Il gioco del calcio è l’unico sport di squadra a non essersi ancora arreso di fronte all’emergenza Covid -19, pensando a una ripartenza che viene sempre spostata in là nel tempo. E’ forte il rischio che questa stagione resti un’opera incompiuta. La scomparsa dello sport è una delle conseguenze di questo momento così incredibile e duro della nostra esistenza. La pandemia da Covid-19 ha reso concreta una eventualità che sembrava quasi inimmaginabile: l’interruzione dello sport tutto, dalla base all’élite. La speranza di tutti è che il motore della nostra vita associativa, fondamentale come pratica e per l’aspetto della socialità, possa riaccendersi. Anche per il Faenza calcio è passato più di un mese dal blocco degli allenamenti, il 10 marzo, dopo che già le due domeniche precedenti non si era potuto giocare. Un momento di incertezza, di dubbi, un tempo sospeso che pone interrogativi.“Fermarsi è stata una decisione sofferta, ma necessaria e presa nei tempi giusti oltre un mese fa – dice il presidente del Faenza Calcio, Gian Andrea Missiroli - E’ una fase che mai avremmo immaginato, di sofferenza profonda, che ci impone di riflettere e ci fa però comprendere il valore della vita e le priorità, riscoprendo cose che sembravano scontate. Mai come in questo momento si può apprezzare ciò che rappresenta lo sport, per chi lo pratica come atleta e chi lo segue come dirigente. Ritornerà: prima o poi si ricomincerà a giocare e a correre, ma non sarà la stessa cosa. Non sarà come schiacciare un bottone e riprendere come prima. Al mondo dello sport serve pensare, ora per il futuro, a come vorrà essere, studiare come uscire, immaginare scenari di ripartenza. Con la crisi economica complicata e impattante che si manifesterà, è ipotizzabile un ridimensionamento generale. Questo tremendo shock può però favorire un cambio di paradigma. Quando saremo in grado di ricominciare, con tutte le misure di massima sicurezza, sarà davvero un nuovo inizio per tutti”.