CORONAVIRUS A Ravenna si allestisce il quinto piano: "Terapia intensiva piena"

Silvia Manzani
«Gli accessi con casi sospetti, quindi da processare, stanno aumentando. Ma per fortuna non con brutalità. Lo dico con tutta la scaramanzia del caso». Paolo Tarlazzi, direttore del presidio ospedaliero di Ravenna, parla della riorganizzazione che anche il «Santa Maria delle Croci», insieme agli altri ospedali del territorio, sta mettendo e metterà in atto a seconda di come si svilupperà la curva del contagio da Covid-19 sul territorio provinciale: «Se prima, in Terapia intensiva, avevamo 6 posti letto dedicati ai pazienti affetti da Coronavirus e sei per tutti gli altri, questa situazione si è modificata nel giro di poco. Il reparto di Rianimazione è quasi del tutto occupato da persone che hanno contratto il virus e hanno complicanze, cosa che ha reso necessario il trasferimento dei pazienti con altre problematiche negli altri ospedali. In realtà non è sempre vero, perché possiamo usufruire, a Ravenna, dei quattro letti tecnici della “recovery room” che si trovano nel blocco operatorio e sono dotati di respiratore al pari dei classici letti di terapia intensiva. I pazienti che escono dalla sala operatoria, dunque, possono essere sistemati lì». Gli altri casi vengono ricoverati in Pneumologia o nel reparto di Malattie infettive, che sono ormai a regime, ma anche al quarto piano ex chirurgia: «Stiamo anche allestendo il quinto piano. Quando avremo riempito il quarto, cominceremo a portare i pazienti lì. A quel punto anche Lugo sarà pronta con la nuova organizzazione, almeno con i primi cinquanta posti letto, e a quel punto ci sdoppieremo così: il «Santa Maria delle Croci» sarà il punto di raccolta dei pazienti positivi al Covid-19 di Ravenna, l’«Umberto I» di quelli di Lugo e Faenza. A quel punto, se il nostro quinto piano dovesse riempirsi, prima di aprire altri cinquanta posti in Medicina ci rivolgeremo a Lugo, che nel frattempo avrà sbloccato altri posti».
Nel frattempo, sono stati potenziati i numeri telefonici dell’Igiene pubblica, gestiti da tutto il personale che si riesce a recuperare: «Alcuni medici di Diabetologia, per esempio, stanno dando una chiamata a gestire le chiamate, così come alcuni studenti di Infermieristica. È chiaro che la popolazione si sta agitando e capita che alcune telefonate arrivino persino alle nostre segreterie di direzione». Quanto al personale medico che lavora in ospedale, per il momento non ci sono state nuove assunzioni: «Non abbiamo nemmeno richiamato in servizio personale in pensione, anche se da parte di qualcuno c’è stata una disponibilità di massima che potremo valutare in caso di necessità. Siamo davanti a un quadro che cambia di continuo ma abbiamo tutto sotto controllo».