Coronavirus: a "Villa Rosa" la normalità e il sorriso degli anziani

Silvia Manzani
Lo smalto, alle donne, si continua a metterlo lo stesso, anche se un’unghia resta come al solito senza, visto che ogni giorno si misura la saturazione del sangue. Qualche giorno fa un’ospite aveva voglia di mangiare una mantovana: la figlia ha mandato la ricetta e la torta, dopo qualche ora, era pronta. Se c’è il sole, si va in cortile. E bando a un uso eccessivo di televisione e carte da gioco: molto meglio, come da impostazione originaria della struttura, il movimento fisico che rallenta l’avanzare dell’età sia sul fisico che sulla mente. Ritmi invariati alla comunità alloggio «Villa Rosa» di San Pietro in Campiano gestita dall’omonima società cooperativa Onlus che, ospitando 16 anziani (compresi quelli dell’adiacente casa famiglia), è uno degli avamposti dove, in questa emergenza da Coronavirus, si dovrebbero respirare, se non altro per un motivo anagrafico, le maggiori preoccupazioni rispetto al contagio: «In realtà - spiegano Alessandro Zattoni e la moglie Stefania Pellegrino, due dei soci - abbiamo adottato fin da subito tutte le precauzioni del caso, prima limitando le visite dei familiari e poi, a partire dal 7 marzo, vietandole del tutto. Sarebbe ipocrita non ammettere che viviamo un po’ in trincea, sottoposti a uno stress notevole dovuto al fatto che ben sappiamo che cosa rischiano i nostri ospiti. Nonostante questo, ci sforziamo ogni giorno di regalare un sorriso sincero, di creare un clima di tranquillità e di proteggere gli anziani, che hanno dai 78 ai 97 anni, dalla cortina di paura che c’è all’esterno». Per mantenere il contatto con le famiglie, via libera a chat, video e invio di foto: «Nel frattempo, abbiamo spiegato che fuori c’è una influenza pesante che ci impedisce di uscire. E le reazioni sono state buone: del resto c’è chi ha passato la guerra e sente ancora il fischio del piombo nelle orecchie. In alcuni c’è una matrice davvero coriacea che porta a una grande solidità caratteriale. Qualche giorno fa abbiamo chiesto se sono felici o felicissimi, ci hanno risposto “felicissimi”. Questa è gente che ha la resilienza nel Dna». Sul fronte del personale, dieci dipendenti, non ci sono stati problemi nei rifornimenti di mascherine e soluzioni idro-alcoliche: «Con i fornitori stiamo lavorando bene, continuano ad arrivarci i dispositivi che ci consentono di lavorare ancora più in tranquillità. Chiaramente, siamo ben consapevoli che gli ospiti, non avendo contatti con persone esterne, non possono contrarre il Covid se non dagli operatori: ecco perché tutti noi stiamo conducendo una vita molto morigerata, nel rispetto dei nostri utentiL’idea che abbiamo sempre coltivato è quella di essere un tempio protetto, dove ogni aspetto è sotto controllo e nulla viene lasciato al caso: in questa nuova situazione, sono approcci che tornano davvero utili. Siamo già abituati alla responsabilità».