Ciclismo, il faentino Tarozzi non si stanca mai di alzarsi sui pedali: «La mia splendida primavera sognando il Giro»

Tomaso Palli
Di ritorno dalle fatiche della Milano Sanremo, lunedì era già pronto a rimontare in sella per il successivo impegno, quella Settimana Internazionale Coppi e Bartali iniziata il giorno successivo (martedì) e che, percorse un po’ tutte le strade della sua Romagna, si chiuderà sabato a Forlì. Manuele Tarozzi, ciclista classe 1998 di Faenza e in forza alla Vf Group - Bardiani Csf - Faizanè, ha iniziato la nuova stagione come aveva chiuso la passata: al vento. Sì, perché dopo essere stato il ciclista con più chilometri in fuga nel 2024, ha deciso di confermare la statistica anche in questo incipit di 2025 mostrando le sue abilità soprattutto tra Uae Tour e Tirreno-Adriatico, lì dove si aggiudicato la maglia verde di miglior scalatore.
Tarozzi, dopo la Milano-Sanremo. Ma che corsa è stata?
«Davvero strana, soprattutto a livello di tempo. Siamo partiti da Pavia con quattro o cinque gradi, non di più. Ed è stato così fino al Turchino, ma una volta superati gli Appennini abbiamo trovato 15°. Lo sapevamo, siamo partiti molto vestiti e così, in fondo alla discesa ci siamo tutti fermati per cambiarci».
Ha provato ad andare in fuga, ma è toccato ad altri suoi compagni di squadra.
«Come squadra avevamo due obiettivi. Il primo era quello di entrare in fuga, per farsi un po’ vedere e poi non si sa mai chi riesce ad arrivare, e l’altro era quello di provare a fare la corsa. Inizialmente dovevo andare in fuga ma, in quella che è andata, c’erano già due miei compagni (Martin Marcellusi, rimasto in fuga per 256 km e ultimo ad arrendersi, e Filippo Turconi, ndr): a livello di squadra, non aveva senso che partissi anche io. Devo dire la verità, non mi è dispiaciuto più di tanto. Ho provato così a fare la corsa ma sulla Cipressa mi sono staccato dal gruppo principale. Poi, come sempre accade, una volta che ti stacchi vai all’arrivo con più di tranquillità, oramai la corsa è andata».
Di chilometri in fuga, così come l’anno scorso quando risultò essere il ciclista con più strada al vento, ne ha già percorsi tanti anche in questa stagione?
«L’obiettivo principale è sempre quello di portare a casa dei risultati e l’anno scorso, con due vittorie, ho visto che andare in fuga può essere un modo. Per ora sono ripartito su quella strada, ma vediamo. Alla Coppi e Bartali non penso andrò in fuga, ma rimarrò in gruppo per provare a fare la corsa».
A proposito di Coppi e Bartali, una gara sulle strade che ha percorso un’infinità di volte.
«Mille volte. Sarà un percorso con salite corte ma ripetute e quindi la durezza si farà sentire. Sarà tutto molto aperto con molti scatti per il tipo di percorso».
Ora un passo indietro, alla maglia verde, alla Tirreno-Adriatico. Com’è arrivata?
«Era un obiettivo della squadra e così, la seconda tappa (dopo la cronometro, ndr) sono andato in fuga. In realtà non ero molto convinto, ma quando i due del team Polti (Bais e Tonelli, ndr) mi hanno ripreso appena prima del Gpm, ho trovato quella convinzione necessaria per provarci davvero. E così, il giorno successivo ho vinto il Gpm e preso la maglia che ho difeso fino alla fine».
Il coronamento di un inizio di stagione dove già aveva indossato quel tipo di maglia all’UAE Tour.
«Il percorso non era adattissimo alle mie caratteristiche, c’erano troppe volate e io non sono un gran velocista (sorride, ndr). Ho pensato di potermi ritagliare il mio spazio in quel modo cercando di tenere la maglia ma nel frattempo allenare la gamba».
Che inverno è stato a livello di preparazione?
«Oggi l’inverno serve soprattutto per recuperare. Non ho cambiato molto in termini di preparazione, non ci sono stati stravolgimenti, ma le sensazioni sono state e sono ancora oggi buone, mi sento migliorato rispetto all’anno scorso».
Ha già un programma per il dopo Coppi e Bartali?
«Non ancora. A inizio stagione abbiamo deciso di valutare il da farsi dopo questa gara. Arrivo abbastanza in forma e proverò ad essere protagonista. Magari proprio nella tappa 4, la Brisighella-Brisighella, che passa da casa».
Un calendario ancora da decidere anche in attesa degli inviti del Giro. L’idea di farlo c’è?
«Aspettiamo appunto gli inviti ma, ad inizio stagione, viene sempre fatto un programma che può cambiare in base al periodo di forma o come si arriva a quella determinata gara. L’idea iniziale era quella di staccare un po’ dopo quest’ultimo impegno per arrivare in forma nel periodo del Giro d’Italia, l’appuntamento più importante della stagione per un ciclista italiano e per una squadra italiana. È vero che quest’anno non passerà dalla Romagna, ma il Giro è sempre il Giro».