Collina, il Piano territoriale del Parco della Vena del gesso fa discutere e crea malumori

Romagna | 12 Marzo 2023 Cronaca
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Riccardo Isola - C’è tempo fino al 22 marzo per gli oltre tra enti e stakeholder del territorio interessato direttamente e non solo all’area protetta della Vena del gesso per presentare le proprie osservazioni e i loro contributi per la realizzazione del Piano territoriale del Parco. Un documento di oltre 500 pagine in cui l’Ente di gestione mette nero su bianco le regole, norme e i divieti che «regolano l’assetto del territorio, dell’ambiente e degli habitat compresi nel suo perimetro ed il suo raccordo con il contesto. Il Piano - si legge nell’introduzione dell’enciclopedica pubblicazione - in coerenza con la legge istitutiva del Parco, indica gli obiettivi specifici e di settore e le relative priorità, precisa, mediante azzonamenti e norme, le destinazioni d’uso da osservare in relazione alle funzioni assegnate alle sue diverse parti». Un documento che dovrebbe essere concordato e approvato in modo anche collegiale, che diventa fondamentale ai fini del riconoscimento dell’Unesco come patrimonio mondiale per la dorsale gessosa emiliano romagnola. Il Piano, assieme al regolamento del Parco, già attuato qualche anno fa, sarebbe dovuto essere approvato tempo addietro. Sicuramente prima dello stesso regolamento. Così però non è stato e adesso si corre, nel vero senso della parola, ai ripari.

ALCUNE NOVITA’
Nelle pagine oltre ad articolare il territorio in zone territoriali omogenee (A, B, C, D quest’ultima è una nuova e riguarda parte di centri abitati come Borgo Rivola, Brisighella, Zattaglia, Tossignano e aree contigue) e a regolamentare diversi ambiti mette i puntini sulle i anche per le attività produttive e di servizio che «in armonia con i fini del Parco, possono assicurare un equilibrato sviluppo socio-economico del territorio interessato, in particolare per quanto attiene le attività agricole». Ma non solo. Al punto 5 dell’Articolo 25 il documento sottolinea come «nelle zone A-D è vietata l’apertura di miniere e l’esercizio di attività estrattive anche se previste dalla pianificazione di settore. Nelle aree contigue si applica il medesimo divieto fatta salva la possibilità di prevedere attività estrattive esclusivamente se la gestione e la sistemazione finale delle aree interessate è compatibile con le finalità del Parco ed in particolare contribuisce al ripristino ambientale delle aree degradate».

IL PARCO SI ALLARGA
Altra novità è che con il Piano il parco si allarga. In totale di 160 ettari passando passando da 6.064 a 6.224 ettari. I confini del sono stati modificati rispetto a quelli individuati dalla Legge Regionale 21 febbraio 2005. È stato aggiunto il centro storico di Brisighella. Sono stati aggiunti due elementi funzionali alle attività del Parco presso Zattaglia (centro sociale Guaducci) e Borgo Rivola (parcheggio). Inoltre, è stata aggiunta un’area boscata nel crinale tra la vallata del Torrente Senio e quella del Santerno. Infine, è stato aggiunto una porzione in area del Rio di Sassatello.

QUESTIONE «ESTETICA»
Al di là del poco tempo a disposizione per i portatori di interesse di poter effettivamente studiare il Piano e quindi presentare modifiche, c’è un caso particolare che sta facendo cresecre il malumore in alcuni residenti e agricoltori. Si tratta dell’articolo 29 che prevede l’imposizione in alcune aree di interventi di bonifica estetica, senza però dire chi li debba fare, chi li paga, chi controlla e sanziona e, soprattutto, in quale arco temporale. Si tratta del fondovalle del tratto terminale del Rio Basino, del Rio Ferrato, Rio Chiè e del Rio Bo dove sono presenti «numerose baracche, edifici abusivi, vecchi capannoni e captazioni idriche sgradevoli» e per questo «è necessaria la demolizione di tutte le costruzioni abusive e vecchie» mentre per quelle regolari devono «essere adeguatamente schermate rispetto alla carraia di fondovalle, poiché assolutamente inadeguate al paesaggio circostante». Sul tema alcuni residenti sono perentori «ci dicono cosa dobbiamo fare e cosa no in casa nostra. Ci impongono restrizioni  senza nessun vero controbilanciamento. Hanno creato un Parco su proprietà private con una selva di norme che invece che migliorare la vita la stanno rendendo veramente insostenibile. Se andiamo via noi - concludono - il Parco muore»
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