Calcio, l'ex rossoblu Stefano Torrisi celebra la qualificazione del Bologna: «Nel ‘98 andammo in Europa e ora festeggio: la Champions League è un traguardo fenomenale»
Luca Alberto Montanari
«Noi, che nel 1998 avevamo riportato il Bologna in Europa, agli occhi dei tifosi siamo stati il ricordo più bello degli ultimi 30 anni. Oggi, finalmente, qualcuno ci ha superato e possiamo essere orgogliosi di cedere il testimone a una squadra fenomenale, che ha riscritto la storia». Stefano Torrisi non ha neppure bisogno di una domanda. Sente la parola “Bologna” e va a braccio, tra passato (il suo) e presente (quello di oggi), uniti da un filo conduttore: l’Europa. Il difensore ravennate, nella stagione 1997-1998, era il ministro della difesa del Bologna di Renzaccio Ulivieri, che chiuse il campionato all’8° posto strappando il pass per un torneo che non esiste più (l’Intertoto) e che metteva in palio la qualificazione alla Coppa Uefa (poi centrata dal Bologna di Mazzone l’anno successivo). Oggi il «Toro» veste invece i panni del tifoso che celebra una storica qualificazione in Champions League, strappata con due giornate di anticipo dal club rossoblù dopo 60 anni di lontananza dal massimo torneo continentale: «Sono stati semplicemente perfetti - racconta Torrisi - e ora mi piacerebbe che mettessero sulla torta anche l’ultima ciliegina: il terzo posto. Chiudere questo campionato davanti alla Juventus sarebbe un autentico capolavoro, il punto esclamativo finale. Visto che lunedì c’è lo scontro diretto, io ci spero».
Dopo aver conquistato l’Europa, nell’estate 1998 Torrisi si trasferì all’Atletico Madrid e di conseguenza non partecipò all’indimenticabile campagna europea dell’anno successivo, quando il Bologna arrivò a pochi minuti (e a un maledetto rigore) dalla finale di Uefa contro il Parma, superato proprio in volata dal Marsiglia: «regalammo una grande gioia al popolo rossoblù - ricomincia l’ex difensore - in una Serie A di altissimo livello e al termine di una grandissima stagione. Ma il Bologna oggi ha fatto ancora meglio. So l’emozione che si prova in questi casi, perché mi sembra di rivivere quei momenti, distanti ormai 26 anni: Bologna è una città appassionata, calda e godereccia, che sa diventare sbalorditiva quando le cose vanno così bene e arrivano vittorie inaspettate». In questo parallelismo tra il Bologna di Torrisi e il Bologna di Zirkzee non ci sono molti punti di contatto, al netto di una piazza coinvolgente e travolgente che non si è certo risparmiata nei festeggiamenti e nelle celebrazioni: «Sono davvero contento – riattacca Torrisi - che sia arrivato questo passaggio di consegne perché nel calcio di oggi è difficilissimo arrivare così in alto e mantenere questa continuità. Il Bologna di Thiago Motta ha fatto venire l’acquolina in bocca ai tifosi». Da ex calciatore arrampicatosi fino alla Nazionale, ecco l’analisi sulla stagione ormai giunta ai titoli di coda: «Il terzo posto non è un caso, ma il frutto di un lavoro straordinario di tutte le componenti. Per me è la vittoria di tutti, di un branco di fenomeni in campo ma anche fuori dal campo. Non c’è solo una chiave di lettura dentro a questa impresa: c’è l’allenatore giusto al posto giusto, ci sono dirigenti fenomenali a partire da Sartori, un autentico fuoriclasse, e poi c’è il presidente ideale per investire e un gruppo di calciatori davvero straordinario, plasmato a immagine e somiglianza dell’allenatore. Il Bologna non è stato solo Thiago Motta o Zirkzee, insomma».
Quanto all’ambiente, Torrisi non ha dubbi: «Spesso si generalizza parlando di amore e di fede, ma a Bologna è proprio così, perché alla fine c’è una specie di devozione che la gente prova per chi le sa regalare questo tipo di emozione».
Aspettando la super sfida contro la Juventus, che mette in palio addirittura il podio alle spalle delle due milanesi («vincere sarebbe il premio più bello»), Torrisi comincia a guardare anche avanti e chiude rivolgendo uno sguardo al futuro: «Il problema grosso sarà resistere alle tentazioni dei grandi club, perché tanti giocatori avranno richieste. Il Bologna in questi anni ha speso tanto e potrebbe anche voler incassare, ma poi con Sartori saprebbe come investire gli eventuali guadagni, quindi non sarebbe un problema. Di sicuro le partite aumenteranno sensibilmente e di conseguenza anche il livello delle avversarie si alzerà, quindi la rosa va rinforzata, qualitativamente e numericamente».