CORONAVIRUS All'ospedale di Faenza, le testimonianze di un infermiere e un medico: "Sempre in preallerta"

Romagna | 21 Marzo 2020 Cronaca
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Fabrizia Montanari - Apriamo le finestre, suoniamo insieme, accendiamo le torce, illuminiamo l’Italia segregata in casa...mentre si moltiplicano gli inviti ai flash mob dai balconi e sul web impazzano video e vignette che esorcizzano con l’ironia la grande paura del contagio di manzoniana memoria, si susseguono ogni ora sui nostri schermi le voci di medici, infermieri e operatori sanitari che, al compito inderogabile di dettare le linee guida per i nostri comportamenti collettivi e individuali e alla grande determinazione nello svolgere al meglio il loro lavoro, uniscono le perplessità nella gestione del loro quotidiano che, come quello di tutti, è fatto di rapporti di prossimità con colleghi, familiari e amici, nei confronti dei quali è necessario adottare qualche precauzione in più.

L’INFERMIERE MARCO NERI
Abbiamo sentito da due di loro come è cambiata la vita negli ultimi tempi: Marco Neri, faentino, infermiere del 118 dell’Ausl Romagna sede di Faenza, compagno a sua volta di un’infermiera e padre di due figli: «Io e i miei colleghi viviamo oggi in uno stato di preallarme continuo perché siamo impegnati anche in trasferimenti di pazienti da Piacenza da movimentare in altre zone dell’Emilia Romagna e perché le direttive riguardo le procedure da adottare vengono modificate di giorno in giorno, a volte di ora in ora. La paura ci accompagna perché, anche se abbiamo un’opportuna formazione teorica sul rischio batteriologico e possiamo usufruire di tutta la strumentazione adeguata tra cui anche la barella di bio-contenimento che non ha nessun altro presidio in Romagna, la realtà è un’altra cosa. Siamo dotati di protezioni individuali particolari, indossiamo e togliamo continuamente visiere, tute, calzari, doppi guanti e ciò genera una certa ansia, tanto che, quando si torna a casa si ha sempre la sensazione di non essere sufficientemente puliti, neppure dopo essersi lavati e strofinati ben bene. Per superare tali momenti cerchiamo di fare gruppo in chat coi colleghi, per migliorarci e supportarci a vicenda e condividere le esperienze anche a livello emotivo. Al di là del lavoro in famiglia usciamo soltanto per fare la spesa una volta a settimana, uno alla volta, e congeliamo in freezer, per il resto stiamo a casa; per fortuna abitiamo in campagna e qualcosa da fare c’è sempre. Comunque - conclude Neri - in questi momenti difficili la cosa che più ci aiuta e ci conforta è il calore dei cittadini che ci fanno sentire la loro vicinanza e ci sostengono nel nostro operato».
IL MEDICO NAZARIO SANTOLINI
A questa testimonianza si aggiunge quella di un medico del Dipartimento di Salute mentale dell’Ausl Romagna: «Il ricovero in un reparto ospedaliero di psichiatria che accoglie pazienti con disturbi mentali gravi - spiega il dott. Nazario Santolini, del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura presso l’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì - può diventare in questo periodo oltremodo pesante in quanto accompagnato dalle restrizioni messe in atto per combattere la diffusione del contagio. D’altra parte per alcuni pazienti il reparto diventa anche un luogo-rifugio che protegge dal diffuso clima di incertezza e paura. Come i pazienti, anche gli operatori vivono le stesse emozioni ed il timore di essere vittime o portatori del contagio si esprime non solo sul luogo di lavoro ma anche nella vita privata: qualcuno adotta deliberatamente delle precauzioni che vanno dall’isolamento dai propri familiari conviventi nella stessa casa, dall’accompagnare i figli a soggiornare presso i nonni e, in ospedale, dal frequentare il meno possibile la mensa e il bar che restano comunque aperti ad uso interno».
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Grazie a tutti per la disponibilità dimostrata ????????????????????
Commenta news 22/03/2020 - Germana
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