Collina, acque cristalline di montagna per una balneazione alternativa al mare, il tutto per far pace con l’acqua

Romagna | 09 Agosto 2023 Cronaca
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Sandro Bassi - Certo, non basteranno queste «divagazioni acquatiche» per dimenticare l’alluvione, sarebbe troppo bello e troppo facile. Però l’acqua, la «dolcenera» cantata da De Andrè e che tre mesi fa abbiamo temuto e maledetto, è notoriamente, prima di tutto, fonte di vita e di piacere.
E allora, non perdiamo la possibilità della «balneazione selvaggia» fluviale. Mentre nei tratti collinari si vedono ancora, eccome, i segni delle due grandi piene di maggio, più in alto, grosso modo da Marradi in su, si trovano, come sempre, acque cristalline, pozze, spiaggette, cascatelle, che possono darci refrigerio fisico in questa calda estate ma anche consolazione spirituale con la loro purezza e naturalità.

DOVE ANDARE E COME COMPORTARSI
La premessa, ovvia, è che ci vuol sempre prudenza. Si sa che fare il bagno al fiume non è come farlo al mare, quindi attenzione alla temperatura, che può cambiare sensibilmente tra superficie e profondità e all’eventuale presenza di rocce sommerse e magari non visibili. Chi ama tuffarsi dovrà verificare che queste ultime non ci siano e chi è soggetto a congestioni deve tener presente che in grandi pozze il sole riesce a scaldare solo i primi decimetri. Un’ultima raccomandazione riguarda forre e cascate, che possono sempre presentare insidie. E’ il caso, per dire, della pur meravigliosa «Grotta Urlante» sotto il Ponte di Giumella di Premilcuore: spettacolare da un punto di vista geomorfologico con il suo succedersi di un primo salto d’acqua «ad inghiottitoio», poi di un toboga, di un secondo salto e infine di una pozza tra rocce, ha visto nel tempo diversi incidenti, anche mortali, che hanno indotto il Comune ad altrettante ordinanze di divieto di balneazione.
Detto questo, non si vuole fare del terrorismo e basteranno le elementari norme di buon senso.
Di seguito, qualche indicazione di massima, da ovest verso est.

I LUOGHI
Nell’imolese, per chi vuole un minimo di comodità c’è sempre l’attrezzato Lido di Valsalva e, più a monte, le molto frequentate pozze di Moraduccio, su su fino a pieve di Camaggiore e alla confluenza fra Diaterna e Santerno. Questo tratto è piuttosto bello, anche con punti soleggiati o al contrario con angoli di frescura, pozze perenni, cascatelle e rapide e piccole vasche per pediluvi. Peccato che talvolta qualche bagnante maleducatissimo lo lasci in condizioni indecenti, con rifiuti del più vario tipo. Voi non deprimetevi ma soprattutto non fate altrettanto, perché il fiume e di tutti e perché i vetri rotti, oltre che brutti, diventano poi molto pericolosi.
Una sorta di via di mezzo fra l’attrezzato e il selvaggio è costituito dalle spiaggette di ghiaia di Castel del Rio sotto l’imponente Ponte degli Alidosi.
Nel Senio ci possono essere le pozze di Badia di Susinana (una scusa per poi magari visitare la chiesa, a suo modo dantesca perché ci fu sepolto Maghinardo Pagani e custodita da una monaca molto gentile), quelle, vicine, del Rio Granarolo (piccole ma quest’anno ancora con acqua), oppure la «Breta» presso Acquadalto, a monte di Palazzuolo.
Nel Lamone c’è il tratto fra San Martino in Gattara e Popolano, fiancheggiato da una stradina non trafficata, sulla sinistra idrografica (mentre l’ex statale sta sulla destra) e diverse pozze fra Marradi e Crespino: famose soprattutto quelle presso le Cascate di Valbura, mirabilmente ritratte da Felice Giani nel suo celebre Viaggio da Faenza a Marradi del 1794.
E veniamo al forlivese: a parte l’attrezzata Tontola Beach (vedere per credere), c’è l’affollatissima Peschiera sotto il Ponte della Brusia a Bocconi e il non lontano corso dell’Acquacheta, in pratica tutto bellissimo fra San Benedetto in Alpe e le cascate omonime (per queste ultime, tuttavia, c’è una camminata di quasi due ore).
Infine, se volete fuggire dalla pazza folla - perché poi in alcuni luoghi, come i Gorgoni oppure il Piombrino di Cabelli, sul Bidente, si fatica anche a trovare il parcheggio - ripiegate, si fa per dire, su un giardino molto «acquatico». Non è balneabile, certo, ma si trova al fresco dei 700 metri, presenta un bel laghetto con ninfee e ben tre torrentelli con, al centro, una rara cascata rivestita di travertino, roccia carbonatica appunto di deposito fluviale. Si tratta del Giardino Botanico Valbonella, 2 ettari di delizia accessibili da Corniolo salendo per 3 km in direzione Fiumicello. E’ una gioia per il cuore e per gli occhi perché le piante sono dotate di efficienti cartellini e ci si fa una piacevolissima passeggiata, autonoma o guidata (iniziative culturali, didattiche e ludiche per bambini e adulti si susseguono per tutto agosto, guardare su internet).
Non sarà inutile ricordare che Valbonella, assieme al Giardino Officinale di Casola, pur non essendo una struttura universitaria, è stata inserita nel prestigioso Orti Botanici, eccellenze italiane, edito nel 2016.

 
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