Sandro Bassi - Ancora scoperte speleologiche, ma anche faunistiche e paleontologiche, da parte di romagnoli all’estero. E’ rientrata la terza spedizione in Albania condotta da speleologi coordinati e supportati dal Parco regionale della Vena del Gesso romagnola e in particolare dal Centro visite del Carnè. Fra i gessi di Brisighella e i calcari albanesi, pur nella loro diversità, ci sono parecchie analogie che giustificano questo gemellaggio: i fenomeni carsici, l’esistenza di grandi colonie di pipistrelli, i torrenti sotterranei, una natura ancora in gran parte non contaminata. «Dopo i sopralluoghi di gennaio e di aprile siamo tornati nella provincia di Elbassan – spiega il capospedizione Ivano Fabbri – e abbiamo proseguito il lavoro già avviato, esplorando tre nuove grotte in un’area carsica estesa circa 50 km quadrati. Da un punto di vista speleologico puro la scoperta più grossa è relativa alla prima grotta, dove siamo scesi in profondità per oltre duecento metri, arrestandoci sull’orlo di un pozzo da 40 metri. La sorpresa maggiore è quella dell’enorme colonia di pipistrelli, circa diecimila esemplari, trovata in una seconda cavità dove abbiamo sospeso le esplorazioni per non disturbare gli animali; abbiamo raccolto oltre 200 crani che faremo analizzare agli esperti del Parco per l’individuazione delle diverse specie».
Le grandi colonie di pipistrelli costituiscono una preziosa rarità e sono tutelate a livello europeo; in Emilia Romagna si concentrano sulla Vena (grotte della Tanaccia, del Re Tiberio e di Monte Mauro), così come in Albania risultano legate a grotte calcaree. Quella scoperta da Fabbri e soci appare interessante perché è una colonia «di parto», composta da femmine con i piccoli appena nati, che vengono «trasportati» in volo dalle madri. Non c’è unica specie: in Italia vengono accomunate 35 specie ben diverse fra loro fra le quali almeno 24 presenti in Emilia Romagna, dove l’area più ricca è la Vena del Gesso con 19 specie. I dati per l’Albania sono assai più incerti, ma per ragioni di latitudine e di biodiversità, dovrebbero essere ancora più elevati. Le ricerche come quella in corso servono proprio a confermare tali ipotesi.
In una terza grotta gli speleologi si sono imbattuti in un reperto di particolare interesse – un cranio fossile di un grosso mammifero inglobato dentro concrezioni calcaree – fotografato e segnalato all’Università di Tirana con cui da sempre gli speleo collaborano.
I componenti della spedizione stavolta erano sei, di Faenza, Bologna e Rimini. I risultati verranno divulgati in eventi (conferenze, proiezioni, ecc.) a Casola Valsenio e in altre località del Parco.