Coronavirus, per migranti e minori stranieri situazione sotto controllo a Ravenna

Romagna | 23 Marzo 2020 Cronaca
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Barbara Gnisci
«Quando abbiamo chiesto ai ragazzi quante fossero, secondo loro, le persone colpite da Covid 19 in Italia, la cifra più alta che hanno detto è stata 250. Quel giorno eravamo già a 10150 casi». A descrivere la percezione iniziale del virus da parte dei 24 minori stranieri non accompagnati accolti dalla Fondazione Nuovo Villaggio Del Fanciullo è Mattia Fenati, responsabile dell’area minori stranieri non accompagnati: «All’inizio i ragazzi hanno mostrato insofferenza ma poi hanno compreso l’importanza di non uscire, anche perché abbiamo fatto vedere loro alcuni video sul reparto di infettivologia del Sacco di Milano e sul reparto di rianimazione dell’ospedale di Verona. Molti sono rimasti a bocca aperta e hanno capito il perché delle misure di precauzione. “Ci teniamo a noi stessi”, hanno replicato. Sono proprio loro, ora, a non volere che esca nessuno». Albania, Kosovo, Pakistan e Afghanistan sono i paesi di provenienza dei giovani accolti: «La nostra vita, a livello organizzativo, è stata rivoluzionata sin dalla chiusura delle scuole e ancor di più con il decreto del Governo.  In realtà, noi siamo stati attenti sin da subito e ci siamo messi in quarantena autoindotta prima dell’8 marzo. Abbiamo eliminato tutto ciò che non era necessario. Non abbiamo fatto entrare più nessuno, nemmeno i mediatori culturali. Stiamo sfruttando la piattaforma Skype e i ragazzi seguono le lezioni online tutte le mattine e poi nel pomeriggio fanno i compiti. Inoltre sono in contatto con le loro famiglie proprio grazie alla tecnologia».
Stage bloccati, solo uscite improrogabili, nessuna visita, spesa on line, igienizzazione continua e messa in atto di tutte le precauzioni necessarie sono le azioni praticate dalla Fondazione per tutelarsi dal virus: «Anche noi operatori diamo il buon esempio ai ragazzi, infatti la nostra giornata si riduce a casa-lavoro-casa. Siamo riusciti a mantenere una turnazione normale e a rimetterci sono state solo le ferie e i permessi».
Compiti, giochi, tv e internet le attività da fare nel tempo libero: «Credo che la Fondazione abbia avuto un buon comportamento. Siamo stati sempre un passo avanti: quando c’è stato il blocco, noi eravamo già bloccati. È meglio eccedere per prudenza che per negligenza. Sentiamo la tensione, come ogni altra famiglia, ma allo stesso tempo siamo tranquilli perché ben organizzati. Quegli ospiti che diventeranno maggiorenni in questo periodo hanno già una soluzione abitativa che li attende. La loro uscita è subordinata alle decisioni degli assistenti sociali.  Seguiremo, quindi, le indicazioni che ci verranno date, ma comunque siamo certi che nessuno rimarrà per strada».
La riorganizzazione è di casa anche per la cooperativa Teranga che gestisce alcuni Cas del territorio ravennate: «Noi operatori - racconta Billy Diagne, direttore generale (nella foto) - di solito andiamo negli appartamenti quotidianamente, adesso invece abbiamo ridotto al minimo la nostra presenza e ci andiamo una volta ogni due giorni. Cerchiamo di usare al massimo lo smart working, grazie alla presenza del wi-fi nei nostri centri e nelle case dei nostri ospiti, così da essere sempre in contatto con loro. Tutti gli appuntamenti sanitari non urgenti sono stati rimandati, spesso su richiesta dell’Asl stessa e gli appuntamenti in Questura per pratiche non urgenti sono stati spostati più avanti in seguito alla circolare diramata dal Ministero dell’Interno. Per fortuna gli ultimi rinnovi li avevamo fatti venerdì prima del decreto dell’8 marzo». Sono un centinaio i richiedenti asili accolti in piccoli gruppi in varie soluzione abitative distribuite sul territorio, secondo le regole dell’accoglienza diffusa: «“Rimanere in casa” sono le parole d’ordine che abbiamo condiviso con i nostri ragazzi. All’inizio loro dicevano che il Covid 19 non li avrebbe colpiti, perché abituati a ben di peggio, ma poi hanno capito che questo virus non guarda in faccia a nessuno. Siamo tutti uguali davanti a lui».
Depliant sul Coronavirus in varie lingue, incontri ad hoc, tante informazioni sono le misure messe in atto dagli operatori di Teranga, insieme alle misure igienico-sanitarie, per far comprendere ai loro richiedenti la serietà della situazione: «È difficile tenerli in casa, perché sono molto giovani e molto vivaci, ma anche grazie alla tecnologia che hanno a disposizione si sono perfettamente resi di quanto sta accadendo in Italia e nel mondo. Si collegano a internet, cercano notizie sul proprio paese e, inoltre, nei nostri gruppi WhatsApp traduciamo loro tutti le informazioni importanti». Pochissime le uscite permesse: «Abbiamo munito di autocertificazione coloro che vanno al lavoro, soprattutto nei campi e in fabbrica. Per quanto riguarda la spesa, la portiamo noi e quando arriviamo a casa, stiamo attenti ad adottare tutte le precauzioni  necessarie: usiamo le mascherine e rimaniamo a distanza». Nonostante il virus, la vita va avanti: «Abbiamo due ragazze nigeriane che hanno da poco ottenuto l’asilo politico e dovrebbero passare a un altro progetto al Siproimi (ex Sprar)  ma siamo tranquilli, perché tutte le pratiche sono state inoltrate e adesso aspettiamo di vedere quali saranno le indicazioni dal Servizio centrale di Roma riguardo al loro trasferimento». E se qualcuno dovesse entrare nel progetto si interviene immediatamente con lo screening: «Quando si verifica un nuovo ingresso, si procede con una visita medica che comprende anche un rx al torace a tutela della salute del nuovo arrivato e dei suoi futuri conviventi».
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