Calcio D, l'ex giallorosso Atzori: «Sogni, ambizioni e tanto entusiasmo: Cipriani è l’uomo giusto per il Ravenna»

Romagna | 30 Settembre 2023 Sport
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«Cipriani? L’ho conosciuto quest’estate, mi ha fatto un’ottima impressione e penso sia la persona giusta per rilanciare il calcio a Ravenna». Parola di Gianluca Atzori, uno che di calcio giallorosso se ne intende essendo stato prima calciatore e poi allenatore del Ravenna. L’ex difensore centrale, diventato figlio adottivo della città bizantina dove risiede ormai da tantissimi anni, è rimasto molto colpito dalle ultime notizie che riguardano Ignazio Cipriani e il suo desiderio di rilevare il Ravenna. «Sono saltato dalla sedia per la gioia - racconta Atzori - perché ho avuto la fortuna di conoscere Ignazio. Quest’estate, quando era a Marina di Ravenna in vacanza, ha affidato suo figlio e suo nipote alla mia Tg Academy. Cercava un allenatore e a una scuola in città e mi sono messo subito a disposizione. Lui non mi conosceva, gli ho spiegato il mio percorso e la nostra proposta ed è rimasto molto colpito. Ma anche io sono rimasto colpito da lui. Non pensavo volesse acquistare il Ravenna, ma avendolo conosciuto posso dire che si tratta del profilo ideale, un ragazzo giovane, serio e dinamico. Oggi, per rilanciare il calcio in città, ci vuole un imprenditore così. A mio avviso non servono solo potenzialità economiche, che Cipriani avrà certamente a disposizione, ma anche freschezza, spensieratezza ed entusiasmo. E da questo punto di vista Ignazio mi sembra una vera garanzia, il profilo ideale». 
Naturalmente Atzori non si spinge oltre, però aggiunge un altro particolare curioso: «Non conosco i suoi progetti, anche perché non ne abbiamo parlato quest’estate, quando ci siamo conosciuti. Però so che ha giocato a calcio, che gli piace il calcio, che ha una grande passione e che naturalmente conosce bene Ravenna e anche la storia del Ravenna. Ecco, se ha davvero a cuore il calcio in città, allora io sono molto contento. Vedere il Ravenna ristagnare da tanti anni nell’anonimato, soprattutto oggi in Serie D, con poca gente allo stadio e poche ambizioni, non mi piace proprio ed è una ferita al cuore. Quindi mi auguro che questa operazione possa andare in porto, perché Ignazio ha tutto per farcela e per conquistare i tifosi del Ravenna. Tra 20 anni, se tutto andrà bene, sono convinto che potrà godersi quello che è riuscito a fare». Da ravennate acquisito, Atzori conosce molto bene il rapporto che ha la città con il calcio, ma anche alcuni problemi che riguardano proprio Ravenna: «Sì, noi che abitiamo qua conosciamo bene le problematiche, a cominciare dalle carenze strutturali. Questo è il problema più grande in città e mi auguro che si possa migliorare anche qui, perché nel calcio moderno e frenetico di oggi, i campi e le strutture sono fondamentali. Detto questo, la prima parola che mi è venuta in mente quando ho letto di Cipriani e di un possibile cambio al vertice, è stata un’altra: entusiasmo. Ecco, per ripartire forte serve ricreare entusiasmo e Ignazio è la figura ideale per questa missione. Deve fare capire alla gente che c’è un futuro, che si può ancora sognare, che si può migliorare e che il tifoso del Ravenna può godersi un calcio diverso, che non può essere la Serie D. Poi bisogna capir quanto vorrà investire, ma questo è un altro discorso. Oggi al Ravenna manca un Corvetta: dopo quello che io reputo un secondo padre, che è stato mio presidente quando ero calciatore, è sempre mancata la continuità e anche l’ambizione. Investire nel Ravenna deve essere la missione di chi arriva, perché il verbo sognare in questa città non viene utilizzato da più di 20 anni». 
Prima di chiudere, Atzori torna su Corvetta e sul passato, lui che ha lavorato con tutte le ultime proprietà prima di Brunelli: dallo storico patron a Gianni Fabbri. «Corvetta per me è stato un padre, uno che potenzialmente a livello emotivo ti trasmetteva una carica impressionante. Un vulcano. Ricordo una gara che perdevamo 1-0 in casa. All’intervallo non aprì la porta dalla maniglia, ma bucò la porta dalla rabbia: dopo quel cazzotto, nel secondo tempo siamo tornati in campo e abbiamo ribaltato la partita. Ricordo ancora le sue parole, il suo tono di voce. Era un animale, ma riusciva a capire i momenti. Gianni Fabbri era più tranquillo e taciturno, invece. Ma io sono legato a entrambi perché mi hanno fatto vivere due bellissime esperienze». 
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