Coronavirus, la Caritas Faenza: «Sono cresciute le domande di aiuto, ma anche le offerte»

Romagna | 12 Aprile 2020 Cronaca
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Sandro Bassi - Come è scritto sulla pietra nel portico dell’Ospedale degli Innocenti di Firenze, «la carità non serra porte». E la Caritas di Faenza non le ha serrate nemmeno in questi giorni difficili, sia pur con inevitabili limitazioni in alcuni servizi.
«Intanto la mensa, soppressa poiché non era possibile mantenere la distanza fisica fra gli utenti, è stata sostituita da un “take away” con sacchetto – spiega Claudio Violani dell’ufficio faentino -. Poi abbiamo dovuto limitare il servizio di ascolto (colloqui di prima accettazione), così come la distribuzione vestiti, scarpe, pacchi-viveri. Inalterato il servizio docce e aumentati gli aiuti economici: ad esempio contributi per bollette o affitti; per inciso, noi non eroghiamo mai soldi liquidi. Insomma, l’essenziale è stato mantenuto e in qualche caso potenziato».
Una situazione quasi paradossale si è verificata nei primi giorni del decreto «Io resto a casa», quando gli utenti del dormitorio di via Ubaldini, in pieno centro, si sono trovati nell’impossibilità di rispettare la legge: loro una casa non ce l’hanno proprio e il dormitorio per sua natura può fare solo da asilo notturno.
E’ stato peraltro necessario ridurre preventivamente il numero degli ospiti – una trentina - sempre per rispettare i requisiti di sicurezza, e quindi Caritas ha cercato posti in parrocchie e, in collaborazione con il Comune, anche in qualche b&b. «Per i sei rimasti, che sono due italiani e quattro di differenti nazionalità extra europee – ancora Violani - si è resa disponibile una parrocchia cittadina che può ospitarli in orario diurno in spazi ampi, anche separati, e fornendo un minimo di attività grazie a volontari. Anche i pasti vengono portati lì in parrocchia da volontari. Per le 21 gli ospiti tornano comunque al dormitorio di via Ubaldini da cui escono entro le 7».
«In questo periodo di emergenza – conclude Violani – sono molto aumentati i nostri impegni e i nostri costi; questi ultimi sono in parte coperti da un’erogazione straordinaria tratta dall’8x1000 alla Chiesa per scopi caritativi e in parte da un sostegno del Fondo per le Povertà tramite l’Unione della Romagna Faentina. Sono però cresciuti anche i volontari, in particolare giovani che hanno potuto sostituire i nostri ultra65enni che temporaneamente, per legge, ora devono stare a casa. Devo infine ringraziare chi si è fatto vivo in questi giorni per farci offerte, in denaro o in natura».
Caritas Faenza può disporre di una sede multifunzionale, dove eroga servizi di prima necessità, appunto in via Ugolino d’Azzo Ubaldini, in un edificio di proprietà della Curia e fra l’altro di pregio storico essendo parte dell’ex convento di Santa Cecilia (di origini cinquecentesche, con magnifico chiostro), poi trasformatosi in Istituto Righi. L’ala a destra del chiostro è stata ristrutturata e aperta nel 2015 con la creazione dell’attuale centro, dedicato a Tarcisio Bertozzi, già vescovo di Faenza e fondatore del primo centro d’ascolto, in via Minardi, trent’anni fa.
 
 
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