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Davide Zaganelli, quanti arbitri ci sono nella vostra sezione? E che tipo di stagione state vivendo?
«Abbiamo 70 associati. Se devo fare un confronto tra quest’anno e quando ho cominciato, nel dicembre 2020, è grasso che cola. Guardando la stagione, sono un presidente soddisfatto. Per noi, rispetto a Faenza e Ravenna, è più dura: siamo i più piccoli non solo della provincia ma dell’intera Emilia Romagna. Quest’anno festeggiamo i 50 anni. Il primo presidente Angelino Angelini, al quale è intitolata la sezione, si staccò da Ravenna con qualche ragazzo della zona, chiedendo l’autorizzazione: fu una partenza con 25-30 associati, poi tutto è migliorato».
Oggi qual è la categoria più difficile da arbitrare?
«Giovanissimi e Terza, ma l’arbitraggio è una scienza inesatta. Posso entrare in campo al meglio, poi però ci sono fattori esterni che non si possono programmare e controllare e che possono condizionare una partita, indipendentemente dalla categoria».
Sempre più spesso si legge di tanti episodi di violenza sui campi minori. Cosa pensate di questo brutto fenomeno?
«Leggendo i comunicati del giudice sortivo, vedo un aumento di episodi ma anche un inasprimento di sanzioni. La pandemia è stato l’anno zero: la gente è più tesa, più preoccupata. E’ sbagliato dire che scaricano su di noi, ma oggi basta meno per far scoccare una scintilla. Non ricordo, prima della pandemia, così tanti episodi».
Oggi è più difficile convincere un ragazzino a diventare arbitro?
«Sì. Io ho cominciato a 23-24 anni e le distrazioni erano meno. Oggi sono tantissime e pesano tantissimo, come pesa la violenza».
Il reclutamento come avviene?
«Uno dei nostri associati si occupa dei social, poi andiamo nelle scuole, dove collaboriamo con gli insegnanti di educazione fisica, per pubblicizzare l’attività».
Quali sono i vostri migliori arbitri?
«Arace, assistente Can, è la nostra punta di diamante».
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