Ciclismo, il gregario Fontanelli e quel dolce ricordo del 1998: «Io volevo ritirarmi, poi Pantani mi convinse: sono riuscito a scortarlo in giallo fino a Parigi»

Nino Villa
Fabiano Fontanelli è partito per la Grand Boucle quattro volte e, come miglior risultato, ha fatto registrare un buonissimo 72° posto nella classifica generale. Non era però un Tour qualunque quello del 1998, è stato il Tour di Marco Pantani che Fabiano accompagnò da gregario fino ai Campi Elisi per indossare l’ultima maglia gialla, quella che dà la vittoria. Nell’edizione del 1994, invece, una foto drammatica lo ritrae a fianco di Jalabert dopo la brutta caduta: «Un poliziotto si sporse sulla strada per fare una foto mentre il gruppo era impegnato nella volata e ci fu un massacro. Ero nelle posizioni di testa e andai giù anch’io, ma ebbi meno danni: solo ferite al ginocchio e una moltiplica stampata in faccia! Jalabert al mio fianco sputava i denti e Nelissen aveva un paletto di legno conficcato in una gamba. Poi però mi fece infezione la ferita e mi ritirai». 
Fabiano, nato a Faenza nel 1965 ma residente per tanti anni a Solarolo, di Tour ne ha disputati quattro: il debutto nel 1994, poi il bis nel 1997, quello con Pantani in giallo nel 1998 e infine l’ultima apparizione nel 2000. «Ho finito solo quello di Marco, nell’ultimo mi sono fermato prima di scalare il Mont Ventoux. Nel 1997 ero da solo e stavo per rientrare su una fuga, ma una donna attraversò la strada mentre arrivavo e dovetti ritirarmi. Anche nel 1998 ci furono dei problemi ed ero ad un passo dal ritiro. Quando lo dissi a Marco, lui mi rispose in dialetto Stà aquè ca’s divertè (stai qui che ci divertiamo, ndr) e così cambiai idea. Cominciai ad andare forte anch’io. Facevo un gran lavoro per tenerlo davanti al gruppo, tirando tutto il giorno. Poi ci furono le feste a Parigi, tutti con i capelli tinti di giallo». Per quanto riguarda il suo «quinto» Tour, Fabiano Fontanelli sa già dove vederlo: «Il Tour è una cosa indescrivibile per organizzazione, interesse e interessi, senti la differenza rispetto alle altre corse. Mi fa piacere che passi da Imola e si capirà cosa significa quando si parla di grandeur di questa corsa. Io la vedrò da Berti a Toscanella». 
Proprio dove Fabiano vinse una grande tappa al Giro del ‘93: «Si, ma oggi il ciclismo è cambiato. Preparatori, analisti, dietologi. Mi soprannominarono Mortadella perché quando ci fermavamo in allenamento prendevo sempre un panino con l’affettato. Oggi non potrei farlo». Fontanelli non fa mistero della malattia che lo ha colpito, il Parkinson, che ha tenuto sotto controllo facendosi impiantare un elettrodo nel cranio col metodo Dbs (Stimolazione Elettrodica Profonda): «Ho ripreso la bici, ero arrivato a pesare ben 105 kg. Adesso sono 69, quasi peso forma. A breve parteciperò ad una iniziativa in bici per sensibilizzare sulla malattia ed invitare a non darsi per finiti».