Calcio, dieci anni fa l'addio al faentino Giacomo Neri, l'ala destra che volava e segnava

Romagna | 06 Maggio 2020 Sport
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Giuseppe Sangiorgi
Assist e gol. Merce preziosa nel gioco del calcio, che Giacomo Neri produceva con qualità. Sono passati dieci anni dalla scomparsa di uno dei più talentuosi calciatori faentini di tutti i tempi, per diverse stagioni attaccante titolare in serie A. Tanti gli acciacchi, ma Giacomo Neri era ancora in forma a 94 anni, età che ne faceva il più anziano calciatore vivente ad aver militato nella Nazionale italiana. Appena tre mesi prima della morte, il 18 gennaio, a pochi giorni dal compleanno (era nato a Capodanno del 1916), aveva ricevuto il premio «Una vita per lo sport» del Comune di Faenza. «Ne andava molto fiero - ricorda Carlo Sangiorgi, ex calciatore della Robur Faenza, promotore della segnalazione -. Ha avuto appena il tempo di assaporare quella gioia con l’amata moglie Giovanna, morta poco dopo di lui. Un giusto riconoscimento a una persona di grande umanità che ha dato lustro alla città natale a cui era molto legato».
La prestigiosa carriera di Giacomo Neri è segnata da numeri importanti: 232 partite in serie A (con 56 reti), 25 in B (4 gol), 3 presenze in Nazionale. A 11 anni «Giacomino» assiste agli allenamenti del Faenza, a quei tempi in I Divisione, l’attuale serie B. La squadra biancazzurra è guidata dall’allenatore giocatore ungherese Adalberto Balassa che un giorno lo invita a palleggiare con Carlo Kelchen, la bravissima mezzala pure magiara. A 16 anni Neri debutta in prima squadra nel Faenza. Passa nel 1933 al Dopolavoro Ferroviario di Rimini e, dopo una stagione, al Livorno con cui esordisce in serie A all’età di 18 anni. Tra i suoi tifosi c’è il futuro presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Nella squadra labronica in tre stagioni (due in A e una in B) si mette in luce, tanto da attirare l’interesse della Juventus, che ne acquista il cartellino nel 1936. E’ il primo romagnolo in bianconero. Nella squadra allenata da Rosetta, accanto a campioni come Bertolini, Monti, Foni, Rava, Borel, il ventenne Neri colleziona 12 presenze e una sola rete, che pure rimane nella storia juventina perchè è la numero 6.000. Torna così per altre due annate (53 gare e 11 gol) a Livorno che poi lo cede al Genoa con l’altra ala labronica Ugo Conti e l’amico Bruno Arcari. Qui, nel Genova 1893, il nome voluto dalle autorità politiche del tempo, il presidente mecenate Juan Claudio Culiolo, continua portare i migliori talenti con l’obiettivo di conquistare il decimo scudetto che non arriva, nonostante la squadra del Grifone lotti sempre per il vertice.
Nell’arco di cinque stagioni, Neri totalizza 107 presenze e 34 gol nel Genoa e conquista la maglia azzurra debuttando il 12 novembre 1939 a Zurigo quando l’Italia è sconfitta 3-1 dalla Svizzera.
Quindici giorni dopo a Berlino accanto ad altri sei genoani (Marchi, Sardelli, Battistoni, Genta, Perazzolo e Scarabello) Neri porta in vantaggio la squadra azzurra schierata dal ct Vittorio Pozzo nel match contro la Germania che poi prevale 5-2. Neri è a Torino il 3 marzo 1940 in Italia-Svizzera 1-1, poi la guerra gli toglie la possibilità di giocare con continuità.
La caratteristica tecnica più apprezzata di Neri, tipica ala destra, assieme alla velocità, è la straordinaria capacità di involarsi sulla fascia e crossare in corsa, confezionando assist preziosi, sfruttati nel Genoa da perentori interventi di testa di Bertoni e Ispiro, in un attacco stellare composto anche da Conti e Trevisan. I gol Neri li sapeva fare eccome, spesso tanti in una sola partita. Accade quando segna per due volte una tripletta nel Genoa che rifila sei gol al Torino e all’Ambrosiana Inter.
E’ un Neri grandioso quello che, sempre con il Genoa, rifila una quaterna al Bari in 14 minuti: record ancora imbattuto.
Dopo il conflitto mondiale, Neri gioca nell’Inter per due anni accanto a Meazza e Lorenzi prima di concludere la carriera di calciatore a Neuchâtel in Svizzera, e iniziare quella di allenatore ad Alessandria, che porta dalla D alla B, per poi guidare Casale, Lucchese e Faenza.
Dopo aver lavorato in azienda a Treviglio, Giacomo Neri rientra nella città natale, riavvicinandosi ai colori biancazzurri come presidente dell’associazione degli ex giocatori del Faenza e gioisce nel 1998 per la promozione in C2 accanto al presidente Giancarlo Minardi, al direttore Giuseppe Giovanardi e al mister Ivano Gavella.
Socio di Atleti azzurri d’Italia, Unione Veterani Sportivi e Panathlon, passa per 25 anni due mesi a Ortisei in val Gardena (premiato come ospite fedele), conosciuta grazie ad Arturo Tanesini, faentino, ex calciatore, alpinista, scrittore, ingegnere trasferito a Bolzano. E sarebbe andato sulle Dolomiti anche nell’estate del 2010 se la sua corsa non si fosse fermata.
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