Calcio, il nuovo Lugo 1982 si fa in tre: «Calcio, beneficenza e sociale»

Romagna | 07 Novembre 2022 Sport
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Tomaso Palli
Quando si parte o, per meglio dire, si riparte le incognite sono sempre tante. A maggior ragione se si prende il posto di una realtà oramai consolidata nel territorio. E così si manda in archivio il nome Stuoie 1982 per far posto, con conseguente boccata d’ossigeno, al neonato Lugo 1982 che da qualche mese calca i campi del territorio. «Con il cambio di nome e logo e, appena sarà possibile, con la presenza fissa al Muccinelli - spiega il presidente del neonato Lugo 1982, Antonio Amadei - vogliamo ridare ai nostri conterranei un riferimento calcistico. Con il nome Baracca sarebbe stato più semplice e naturale ma, forse, aspettative e sostenibilità non sarebbero state soddisfatte per quella che è la concreta disponibilità ad investire del nostro territorio. La nostra scelta, meno sentimentale e più razionale, è nell’ottica della realtà attuale: consolidare le basi e misurare le capacità del territorio di fare calcio mantenendo un’identità legata all’associazionismo guidato da volontari». Un percorso che ha quindi tanta strada ancora da fare ma che promette di raggiungere, un passo alla volta, traguardi importanti in base a quello che sarà il riscontro: «È il modo più sostenibile e fattibile - prosegue - poi, un domani, sarà sempre possibile fare scelte diverse se Lugo risponderà presente».
Presidente, perché questo cambiamento?
«Il calcio a Lugo, fino a ieri, era rappresentato dalle Stuoie che avevano avviato un percorso di crescita numerico e di qualità che continua oggi, anche nelle sponsorizzazioni. E così, ci è sembrato giusto cambiare e metterci al centro della città di Lugo visto che siamo la società più numerosa e quella con la prima squadra più in alto, seppur solo in Seconda categoria».
Il legame con Stuoie è però rimasto.
«Ci sembrava troppo quartieristico restare solamente Stuoie 1982. Nel nome è ancora presente la data ma ora Lugo è al centro. Di vecchio, però, abbiamo mantenuto praticamente tutto. I principi da cui nacque Stuoie sono ancora forti e presenti: a nessuno viene impedito di venire a giocare e il calcio resta e resterà per tutti. A questo, stiamo cercando di aggiungere un percorso di qualità».
In cosa consiste?
«Quest’anno, per la prima volta, partecipiamo ad un campionato regionale con la nostra Under 16. Siamo diventati Scuola Calcio riconosciuta e, dalla prossima stagione, diventeremo Scuola Calcio Elite. Riorganizzeremo poi il torneo internazionale, ad inizio giugno, che abbiamo sempre fatto, e ancora tanto altro. Il tutto per cercare di portare ragazzi dentro la nostra prima squadra e creare qualcosa di importante provando a lasciare, un domani, la Seconda categoria e poi la Prima e così via. Non possiamo investire in una prima squadra come fanno altri e perciò l’idea è di crescere senza dimenticare i valori passati».
Quali sono gli obiettivi?
«Quest’anno vogliamo mantenere la categoria. La rosa è molto giovane e tanti ragazzi sono alla prima esperienza in prima squadra: abbiamo pagato tutto questo al via della stagione. Cerchiamo di fare le cose evitando il passo più lungo della gamba. L’obiettivo è gettare le basi per qualche cosa di importante e andare a giocare al Muccinelli è sicuramente uno degli obiettivi primari». 
Ha parlato di Baracca Lugo. È ancora forte, nelle persone, quell’idea?
«Ci sono tanti nostalgici perché tutti conoscono il Baracca Lugo. Ma noi non possiamo esserlo e non vogliamo ricrearlo. È una cosa che voglio ribadire. Non tanto perché non si possano raggiungere, magari un domani, quei risultati e livelli. Ma perché i tempi sono cambiati: non ci sono risorse economiche e ci sono troppe cose lontane da quel contesto e concetto di calcio. Nel logo è presente il Cavallino perché acquisito da due persone all’interno della società. Poi c’è l’ala di Baracca, il richiamo della «L» di Lugo e il 1982 per le Stuoie. Il tutto non per imitare il Baracca ma per unire e diventare la realtà principale di Lugo». 
Un po’ di numeri: quanti sono i vostri tesserati?
«Contiamo circa 250 ragazzi, a cui aggiungere i 25/30 della prima squadra, che coprono tutte le categorie, alcune anche con doppie squadre. Abbiamo poi una trentina di allenatori che a noi piace chiamare educatori perché l’aspetto educativo, ancora prima di quello calcistico, è importante. Poi ci sono i dirigenti, gli accompagnatori, una persona per i social, gli addetti alle strutture, un direttivo di 6/7 persone e tanti sponsor. Siamo grandini e questo ci rende contenti». 
Educazione, calcio e… anche tanti progetti sociali.
«Beneficenza e sociale sono tematiche a cui teniamo molto. La 24h è un evento che ci ha permesso di inviare aiuti in Brasile e grazie ad un’associazione abbiamo spedito moltissimo materiale in Senegal. Non è cambiato nulla, da questo punto di vista, col passato: siamo sempre noi a fare calcio. Il voler metterci al centro della città è per diventare la realtà di riferimento. E anche per questo cerchiamo di essere sempre a disposizione della comunità di Lugo per eventi, festival o iniziative».
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