Canottaggio, un compleanno speciale per la Canottieri Ravenna: «I nostri 150 anni, dalla Darsena alla Standiana»

Romagna | 27 Novembre 2023 Sport
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Una barca, due remi e ben 150 anni di vita. Nessuno, nella nostra provincia, può vantare la longevità della Società Canottieri Ravenna, fondata il 1° settembre 1873, e che ha appena festeggiato un traguardo clamoroso: un secolo e mezzo di attività. «In realtà - sorride il presidente Claudio Miccoli - il tiro a segno è nato qualche anno prima di noi, ma non era una società sportiva, essendo legato soltanto all’abilitazione per le armi. Noi, invece, da subito siamo diventati una società, e in 150 anni di vita abbiamo attraversato praticamente tutta la parte più importante della storia del nostro Paese, dalla nascita dell’Italia, alle due Guerre Mondiali, oltre naturalmente a tutti i momenti salienti di un secolo e mezzo di vita».
Miccoli, come siete riusciti a resistere la bellezza di 150 anni?
«Siamo molto radicati sul territorio e grazie a questo ce l’abbiamo fatta. La nostra è una società altamente resiliente perché il canottaggio è uno sport con enorme tradizione in una città che è sempre stata sull’acqua. Ravenna ha il dna dei canottieri. Se siamo qua, è grazie anche alla grande volontà dei nostri appassionati e di chi mi ha preceduto in tutti questi lunghissimi anni. Per noi è un onore ma anche un onore, perché dobbiamo proseguire nel solco di una tradizione di cui siamo portatori. Alla futura generazione dobbiamo lasciare una società che può e deve migliorare ancora».
Lei quando ha cominciato a remare?
«Sono passati tanti anni, basti pensare che sono iscritto dal 1969 e che ho festeggiato da tesserato anche lo storico centenario della Canottieri. Quando ho cominciato remavo in un canale del consorzio di bonifica o in mare. Oggi, invece, c’è la Standiana, un autentico gioiello della nostra città, nonché uno dei tre migliori bacini d’Italia per il canottaggio».
La Standiana è uno dei simboli di questo sport per la città di Ravenna.
«Sì, per fortuna il Comune ha investito su questo impianto cercando di realizzare un bacino di altissimo livello. La formula dell’ex cava si prestava a un impianto di questo tipo, inserito in un contesto di viabilità e anche di realizzazioni turistiche che lo privilegiano, come la vicinanza ad alcune arterie come Adriatica ed E-45 o il parco divertimenti di Mirabilandia. E’ uno dei tre impianti migliori d’Italia con Piediluco e l’Idroscalo di Milano, che però ha problemi sulla quota delle acque. Alla Standiana l’acqua è salmastra, quindi molto veloce perché le barche galleggiano di più. Nessuno degli altri impianti, in Italia, dispone di aree verdi limitrofe così ampie. Anche questo è un aspetto fondamentale per la qualità di un impianto».
Quanti tesserati avete nell’anno in cui festeggiate questa cifra così importante?
«Siamo intorno ai 140 tesserati. La nostra tendenza è ondivaga e spesso va in base a possibilità, offerta e mode. Dopo i risultati di Sinner, ad esempio, il tennis avrà punte di frequentazione altissime, come quando vincevamo i Mondiali di volley o di calcio. Noi possiamo sfruttare l’eco delle Olimpiadi, ma per fortuna la nostra chiave è soprattutto il radicamento nel territorio e una tradizione che non si interrompe mai».
Qual è il vostro prossimo obiettivo a livello societario e organizzativo?
«Vogliamo realizzare una sede per l’avviamento al canottaggio dentro la Darsena, in modo da radicarci e soprattutto avvicinarci ancora di più in città. La Standiana è fuori, distante 19 chilometri dal centro. Sarebbe bello vedere arrivare i nostri ragazzini in bici».
Ecco, a proposito. A che tipo di «pubblico» vi rivolgete?
«Abbiamo ragazzini dagli 11-12 anni in su. All’inizio fanno gare minori, poi dai 14 anni entrano nei Ragazzi, quindi ci sono le categorie Juniores e Seniores. Noi abbiamo anche i Master, che superano i 30 anni e che hanno smesso l’agonismo di tipo olimpico, ma fanno un’attività molto importante».
Quali sono gli atleti di punta lanciati i questi anni?
«Miani e Rosetti sono due atleti che hanno segnato due fasi storiche. Miani è stato il primo nostro atleta ad andare alle Olimpiadi e a vincere la Coppa del Mondo, unico in Italia ad aver vinto titolo Italiano, Europeo e Mondiale nello stesso anno (il 2011, ndr). Bruno è stato il primo a vincere una medaglia all’Olimpiade (il bronzo nel quattro senza agli ultimi Giochi, ndr). Ora abbiamo un atleta di grandissima prospettiva come Marco Prati, che è il primo singolista della Canottieri Ravenna ad aver vinto il Mondiale Juniores, stabilendo un record: il maggior distacco dato al secondo».
Come fa a resistere per 150 anni uno sport così di nicchia?
«Il canottaggio è uno sport molto passionale. Ti porta a livelli di fatica altissimi. O lo ami tanto, o non lo pratichi. Chi resiste, poi non molla e ha la voglia di rimanere dentro per continuare e portare avanti la società. E’ un passaparola sportivo».
Quanti presidenti ha conosciuto nel suo percorso?
«Io ne ho conosciuti quattro prima di me: Baldisserri, Bruni, Canè e Salvagianni. Sono stato presidente in un primo mandato per 8-9 anni, poi avevo mollato. Da quest’anno sono tornato e sono fiero di esserci in occasione di una ricorrenza così speciale».
Qual è il vostro sogno nel cassetto?
«A livello organizzativo ciò che ho detto riguardo alla Darsena, mentre a livello sportivo ci piacerebbe tanto vedere Marco Prati alle Olimpiadi di Parigi l’anno prossimo. Si sta allenando duramente a Sabaudia. E’ un ragazzo molto disciplinato, un soldato dal punto di vista sportivo e può davvero farcela a coronare questo sogno».
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