Calcio, tra racconti, vittorie e aneddoti: Sacchi, Zaccheroni e Lippi hanno illuminato Fusignano

Romagna | 08 Novembre 2021 Sport
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Damiano Ventura
Oltre il sogno. Questo il nome della mostra che attraverso l’esposizione di trofei, cimeli e fotografie storiche ha raccontato della lunga e straordinaria carriera sportiva di Arrigo Sacchi. Il ‘finissage’ ovvero l’evento conclusivo è riuscito ad andare ben oltre il sogno dei tanti appassionati, di calcio e non, che giovedì sera hanno affollato la platea del Teatro Moderno di Fusignano, per ascoltare la chiacchierata tra lo stesso Sacchi, Alberto Zaccheroni e Marcello Lippi. Un vero e proprio consiglio dei tre saggi del calcio italiano che riuniti sulle poltroncine allestite sul palco hanno raccontato storie ed aneddoti “al limite della denuncia” - ha osservato ironicamente il tecnico fusignanese - senza lesinare realistici punti di vista e franchi commenti sull’attualità calcistica nostrana.
Assente giustificato della serata mister Antonio Conte, impegnato a Londra con la sua nuova squadra (il Tottenham, nda), a sconfiggere 3-2 il Vitesse in Conference League. Sarebbe stato interessante sentire anche il suo parere sul tema nazionale italiana. I tre professionisti, plurivincitori di titoli in lungo e in largo in Italia e all’estero, hanno concordato positivamente sul lavoro svolto dall’odierno commissario tecnico Roberto Mancini, laureatosi campione d’Europa in estate. Per Zaccheroni attualmente nella selezione nostrana mancherebbe, oltre alla qualificazione ai prossimi mondiali «Un centravanti, che verrà fuori col tempo». Per Lippi inoltre: «Un po’ di ‘verifiche’ contro avversari di livello». D’altronde lo stesso tecnico viareggino quando allenò l’Italia,  disputò alcune amichevoli contro l’Olanda, imbattuta da tempo fino al confronto con gli azzurri, contro il Brasile «che non si disputò perchè chiesero tre milioni di dollari» e contro la temibile Germania a Firenze (4-1), prima della spedizione vincente al mondiale del 2006 a Berlino «Gattuso mi voleva strangolare - ammette Lippi ricordando i festeggiamenti sul prato dell’Olimpiastadion -, perchè prima della finale avevo detto alla federazione che io non avrei prolungato il mio contratto qualsiasi fosse stato il risultato». E via di ricordi: «Io ho sempre cercato di trasmettere dei presupposti psicologici per far sì che tutti venissero volentieri a Coverciano - racconta l’ex CT -. Prima della partita con la Norvegia mi chiamò Sabatini dicendomi che a Totti faceva male la caviglia, io gli dissi di farlo venire lo stesso. Poi mi chiamò Sensi (presidente della Roma, nda) e gli dissi le stesse cose. Infine mi chiamò  lo stesso Totti e gli dissi di venire per stare due e tre giorni con i suoi compagni. Da quel giorno, e succedeva spesso prima, non è più accaduto che un giocatore non sia venuto a Coverciano. Una volta addirittura mi chiamò Galliani per dirmi che Gattuso voleva venire a Coverciano con la caviglia ingessata. Si era creato questo spirito nello spogliatoio e la convinzione è aumentata. Poi sono arrivati i risultati, ed anche con quello che successe prima dei mondiali (lo scandalo calcioscommesse, ndr) se non fossimo stati un gruppo unito ci saremmo
sciolti come neve al sole». Sacchi ‘e friends’ hanno poi approfittato dell’occasione per parlare anche del mondiale USA ’94 del rigore di Baggio e delle lacrime di Baresi. «Se l’altra squadra gioca meglio - ha detto Sacchi - non c’è nulla di cui vergognarsi. Arrivammo a quella finale fino ai rigori. Siamo arrivati comunque secondi e semplicemente il Brasile era più in forma, quindi ha meritato la vittoria più di noi». Un argomento questo, che ha poi dato la possibilità ai relatori di divagare amabilmente anche sulla mentalità di tifosi e popoli in altre parti del mondo, come il Giappone in cui ha allenato Zaccheroni. «Dopo l’Italia andai lì per fare un’esperienza diversa. In Giappone subito dopo un concerto non si
trovano cartacce per terra e per strada si fuma solo nei corner perchè ci sono i bambini. E’ un’altra mentalità, anche nello spogliatoio dopo aver sconfitto l’argentina di Messi o dopo un’eliminazione mondiale lo spirito è lo stesso, lo sport più puro che si possa vivere».
Poi l’immancabile aneddoto «Dopo aver vinto la coppa d’Asia, l’Imperatore mi ricevette, insieme ad altre migliaia di persone. Eravamo disposti a file, lui si inchinava passando di fronte ad ogni fila. Quando mi vide si avvicinò e mi strinse la mano, una cosa che non fa mai, e io gli porsi la mia mentre tutti intorno si misero a piangere». 
Divertente e dissacrante inoltre la serie di botta e risposta tra i tre allenatori sugli incontri delle loro squadre nel campionato italiano. Particolare attenzione ha avuto l’annata 96/97 quando la Juve di Lippi:
«Vincemmo 6-1 contro il Milan di Arrigo, poi vincemmo contro l’Ajax nei quarti di finale di Coppa dei Campioni. Alla giornata successiva contro l’Udinese invece», ha poi proseguito Zaccheroni: «Finì 3-0 per noi con un uomo in meno». Poi i ricordi degli scudetti. Qualche anno più tardi infatti sulla panchina del Milan, l’allenatore di Cesenatico vinse il campionato: «La svolta fu la vittoria della Juve di Lippi in casa della Lazio capolista a poche giornate dalla fine del campionato». I ringraziamenti poi sono stati ricambiati ricordando il fatidico ‘5 maggio’, giornata dello scudetto della Juventus grazie al KO dell'’Inter contro la Lazio, guidata proprio da Zaccheroni: «Poborsky fu fischiato nel riscaldamento da tutto lo stadio olimpico perchè era amico di Nedved e poi fece due gol, ma l’Inter non avrebbe segnato nemmeno se la Lazio non fosse scesa in campo. La giornata precedente Hector Cuper ospite in tv di Varriale disse che avrebbe schierato Ronaldo, Vieri e Recoba. Con quella dichiarazione ostentò sicurezza e ottenne l’effetto contrario».
Oltre che sui campi i tre ‘saggi’ hanno ricordato come si sono conosciuti. Sul campo da calcio ma anche a Imola, in un noto hotel della città, in un giorno in cui Lippi, che stava andando ad incontrare Lugaresi, lo storico presidente del Cesena, incrociò Sacchi sulla sua strada, che gli raccomandò la panchina bianconera. Ironia della sorte si incontrarono alla prima giornata della stagione 89-90. Al Manuzzi vinse
il Milan di ‘Arrigo’ 0-3. Fu l’anno dello scudetto del Napoli di Maradona ma i rossoneri si aggiudicarono la Coppa dei Campioni, la seconda consecutiva e la quarta della storia del ‘Diavolo’. Uno di quei trofei che gli gli appassionati hanno potuto vedere in mostra a Fusignano e che ha costituito il passo oltre al sogno di diventare allenatore, come ha ricordato lo stesso Sacchi in chiusura «Non so dire
se ho rivoluzionato il calcio, ma so che in Italia la rivoluzione la fa chi compie cose semplici. Non sono mai stato un bravo calciatore ma sono stato appassionato di questo sport e giudicavo i calciatori come persone più che sulla tecnica. Lasciai il lavoro per inseguire un sogno, quando arrivai al Milan mi chiamavano il signor nessuno, poi è andata com’è andata». Da oggi, quindi si potrà utilizzare un'altra locuzione destinata ad essere utilizzata nei consessi per ricordare imprese leggendarie: 'chiacchiere da teatro moderno', e mica da un bar sport qualsiasi.
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