Cesenatico, «Sapore di mare … sapore di Modigliana», l’associazione dei produttori di racconta i vini in riva all’Adriatico

Riccardo Isola - Si parte dal mare, dove tutto il disastro di un anno fa è sfociato. Si riparte da quella striscia blu, simbolo indiscusso, seppur antico, visto che si parla di oltre 20 milioni di anni, fa, del terroir nel quale oggi, in Appenino, si produce vino. Si ritenta di partir dal mare perché in Romagna, il mare, non è solo identità ma anche possibilità comunicativa e narrativa per sempre nuovi e numerosi possibili enonauti. Nei giorni scorsi i produttori di vino del territorio modiglianese, riuniti ormai diversi anni fa nell’associazione «Stella dell’Appennino», hanno deciso di esorcizzare il ricordo dell’alluvione attraverso un’iniziativa promozional-comunicativa in riva all’Adriatico. All’interno del ristorante Maré di Cesenatico, i vignaioli modiglianesi hanno allestito un piccolo banco di assaggio dedicato espressamente al bianco. Vetrina rivolta soprattutto a ristoratori e operatori del settore di riviera per permettere una conoscenza diretta di cosa, oggi, la Romagna possa essere, dare, costruire e raccontare non solo vestita di rosso Sangiovese. Lo hanno fatto rivendicando così un’importante identità di sorso proveniente dalle marne e arenacee, dal bosco e dall’altitudine che sta riscuotendo sempre maggior interesse per un lessico immediato, identitario e rappresentativo di questo territorio. Sono sorsi che parlano di un mare antico, di sapidità, freschezza ma anche e soprattutto complessità e capacità di tenere nel tempo. Grammatiche enoiche che si declinano soprattutto sui verbi del Trebbiano, Sauvignon, Chardonnay a cui si aggiunge anche un punto esclamativo chiamato Albana, e che costruiscono periodi netti e ben rappresentativi dell’idea che questi vigneron d’altura ricercano. Sono sorsi che racchiusi all’interno della rivendicazione del Modigliana Bianco si caratterizzano per verticalità, freschezza, grande sapidità e richiami vegetali e di erbe aromatiche mediterranee. Sono interpretazioni che parlano la lingua di un terroir interpretato dai singoli attraverso declinazioni eterogeenee che variano dalla spiccata aromaticità sulfurea, minerale e sapida del Sauvignon, mai troppo ridondante nelle sue caratteristiche peculiari di bosso e pressione aromatica, a quelle inedite e per certi versi ridotte dell’Albana. Imprescindibile l’esaltazione fresca ed elegante dello Chardonnay, in alcuni casi anche con annate molto vecchie, l’identità di sorso rimane fortemente evocativa del territorio. poi c’è il Trebbiano, vitigno romagnolo storico e diffuso, che in terra d’Appennino acquisisce una personalità tutt’altro che neutra come i suoi «cugini» di pianura. Una sfida aperta, soprattutto in terra rivierasca, ma necessaria. Un territorio vitivinicolo come quello eterogeneo posto a sud della via Emilia non può, oggi, non guardare al litorale come terra di conquista. Per troppi anni, infatti, gli ambasciatori del gusto sul bagnasciuga bar, enoteche, ristoranti, stabilimenti baleari, osterie, trattorie, hanno forse «snobbato» i passi importanti, in termini qualitativi, che i vignaioli locali stanno facendo. Adesso è ora di suonare la sveglia. C’è chi lo sta facendo ma serve ancora tanta determinazione per raggiungere un Romagna docet sulle carte dei vini della riviera. modigliana, l’impegno, lo sta mettendo con determinazione e caparbietà. E fa bene così.