Centri sociali, parla Perini (Amare Ravenna): «La chiusura forzata per il Covid ha inciso sui soggetti più fragili»
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Marianna Carnoli - Questo mese andranno in pensione la maggior parte delle restrizioni legate al Covid e ci si potrà ritrovare con più facilità. Anche i centri sociali del nostro territorio che hanno dovuto interrompere ogni attività per quasi due anni hanno iniziato gradualmente a riaprire contando su molti meno soci, tanti, purtroppo, deceduti, altri ancora spaventati dalla possibilità di contrarre il virus ed abituatisi ormai a stare a casa. «Abbiamo perso tanti nonni di Amare Ravenna, abbiamo raddoppiato i morti in un anno e la guerra in Ucraina ha inciso ancora di più sulla loro depressione – ha spiegato il presidente dell’associazione Amare Ravenna, Daniele Perini. Tanti vivono nel terrore e se proponi loro una gita tra due anni si chiedono se ci saranno ancora. Il Covid ha avuto un impatto devastante su tutta la popolazione, ma sui cosiddetti soggetti fragili ancora di più. Ravenna è una delle più vecchie città d’Europa come età media: prima del Covid per le donne era 86 anni e 10 anni in meno per gli uomini per effetto del fumo. Ora l’età media per una donna è di 84 anni e la cartina di tornasole sono le Rsa dove i nonni si contagiano pur avendo la quarta dose di vaccino. In un clima di incertezza come quello attuale penso che i centri sociali siano fondamentali per allungare la vita di una persona». I quasi due anni di chiusura obbligata hanno creato notevoli danni per queste strutture che hanno iniziato a riaprire gradualmente nel 2021, quest’anno hanno dovuto fronteggiare gli alti costi per il riscaldamento e, con l’arrivo del caldo, per rinfrescare i locali. Per questo molti centri sociali pensano di chiudere a luglio ed agosto quando molte persone si trasferiscono al mare o in montagna. «Anche solo tenere aperto ha dei costi- ha spiegato Perini- inoltre si fa fatica a reperire i volontari: oggi un pensionato 70enne sa fare le videochiamate e se trova una buona offerta prende un volo per Dubai per farsi una bella vacanza con la moglie in inverno. Chi è ancora in coppia tende a vivere il proprio rapporto a casa frequentando meno i centri sociali. Credo che queste strutture, arrivati al 2022, dovrebbero cambiare la propria offerta puntando sempre sul sociale, ma diventando anche sanitarie magari con una badante che potrebbe assistere tre o quattro anziani che si fanno compagnia. Il centro sociale del futuro dovrebbe essere una via di mezzo tra il centro diurno che oggi esiste nelle Rsa e il centro sociale. Nel centro diurno il nonno o la nonna rimasti vedovi possono passare la giornata intera tra chiacchiere, una partita di carte o di bocce, un pranzo grazie alle cucine attrezzate ed un pomeriggio di relax per poi tornare nella propria casa. In questa maniera evitano la solitudine di una casa vuota a favore della socialità, pur facendovi ritorno ogni sera. Credo, infatti che per posticipare l’ingresso in casa di riposo, sia importante estendere la permanenza in casa propria. Penso alle future Rsa non come strutture a sé, ma come grandi quartieri con l’asilo per i bambini, la palestra, la sala da ballo dove ci si può confrontare con gli altri e passare del tempo assieme. Purtroppo le demenze senili si stanno livellando verso il basso e non verso l’alto con sempre più persone giovani e in perfetta forma fisica con un principio di Alzheimer. I centri sociali sono fondamentali per allungare la vita delle persone, ma dobbiamo andare oltre la visione di una struttura dove recarsi per una partita a carte e poco altro in primis perché il pensionato di oggi è diverso da quello di 20 anni fa. A parte la tecnologia di cui può disporre, si tratta perlopiù di professionisti che hanno finito il loro ciclo lavorativo ed hanno esigenze diverse rispetto ad anni fa. Il mondo è cambiato e la rivoluzione è proprio nella terza età. Penso con affetto a Franca, scomparsa di recente che veniva ad Amare Ravenna e non voleva rivelare a nessuno la sua età. Qualche tempo fa la nipote le aveva aperto un profilo facebook dove aveva indicato il suo anno di nascita mandando su tutte le furie la nonna! Un pomeriggio stavo parlando con Franca quando ha suonato il suo cellulare e lei, con un sorriso mi ha detto “scusa, devo rispondere a questa videochiamata: è un mio amico da Modena”. Franca aveva 93 anni».