Cervia, il ristoratore Bagnolini: "Siamo pronti per ripartire, ora c'è bisogno di normalità"
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Federica Ferruzzi - «La sanità e la sicurezza sono importanti, ma è indubbio che ci sia bisogno di ripartire e di tornare quanto prima ad una sorta di normalità: ora che riapriremo, difficilmente torneremo a chiudere». A sostenerlo è Roberto Bagnolini, titolare dello storico ristorante Al Deserto di Cervia, che riaprirà i battenti la settimana del 14 febbraio. «I clienti dovranno aiutarci a rispettare le regole - spiega -, saremo aperti a pranzo tutti i giorni fino a fine marzo e la sera chiuderemo alle 18 per dedicarci all’asporto, che finora non abbiamo fatto. Quando si sceglie un ristorante lo si fa per uscire, diversamente si opta per una pizza, un panino o ci si rivolge alla rosticceria, realtà abituate a praticare l’asporto. Sono convinto che d’ora in poi non si tornerà indietro, diversamente - scherza, ma non troppo - ci vorranno i carri armati davanti alle attività commerciali. La gente - prosegue - è pronta per ripartire e i clienti hanno voglia di tornare». A differenza di altri colleghi, nel caso di Bagnolini i ristori sono arrivati, «ma non voglio vivere di sussidi - spiega - vorrei lavorare. Sono una persona molto attiva e in questi mesi mi sono ritrovato a vivere una situazione davvero difficile. Sono sicuro che nessuno, e parlo a nome della categoria, sarebbe più disposto a rispettare eventuali nuove chiusure». Le richieste da parte dei clienti, nelle ultime settimane, sono state molte, e nascondevano, come spiegato da Bagnolini, voglia di normalità. «Ho clienti che sostengono di essere invecchiati dieci anni in sei mesi, a forza di stare a casa, e adesso vogliono uscire anche se sanno che col Covid non si scherza». Così come non è uno scherzo l’organizzazione che sta dietro alla riapertura, «per questo noi ci siamo presi il tempo per comunicarla ai nostri fornitori, che a loro volta devono acquistare materie prime, attività che richiede come minimo una settimana. Rispetto alle ultime “false” partenze so di colleghi che si erano premuniti con un minimo di anticipo, ma che poi sono dovuti rimanere chiusi e non l’ho trovato corretto. Non so perchè il preavviso sia sempre stato minimo, quando invece servirebbe una maggiore pianificazione». E sul fronte dipendenti, Bagnolini puntualizza: «i miei collaboratori hanno preferito essere stati licenziati, la disoccupazione è più veloce e maggiormente retribuita. Una volta, però, che si riparte, occorre non fermarsi anche nel loro rispetto».