Castel Bolognese, riparte il tempo pieno. I genitori: "Assurdo protestare per un diritto di base"
Dal 5 ottobre, nelle dieci classi della scuola primaria «Ginnasi» dove il tempo pieno, per le prime tre settimane, non era stato garantito, sono state ripristinate le 40 ore. Un risultato al quale si è arrivati dopo la protesta che i genitori di molti dei circa 200 bambini coinvolti hanno portato avanti il venerdì successivo davanti al plesso, incontrando anche i rappresentati dell’Amministrazione comunale. Per quanto con l’orario completo, però, per le famiglie il fatto che si sia reso necessario alzare la voce per un diritto di base resta a tutt’oggi assurdo. A dirlo, tra gli altri, è Donatella Casadei, mamma di una bambina che frequenta la scuola e referente del piedibus: «Dover scendere in piazza per vederci garantito l’orario scolastico completo la dice lunga sullo stato della scuola in generale. A noi non piace parlar male, ci rendiamo benissimo conto delle tante difficoltà che vive il sistema e dell’anno particolare che stiamo attraversando. Ma il fatto di essere avvisati il venerdì per il lunedì, di non avere alcuna certezza rispetto alla ripresa del tempo pieno e di non essere rassicurati su motivi e tempistiche, ci ha fatto pensare che era giusto arrabbiarci. Le famiglie che scelgono il tempo pieno e non il modulo lo fanno, il più delle volte, perché non hanno aiuti, perché il pomeriggio lavorano e non possono contare su nessuno. Ritrovarci a dover andare a prendere i nostri figli alle 12,30 è stato complesso, per molti ha significato usufruire di ferie e permessi in un periodo in cui il tema del lavoro è delicato, in cui c’è chi è rientrato dopo la cassa integrazione». Oltre ai problemi di conciliazione, per Casadei c’è poi tutto il discorso sulla didattica: «I bambini sono stati senza la scuola per mesi e mesi, far perdere loro altre ore di scuola, che non saranno recuperate, è grave e ingiusto. Qui si rischia ogni giorno, al primo caso di contagio, che la scuola chiuda di nuovo. Non si può davvero pensare di subire questo danno». (s.manz.)