Ciclismo, l'ex professionista Alan Marangoni analizza il tracciato del Mondiale: "Durissimo, assomiglia alla Liegi-Bastogne-Liegi"

Romagna | 18 Settembre 2020 Sport
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Alan Marangoni non ha mai appeso veramente la bicicletta al chiodo. Dopo l’addio con vittoria ad Okinawa, l’ex professionista di Cotignola ha iniziato immediatamente una nuova professione sempre in sella ad una bicicletta. Dall’inizio della stagione 2019, infatti, l’ex «passistone» della Cannondale è diventato l’anima del canale Youtube «Gcn Italia» con i video di Alan e company che continuano a spopolare sul web. È di questa estate il video virale in cui Marangoni, per mantenere una promessa, ha scalato lo Zoncolan (la salita più dura d’Italia) con una Graziella. E, da inviato di Gcn, Marangoni è pronto a seguire anche il Mondiale imolese. Con l’entusiasmo e la passione di chi è consapevole di vivere un evento unico e irripetibile.
Marangoni, si sarebbe mai aspettato di vivere un Mondiale romagnolo?
«Assolutamente no. Abbiamo aspettato 52 anni per rivedere un Mondiale in Romagna e credo che non sarà mai più possibile ripeterlo. I costi di un Mondiale di ciclismo sono proibitivi (si parla di circa 8 milioni per un mondiale standard, ndr) e Imola ha colto al volo un’occasione irripetibile in un anno che spero non si ripeta mai più. Premetto che non ci credevo e ammetto di essermi commosso quando ho letto la conferma definitiva dall’Uci. Il mondiale in Romagna è un sogno che si avvera».
Le salite del Mazzolano e della Gallisterna fanno parte della sua zona di allenamento quando era professionista. Le conosce?
«Conosco ovviamente molto bene quelle zone. Ma devo ammettere che, pur avendole affrontate, non erano salite che facevano parte delle mie abitudini. Posso dire senza ombra di dubbio che si tratta di un circuito molto duro e a testimoniarlo ci sono i quasi 5000 metri di dislivello. La zona nevralgica del circuito è ovviamente quella delle due salite: il Mazzolano e la Gallisterna salgono a strappi e sono ascese toste, che si faranno sentire sulle gambe. In più le discese sono tecniche, le strade strette e le insidie potrebbero trovarsi dietro ad ogni curva. Specialmente in caso di maltempo, in quel caso la corsa diventerebbe durissima».
Quale «classica» del calendario internazionale le ricorda questo Mondiale?
«Direi che per caratteristiche e dislivello potrei paragonarlo ad una Liegi Bastogne Liegi. Sicuramente però molto diverso rispetto al Mondiale che si sarebbe dovuto disputare in Svizzera a Martigny. Quel Mondiale prevedeva una sola e lunga salita per ogni tornata ed era indubbiamente adatto agli scalatori. Questo Mondiale ha un dislivello simile, ma le salite sono due e si adatta maggiormente a ciclisti da classiche di un giorno».
Impossibile non chiederle un pronostico sul ciclista che uscirà da Imola in maglia iridata, 52 anni dopo Vittorio Adorni.
«Partiamo da un dato di fatto: questa stagione ciclistica è unica e non ha precedenti nella storia moderna. Non può definirsi normale una stagione che inizia ad agosto e che vede tutte le gare concentrate in appena 3 mesi e mezzo e con il Tour a settembre. Questa anomalia rende altissimo il numero di incognite e di conseguenza lanciarsi in un pronostico è un azzardo. Attualmente è difficile dire se saranno favoriti i ciclisti reduci dal Tour o se, viceversa, risulteranno più pimpanti quelli che stanno preparando il Giro d’Italia. Chi ha fatto il Tour ha sicuramente più gamba, ma potrebbe essere logorato sul piano fisico e soprattutto su quello mentale. Viceversa chi sta preparando il Giro potrebbe essere ancora in leggero ritardo di condizione. Quindi meglio non avventurarsi in un pronostico: ad esempio pensavo che il mondiale potesse essere adatto anche alle caratteristiche di Mathieu Van Der Poel ed invece lui stesso ha anticipato a Gcn che non sarebbe stato al via della prova iridata». (r.s.)
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