Corposo riallestimento per la sezione del «Vicino Oriente» del Mic a Faenza

Romagna | 17 Gennaio 2020 Cultura
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Sandro Bassi
E’ storicamente una delle sezioni più prestigiose dell’istituto, fortemente voluta da Gaetano Ballardini che per essa non esitò a contattare i migliori archeologi dell’epoca, fra cui anche l’insigne egittologo Ernesto Schiapparelli. Si tratta del «Vicino Oriente ed Egitto Antichi», completamente riallestita, potenziata sia come numero e qualità dei pezzi, sia quanto ad apparati didattici; verrà inaugurata sabato 18 gennaio alle 17.
Se il contenitore resta il medesimo - la grande stanza d’angolo, al pian terreno, incastonata fra le ceramiche islamiche e quelle classiche - è cambiato il contenuto, con l’aggiunta di nuovi supporti espositivi, nuovi pannelli esplicativi e di opere in prestito a lungo termine dal Museo delle Civiltà di Roma. Del resto, il precedente allestimento era immutato dal 1999 e privo di reperti egiziani per cui si limitava ad Iran, Mesopotamia e Anatolia.
«Abbiamo intanto aggiunto una significativa selezione di ceramiche dell’Antico Egitto, prevalentemente dai nostri depositi - spiega la conservatrice del Mic Valentina Mazzotti, che nell’occasione ha coordinato il lavoro dei vari curatori specializzati -. L’arco cronologico è molto ampio, coprendo i quasi quattro millenni che separano l’Egitto pre-dinastico da quello ellenizzato».
I reperti, anche se spesso frammentari, sono di bellezza fulminante: un raffinatissimo anello in faience color turchese con il simbolo di un occhio (e lo stesso simbolo ricompare su un sigillo in terracotta), pendenti pettorali e altri ornamenti da corredi funerari, ushabti (statuette in forma umana generalmente raffiguranti i servitori che simbolicamente ed evocativamente il padrone portava con sé nell’aldilà), perle in ceramica e, apparentemente rozzi per via della superficie non rivestita ma con forme di elegantissima coerenza, i vasi «boccanera», ottenuti con l’aggiunta nel forno di sostanze organiche che creavano un’atmosfera riducente con annerimento della parte inferiore del pezzo, opportunamente capovolto. Spicca fra tutti un vaso donato a Ballardini - che dopo lo scoramento dovuto alle distruzioni del 1944 decise di far risorgere il museo sollecitando lasciti da parte di collezionisti, artisti e ovviamente altri musei - dal prestigiosissimo Ashmolean Museum di Oxford.
«Fra le ceramiche dell’area mesopotamica e iraniana - ancora Mazzotti - sono di sicuro impatto estetico ed emotivo questi versatoi zoomorfi e teriomorfi, in forma di animali stilizzati, con linee straordinariamente essenziali e moderne, che vanno dal X all’VIII secolo avanti Cristo. Ma di commovente bellezza è anche questo mattone decorato proveniente da un palazzo reale persiano, recuperato fra le macerie del 1944 e restaurato per quanto possibile dal nostro laboratorio interno. Non è stato possibile eliminare la patina nerastra prodotta dall’incendio conseguente ai bombardamento, ma per confronto l’abbiamo accostato a mattoni simili, con questo delicato colore verdazzurro, donati a Ballardini dal Louvre. Infine, abbiamo provveduto a riallestire anche la parte delle ceramiche palestinesi preislamiche, con reperti a partire dal IV millennio a.C.».
Con la collaborazione degli studenti del Liceo Artistico per il design di Faenza, coordinati dai docenti Massimo Piani e Laura Dalmonte, sono stati ricostruiti graficamente i contesti di provenienza (inserendo il frammento originale a fianco).
A corredo, è stata pubblicata la guida-catalogo (edizioni Emil) che ha visto la cura degli stessi specialisti operanti nel riallestimento: Gabriella Manna e Paola D’Amore (museo delle Civiltà di Roma) per Mesopotamia, Anatolia e Iran, Stefano Anastasio della Soprintendenza di Firenze per le ceramiche palestinesi e Federica Facchetti del Museo di Torino per l’Antico Egitto.
Supporti espositivi a cura di Contemporanea Cantieri e nuovi impianti di illuminazione a led a cura di Ilti Luce.

L’inaugurazione, sabato 18 alle 17, sarà preceduta da un’introduzione con inquadramento storico e scientifico da parte dei curatori in sala conferenze.
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