Concessioni balneari, dalle coop di Ravenna e Cervia l'allarme di Rustignoli e Piraccini: «Ora il Governo intervenga»

Romagna | 13 Novembre 2021 Economia
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Investimenti a rischio, danni già certi e molta preoccupazione si avverte nel mondo balneare romagnolo dopo la sentenza shock del Consiglio di stato di martedì 9. Il vulnus incriminato è la proroga delle concessioni balneari solo fino al dicembre 2023 «al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere». Lo ha stabilito il Consiglio di Stato. La decisione presa dall’adunanza plenaria fa seguito alle udienze del 20 ottobre. «Dal giorno successivo, tuttavia, non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza», precisa il Consiglio di Stato. Reazioni molto dure dalle cooperative dei balneari di Ravenna e Cervia, assieme all’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini.


RUSTIGNOLI (SPIAGGE RAVENNA)
«Dopo il rinvio del Governo, aspettavamo una sentenza che doveva entrare nel merito di alcuni punti allineandosi con il diritto europeo – sottolinea Maurizio Rustignoli della Coop Spiagge di Ravenna -. Quella uscita martedì 9 è una sentenza che lascia invece alcuni interrogativi importanti, perchè è entrata nel merito di molte questioni delicate. Stabilisce due principi: il concessionario uscente sarà indennizzato nel caso di un’evidenza pubblica e dall’altro canto c’è molto sconcerto sulla durata breve, entro il 2023, come termine delle concessioni stesse. Da gennaio 2024 si dovrebbe procedere all’evidenza pubblica su tutte le proprietà. Ci sono in corso approfondimenti delle varie associazioni di categoria per capire questo aspetto. Può succedere che chi è concessionario di titoli fino al 2033 attivi ricorsi, e ce ne sarebbero tantissimi, se si dovesse procedere come indicato dalla sentenza fin dall’inizio del 2024». E’ molto preoccupato Rustignoli, già presidente nazionale di Fiba, la federazione che riunisce sotto Confesercenti i balneari. «Occorre subito aprire un tavolo di confronto con il governo Draghi, non c’è tempo da perdere. Investimenti a rischio? Certamente sì, questa sentenza blocca gli investimenti. E’ chiaro che il danno è già enorme. Se non dovesse cambiare nulla, il rischio concreto anche per le coste romagnole, è che potrebbero arrivare capitali da fuori, anche con il rischio di infiltrazioni malavitose, e cambierebbe radicalmente il modello degli stabilimenti balneari per come gli abbiamo conosciuti fino ad ora. Sarà una battaglia dura, ma abbiamo molte frecce al nostro arco».

PIRACCINI (BAGNINI CERVIA)
La sentenza del consiglio di Stato, secondo il consigliere della cooperativa Bagnini di Cervia, Danilo Piraccini, era nelle previsioni, «che però non si immaginavano essere così rapide, in quanto il Consiglio sembrava avere intrapreso un confronto con la Commissione Europea, ma evidentemente così non è stato. Questa sentenza entra nel dettaglio di come debbano essere organizzate le evidenze pubbliche: è di tipo tecnico, di conseguenza scavalca il ruolo del legislatore anticipandone l’attività e, diversamente da quanto veniva sostenuto dai più, fa rientrare il canone nel valore d’asta. Un altro elemento che appare evidente è che tutti i portatori di interesse sono stati esclusi: in pratica tutte le associazioni che si erano mosse a tutela del ricorrente non sono state considerate». Un problema che quindi pare ricadere sulle spalle dei singoli stabilimenti, cosa che invece per Piraccini non dovrebbe essere. Il consigliere, infatti, mette in guardia il sistema da un futuro che potrebbe rivelarsi drammatico per più di una categoria. «Pare serpeggiare l’idea che solo lo stabilimento si debba preoccupare per questa decisione, mentre la scelta coinvolgerà anche il settore alberghiero, extralberghiero e, perché no, anche i proprietari di seconde case. Inoltre farebbe bene a preoccuparsi anche la politica». Per Piraccini, infatti, la colpa di tanti è quella di non avere compreso quelle che, fin dal 2002, sarebbero potute essere le conseguenze della Bolkenstein. «Nel 2006 diventò una vera e propria direttiva, ma già quattro anni prima, nella sua fase istruttoria, era chiaro dove sarebbe voluta andare a parare. Questa sentenza - prosegue - ci dice inoltre che la Bolkenstein non è uniforme in tutti i paesi, ad esempio in Croazia e in Spagna la situazione è diversa, e che la sua funzione principale è quella di aprire alla concorrenza. Ora però a pagare non dovranno essere gli imprenditori, che con la finestra data dal rinnovo al 2033 tramite l’ultima legge favorita dal ministro Gian Marco Centinaio avevano aperto ad investimenti e attività di riqualificazione». E guardando alla stagione che tornerà ad aprirsi tra pochi mesi, il consigliere spiega: «Per l’anno prossimo gli investimenti sono già bloccati, ora assisteremo ad una serie di contenziosi per prodotti e servizi che erano già stati fermati. Ora, non so come se ne possa uscire, l’unico modo è quello di affrontare come sistema unico questa evidenza pubblica. Se lo facciamo singolarmente il sistema balneare turistico come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi sarà solo un ricordo». (m.p. fe.fe.)
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