coordinati dal Pm Daniele Barberini,  ha avuto inizio nel 2019 dalla denuncia di alcune agenzie di pompe funebri che vedevano ridursi il giro degli affari ed ha fatto luce su diversi sanitari nelle camere mortuarie  accusati  corruzione per avere presumibilmente indirizzato parenti di defunti a specifiche pompe funebri e avere provveduto alla vestizione delle salme in violazione alla specifica direttiva regionale del 2019 di gestione dei decessi ospedalieri emanata dall'Ausl. "Il gip, sulla base degli elementi raccolti in fase di indagine preliminare- ha sottolineato il Procuratore capo Barberini- ha firmato le ordinanze decidendo di applicare le misure cautelari con l'accusa di associazione a delinquere e corruzione, in primis per pericolo di reiterazione del reato. Gli operatori sanitari sono accusati di aver ricevuto denaro per compiere un atto contrario ai propri doveri d'ufficio agevolando determinate imprese e svolgere attività, quali la vestizione delle salme, che non rientravano nei loro compiti, ma in quelli delle agenzie funebri.  Questo comportava un "risparmio" tra il 50 e il 70% per le agenzie che non avevano più bisogno di personale per svolgere queste mansioni e, soprattutto, venivano avvisate tempestivamente della presenza di una salma in camera mortuaria che necessitava di un servizio funebre. In questo modo i sanitari "integravano" il loro stipendio: si stima che il guadagno illecito annuo da dividere tra i vari addetti alle camere mortuarie si aggirasse sui 100 mila euro, per circa 15 mila euro per ogni operatore". Dal 2019 grazie ad indagini anche tecniche i carabinieri hanno raccolto una documentazione considerevole che esclude il carattere di saltuarietà dell'operato dei sanitari. e limitato a singoli casi "Secondo la nostra ipotesi accusatoria, sempre in cambio di denaro, i sanitari mettevano a disposizione una camera mortuaria piuttosto che un'altra in base al numero di persone che avrebbero partecipato alla funzione e potevano dimostrarsi più o meno rigidi nel far rispettare gli orari per visitare il defunto. Riteniamo che vi fosse una sorta di regolamentazione con una suddivisione dei guadagni ed escludiamo vi fossero rapporti tra singoli operatori e singole agenzie funebri, pensiamo piuttosto ad un sistema".

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