«Condannato perchè diverso» di Alessandro Zelioli (Montecchio Emilia - RE)

Romagna | 13 Dicembre 2021 Dante700
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La penna trema sul foglio di carta bianco, ma non potevo presentarmi a Lui con un computer. Penna e calamaio, mi son sembrati rispettosi per chi, settecento anni fa, ha contribuito alla nascita del “dolce stil novo” che cambiò per sempre il modo di vivere del nostro mondo: Durante “Dante” di Alighiero degli Alighieri.

Messer Durante, come posso chiamarla? Maestro va bene?

«Oì che ignobile nomignolo andasti a ritrovare, tu stolto scribacchino che dinnanzi a me ti poni. Io son Dante degli Alighieri. Non leggesti quel che ivi sta scritto? In codesto giaciglio, nella città dove rinacqui al cielo dopo una vita da rejetto, dorman le mie spoglie mortali. Ravenna mi ha amato quant’io ho amato Beatrice».

Questa tomba nella Basilica di San Francesco è veramente stupenda. Un tempietto nella ‘zona del silenzio’ che piacerebbe anche a me. Ma…a proposito di Beatrice: avete concluso?

«Non si può aver ciò che si anela, finché cielo e terra non si incontreranno. Ella restò nel cuore mio e negli scritti, sinanche dopo morto si potesse di lei parlare e raccontar le sue virtù che a pochi stolti non eran chiare. Era pura come l’aria di primavera e così è rimasta, bella come un’aurora d’estate».

Capisco. Ma perché Lei ha dovuto vivere lontano dalla sua città, dove nessuno la voleva? Eppure a Firenze, dopo la sua morte, hanno reclamato il corpo.

«Non dir ciò che non sai o dimostrerai di non saper ciò che dici. Lor non volean me, ma ciò ch’io avevo scritto d’essi. Sapean bene che li avevo raccontati sittanto bene che il mondo intero ancora ride di chi, per amor del proprio scranno e dell’oro che ne ricavava, trattavan l’altro omo, come un ovo: buono quando serve per mangiare e schiacciato, quando neppure il guscio serve più. Il figlio del Magnifico (il papa Pio X, al secolo Giovanni de Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, nda) si provò a portarmi via, ma i fraterelli furon di lui più furbi e se ne avvidero. Dal Braccioforte finii qui, dove ora ti sto parlando».

Non ha risposto.

«Inizio a non aver pazienza, con teco che rimandi ogni parola in gola, cercando di cambiar senso a quel che voglio farti capire. Non l’hai letta la mia Commedia?».

La Divina Commedia l’abbiamo letta tutti a scuola.

«Allor non mi far domande che hanno già mille risposte. Un solo senso ha quel che è successo: diverso ero da loro e avean paura».

In che senso? Forse ora sono io che perdo il senno!

«Stolto scribacchino, allor lo fai apposta! Ne hai più visti altri come me? Nessuno tra color che la scrittura avean come figlia prediletta, han patito quel che è successo a me. Per primo pagai pegno all’onestà. Oggi si tratta allo stesso modo chi, con le barche arriva da lontano e non può toccare terra. E muore in mare, nero si sente chiamare e fatica a lavorare».

Le rime però, mi perdoni, le scriveva in terzine concatenate…qui siamo alla rima baciata. Tutt’altra roba.

«Se vuoi insegnar il mio mestiere, cerca di non cercare il pelo nell’uovo, o ti troverai a fare il barbiere, nel tempo che il sole accende il giorno nuovo… ora sei soddisfatto? Potrei andar avanti un giorno intiero e forse non mi fermerei neppure per mangiare. Ma se così facessi, sarei io a considerarti non uguale a me».

Quale è il suo concetto di ‘diverso’.

«Amor c’ha nullo amato, amar perdona. Il significato è scritto qui. L’uomo moderno non ama ciò che Dio ci ha donato. Che è tanto rispetto al poco cui teniamo, perseguendo chi non conosciamo col timore ci possa rubar tutto. E così vien fatto l’opposto di ciò che scrissi: Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza».

Cos’è Dio?

«Oh bella. Tu cosa ne pensi? Dio è via, verità e vita.

«Codesto è ciò che t’hanno detto. Ma te l’hai visto? Io sì. Io c’ho parlato e l’ho scritto. Ricordi? Divenni baccilliere (esame che nel Medioevo serviva per praticare l’insegnamento, citato nel XVII canto del Paradiso, nda) e riuscii a dir lui le mie parole. Ha fatto ogni cosa».

Virgilio, invece, era molto diverso da Lei?

«Ecco altre parole che voglion far la guerra. Diciam si pensava differente. Ma senza di lui il cammino e la diritta via smarrita, non li avresti mai letti».

Cosa vuol dire essere diverso. Cosa si prova?

«Mi cacciaron perché non la pensavo come loro. Se esser diverso vuol dir quello, allora, riaprite i manicomi e andrete tutti dentro. Vedo una società che teme chi non è allineato. Ma in fondo, ognuno di noi non somiglia neppure ai fratelli. E poi, diverso da chi? E da cosa? Perché non mi parli di chi cammina male oppure si muove con quell’arnese con le ruote. Come si chiama? Ah, si, carrozzina».

Se parla dei disabili, allora dico che troppo spesso ci si dimentica che a tutti, anche per un breve periodo, può capitare di diventarlo. E quando costruiamo palazzi, negozi e uffici, raramente se ne tiene conto. E questo mi fa arrabbiare.

«Scribacchino, inizi a piacermi. Ma mi son stancato di parlar con te. Mi annoi. Torno nel mio sacello a dormir sonni sereni. Però ti ringrazio per avermi permesso di uscire a riveder le stelle”.
 

Zelioli Alessandro - Montecchio Emilia (RE)

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