Calcio D, l'orgoglio e la soddisfazione di Gadda: «L’affetto dei tifosi, il gruppo e il futuro: questo è stato il mio Ravenna più forte»

Romagna | 25 Maggio 2024 Sport
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«Da quando alleno, non avevo mai vissuto una stagione come questa. Senza dubbio, è stata la più bella». La più bella e anche la più vincente, perché Massimo Gadda e il suo Ravenna hanno chiuso il campionato al primo posto e domenica scorsa hanno concesso il bis, vincendo anche i playoff grazie al 2-1 rifilato al Corticella nella finale del Benelli. Eppure… «Eppure in C è salito il Carpi, che nel girone di ritorno ha fatto un capolavoro e che non ha alcuna colpa nel caso Pistoiese. Ma a chi dice che siamo crollati noi, buttando via la promozione perché ci siamo fatti mangiare 11 punti, voglio far notare che nel girone di ritorno il Ravenna ha conquistato esattamente gli stessi punti dell’andata. E di conseguenza, se il girone di andata è stato straordinario come sottolineato da tutti gli addetti ai lavori, posso dire che anche al ritorno non siamo stati da meno. Noi non abbiamo buttato via il campionato, ecco».
Gadda, come ha archiviato questa stagione conclusa domenica scorsa con la vittoria dei playoff?
«La archivio come la migliore nella mia carriera da allenatore. Ho trovato un gruppo clamoroso, il migliore che abbia mai allenato. E questo l’ho detto loro 4 mesi fa e non 4 giorni fa. I risultati sono stati la benzina e hanno aiutato, ma abbiamo vissuto una stagione incredibile».
Se ripensa alla scorsa estate, quando siete ripartiti quasi da zero, come giudica il vostro percorso?
«Siamo partiti a fari spenti e con un ridimensionamento. Dovevamo costruire un gruppo e una squadra da zero e lo abbiamo fatto. Questa squadra ci deve rendere orgogliosi, perchè la volevamo proprio come è effettivamente venuta: con qualità, gamba e carattere. La cosa che ci rende orgogliosi è che i giocatori li abbiamo scelti e non ce li hanno rifilati a caso o per farci un favore. Poi abbiamo costruito un gruppo, un modulo e una identità. Io la scorsa estate dicevo: non possiamo promettere nulla. Però ho sempre aggiunto: è il campo che poi decide. Dopo 15-20 giorni dissi a Brunelli: “Pres, abbiamo una squadra forte e competitiva. Ora ci dobbiamo lavorare, perché possiamo essere protagonisti”. Sul campo siamo arrivati primi».
Qual è stato il momento più bello?
«Le emozioni che abbiamo provato in questo finale non capitano spesso. Quello che ci ha riservato la gente, a Ravenna non l’ho mai visto. Avevo già vinto la D da allenatore e un campionato da calciatore, ma l’affetto di quest’anno della gente non lo avevo mai vissuto. Ho sempre abitato a Ravenna, ma non ho mai percepito questo amore. Il momento che mi ha emozionato di più riguarda la giornata più amara: il saluto sotto la curva a Carpi, quando centinaia di persone ci applaudivano nonostante la sconfitta. A volte si va oltre il risultato ed è stato proprio così».
Quel giorno il Carpi vi ha scavalcato. Cosa ha pensato dopo la partita?
«Loro sono andati a +2, ma non era ancora esploso il caso riguardante la Pistoiese. Uscimmo dal Cabassi dopo aver disputato una gara da capolista, che non avremmo mai meritato di perdere. Siamo usciti con la consapevolezza di essere forti e di dover rincorrere, ma da quel giorno le abbiamo vinte tutte: 7 vittorie, 19 gol fatti e 0 gol incassati. Purtroppo il caso Pistoiese ci ha penalizzato, ma non abbiamo mai mollato, cosa che avrebbero fatto tutti. Ci siamo detti: dobbiamo fare gli stessi punti del Carpi. Non è contato nulla, ma per noi ha avuto un valore inestimabile».
Avreste meritato di giocare lo spareggio.
«Il campo dice questo, anche se eravamo davanti al Carpi in tutti i parametri: differenza reti e soprattutto scontro diretto. Ci tengo a ribadire che, sul caso Pistoiese, il Carpi non c’entra nulla e merita gli applausi, ci mancherebbe. Il vero problema è che nessuno fa nulla per migliorare queste cose extra-calcistiche. Ogni anno si dice che sarà l’ultimo e poi l’anno successivo ci sono sempre problemi. Questa volta è andata bene a loro e male a noi, la prossima volta toccherà a qualcun altro. E non va bene».
Con la vittoria dei playoff, nella graduatoria che verrà ufficializzata a giugno, il Ravenna sarà secondo dietro al Siracusa. Si può puntare al ripescaggio?
«Per come è messo il Ravenna, è una ipotesi. A Forlì ho perso la finale playoff con la Correggese, poi siamo stati ripescati. E lo stesso è accaduto a Imola, quando vincemmo la finale playoff proprio contro il Forlì e poi arrivò il ripescaggio. Sarebbe una grande opportunità per la nuova società e i tifosi e sono certo che la nuova proprietà si farà trovare pronta, ma a noi non regalerebbe nulla dal punto di vista sportivo».
A proposito di società, avete sfiorato il successo dentro una stagione caratterizzata anche dall’avvicendamento Brunelli-Cipriani.
«Mi era capitata la stessa cosa proprio a Ravenna, quando vinsi la D, durante il passaggio dalla società di Gregori e Pelliccioni alla famiglia Ferlaino. Allora la vittoria del campionato era una priorità assoluta, perché Ferlaino sarebbe venuto solo in C. Noi quel campionato lo vincemmo con un solo punto di vantaggio all’ultima giornata». 
Ora cosa si aspetta per il futuro?
«Non lo so. Per Ravenna è un’estate importante. C’è una società che lascia dopo 13 anni, ne subentra una nuova, con gente di Ravenna ben radicata sul territorio. Non so cosa accadrà, lo spiegheranno loro».
Lei ha il contratto in scadenza. Dopo una stagione così, spera di restare?
«La voglia di ripartire c’è, ci mancherebbe. Ma io sono tranquillo. Dopo una stagione così, io mi sento a posto. Se vorranno continuare con noi, noi ci saremo. Ma le scelte le fa chi comanda. Quindi dobbiamo aspettare».
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