Coronavirus, Tarlazzi: «Sei posti letto in Rianimazione a Ravenna, meno gravi a Faenza e Lugo»

Romagna | 13 Marzo 2020 Cronaca
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Silvia Manzani
«È una situazione in continua evoluzione, quello che vale oggi domani non è più valido e così via. Siamo comunque attrezzati per far fronte a un aumento dei casi». Paolo Tarlazzi, direttore del presidio ospedaliero di Ravenna, spiega come la Terapia intensiva del «Santa Maria delle Croci», per fare fronte all’emergenza, sia stata suddivisa in due parti: «Non c’è una vera separazione fisica, se non quella dettata dalla distanza tra le varie postazioni. Sei sono i posti letto per coloro che hanno contratto il Covid-19 e per cui si è reso necessario il trasferimento in Rianimazione, altrettanti quelli dedicati agli altri pazienti». Per il momento, si è deciso di centralizzare i casi a Ravenna, dove vengono curati anche tre pazienti provenienti da Piacenza, non andando invece a utilizzare le Terapie intensive di Faenza e Lugo, che in tutto dispongono di altri quattordici posti: «Pensando agli scenari futuri, ipotizziamo di poter trasferire lì alcuni pazienti, magari in una fase della malattia dove i sintomi sono più lievi». 

LE STIME
Ragionando in avanti, Tarlazzi ipotizza che circa la metà delle persone che verranno infettate avranno bisogno di rimanere in ospedale: «Circa il 10% del totale, invece, probabilmente richiederà il ricovero in Rianimazione. Sono solo stime ma ci consentono di gestire al meglio l’organizzazione dei servizi». Chi non finisce in Terapia intensiva ma non può, comunque, gestire la malattia con l’isolamento domiciliare, viene invece mandato nel reparto di Malattie infettive, separato rispetto agli altri: «Anche in Medicina d’urgenza una delle due stanze è stata predisposta per il Covid-19, per aumentare la disponibilità di posti». Quanto al pronto soccorso, non tutti coloro che hanno sintomi sospetti rispettano l’indicazione di contattare i vari numeri dedicati per segnalare il proprio caso: «C’è chi si presenta comunque, purtroppo. A quel punto, già al Triage viene fatta una separazione tra chi ha sintomi influenzali come febbre, tosse e raffreddore e chi non ne ha. I primi vengono mandati nella zona dove ci sono gli ambulatori prima dedicati ai codici verdi e sottoposti a radiografia e tampone, i secondi nell’open space». In generale, a mano a mano che l’emergenza è cresciuta e che anche Ravenna è diventata, come tutta Italia, zona rossa, gli accessi al Pronto soccorso sono drasticamente diminuiti: «A oggi possiamo dire che si siano dimezzati. Questo non significa che il lavoro degli operatori sia semplice, ci sono l’impegno e la tensione legati a questa nuova situazione: quando un paziente di cui non si conosce la storia clinica si presenta con sintomi sospetti in libero accesso, bisogna attivarsi immediatamente. Fortuna medici e operatori sono molto motivati, come lo sono quelli che lavorano in Terapia intensiva, che stanno gestendo la situazione al meglio e che consideriamo la nostra linea più avanzata, da tutelare il più possibile». C’è ancora da dire che, lungo il decorso dell’infezione, cambia il livello di assistenza medica e infermieristica di cui i pazienti necessitano in Rianimazione: «In una prima fase vanno movimentati dalla posizione prona a quella supina per favorire la respirazione. Poi, quando la situazione migliora, rimangono intubati e hanno bisogno della somministrazione dei farmaci ma l’impegno un po’ diminuisce». 

«CASI DA DILUIRE»
La speranza di Tarlazzi e colleghi è che le misure adottate con l’ultimo decreto consentano di rallentare la diffusione del virus, in modo che non impatti troppo sugli ospedali: «Solo così eviteremo un’ondata di casi tutta in un colpo solo e avremo modo di trattare i pazienti più gravi e trasferirli poi a Faenza e Lugo, dilazionando esordio dell’infezione e guarigioni». 
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