Centri sociali, l'allerta di Malpezzi (Ancescao provincia Ravenna): «Da 10mila a 6mila associati in due anni, colpa del Covid»

Romagna | 10 Giugno 2022 Cronaca
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«Dal 2019 ad oggi il panorama dei centri sociali in provincia di Ravenna, come del resto in tutta Italia, ha subito una forte diminuzione soprattutto sul fronte degli associati, passati da 10mila a soli 6mila a fine 2021. Il numero dei centri resiste a quota 26, erano 28 due anni fa. Il 2022 deve essere l’anno della rinascita, ma è molto difficile».
E’ molto chiaro il faentino Elmiro Malpezzi, presidente provinciale dell’Ancescao da un anno, nell’analizzare la situazione. Già presidente del centro Mita a Faenza, Malpezzi sta cercando di governare un periodo storico molto critico per tutte le realtà, colpite duramente dalle restrizioni legate al Covid, che hanno visto anche tanti decessi fra i fruitori dei centri, che hanno «un’età media superiore ai 65 anni».
Malpezzi, i centri sociali associati ad Ancescao da dove ripartono dopo i due anni durissimi del Covid?
«I numeri del 2019 non sono più reali, sono rimasti 26 centri e appena 6mila iscritti o poco più a fine 2021. Il calo è di circa il 40% dovuto a paure, disabitudine e adesso forse a eccessiva cautela. La verità è che le persone, soprattutto anziani over 70, non frequentano più i centri sociali. L’operazione più difficile in questi mesi è convincerli ad uscire di casa e trascorrere un po’ di tempo nei centri di aggregazione. Prima della Pandemia si partecipava molto di più alla vita associativa, oggi molti preferiscono trascorrere, per i motivi detti prima, alcune ore davanti alla tv».  
Ci sono zone più colpite o più in difficoltà di altre in provincia di Ravenna? Come sono «distribuiti» i centri?
«E’ un dato generalizzato, non ci sono zone più in crisi di altre, certo le strutture più grandi stanno reagendo meglio, mentre quelle di piccole dimensioni senza bar faticano molto di più.  La distribuzione sul territorio poi è abbastanza equilibrata: più alta nel faentino con 7 centri nel comune di Faenza, a Ravenna comune le realtà sono 6, a Lugo 4-5. Tra gli avventori uomini e donne sono in numero sostanzialmente simile, l’età media è molto avanzata, decisamente sopra i 65 anni di età.  Anche le bocciofile non esistono quasi più per come le conoscevamo, è una tradizione che sta andando un po’ scemando dalle nostre parti perché noi abbiamo giocato solo e sempre “alla romagnola”, mentre i giocatori in attività adesso vanno all’italiana».
La crisi tocca non solo la provincia di Ravenna. Com’è il trend in Romagna e a livello nazionale? C’è stato supporto da parte delle amministrazioni comunali?
«Si registra un trend di sofferenza generalizzato, anche a livello regionale e nazionale. Possiamo dire grazie alle nostre amministrazione comunali che ci hanno aiutato in un periodo “impossibile” come quello della Pandemia con sostegni finanziari, insieme alla Regione. In provincia di Ravenna con i Comuni c’è sempre stato feeling ed un rapporto franco, noi abbiamo cercato di fare la nostra parte, con le poche risorse disponibili».
L’estate 2022 può essere il momento di «rinascita» dei centri?
«I prossimi mesi saranno decisivi per il futuro di molti centri sociali, la speranza è che la bella stagione ci dovrebbe aiutare molto con un graduale ritorno alla socialità, ma sono convinto che per tornare ai numeri del 2019 serviranno almeno un paio di anni».
Ancescao come si rapporta con i centri associati?
«Ancescao è famosa perché i centri sono autonomi, nel rispetto delle regole. Anche a livello regionale e nazionale stiamo mettendo in campo iniziative per promuovere le realtà associate. Chi poteva e può fare attività all’aperto ha avuto evidentemente qualche difficoltà in merno, chi ha spazi solo al chiuso sta soffrendo molto».
Il «fattore giovani», under 30 per capirci, quanto può incidere nella rinascita dei centri?
«I giovani partecipano nei centri sociali con le loro attività, sono una minoranza, ma contiamo anche sulla loro forza per ritornare ai numeri passati. Teatro, musica e sport sono le attività dove vediamo più partecipazione, cercheremo anche nei prossimi mesi di sensibilizzarli e coinvolgerli adeguatamente».
Infine, riuscite a fare rete con altre realtà del terzo settore, soprattutto in un momento delicato come questi ultimi anni?
«E’ fondamentale la cura del rapporto con gli altri enti del Terzo Settore del territorio, impegno imprescindibile in un’ottica di crescita comune. Abbiamo bisogno, o per meglio dire, la società in cui viviamo ha bisogno, dell’energia, delle idee, della cultura, dell’impegno di ognuno, anche per tentare di lasciare a chi verrà dopo di noi un mondo in cui sarà ancora possibile vivere con dignità e serenità». (m.p.)
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