Calcio D, il Ravenna e un'altra beffa al «Comunale» di Pistoia 29 anni dopo: «Una vera ingiustizia, ma non è ancora finita»
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Pistoia, stadio Comunale, 29 anni dopo. Tra il Ravenna e una (possibile) promozione torna ad esserci di mezzo il club arancione e il vetusto stadio Melani, teatro nel 1995 di una pesantissima sconfitta incassata dai giallorossi nei playoff di C1 e domenica scorsa di una farsa che rischia di togliere un altro sogno al club giallorosso. Due storie completamente diverse, ma ugualmente beffarde, che ai tifosi del Ravenna più «stagionati» procureranno un fastidioso prurito. A loro e naturalmente a Massimo Gadda, che 29 anni fa era il capitano della squadra giallorossa battuta sul campo dalla Pistoiese, e oggi è il tecnico di una formazione che ha visto raddoppiare il distacco dal primo posto per colpe non proprie. Se 29 anni fa, nella semifinale di ritorno dei playoff, il Ravenna incassò una decisiva sconfitta sul campo (1-0 dopo lo 0-0 del Benelli e addio sogni di gloria nel doppio confronto), questa volta la beffa è arrivata fuori dal campo. Domenica scorsa la Pistoiese non è scesa in campo al Comunale, nella gara contro il San Giuliano City, e in settimana è stata estromessa dal campionato, come da regolamento trattandosi della seconda rinuncia. In questo modo il Ravenna perde 6 punti, mentre il Carpi solo 4. Massimo Gadda, dopo aver incassato un’altra beffa, si è affidato ai social per lanciare un messaggio condivisibile: «Sei punti in meno, sei punti tolti in classifica in questo folle mondo, sono difficili da accettare. E’ difficile accettare un’ingiustizia che va oltre il risultato del campo. Nessun risultato negativo toglierà merito a questo gruppo di ragazzi, a questo gruppo di amici. Non è finita, è durissima, ma noi ora facciamo il nostro e poi si vedrà». Durissima, invece, la presa di posizione del Ravenna: «La società - si legge in una nota - è costretta a prendere atto, con enorme amarezza, che ancora una volta il merito sportivo è stato calpestato, anzi annullato, da comportamenti scandalosi che nulla hanno a che fare con la giustizia e la lealtà. È difficile dover fare i conti con una normativa lacunosa e totalmente insufficiente a fronteggiare la dissennata gestione di società sportive che operano senza il minimo rispetto dei sacrifici altrui; molto semplicemente, sarebbe stato sufficiente fermare la Pistoiese al termine del girone di andata allorquando tutti gli addetti ai lavori erano a conoscenza della reale situazione. A farne le spese, una squadra, una tifoseria e una città che hanno giocato, lottato e gioito nel pieno rispetto delle regole, senza tuttavia poter provare a coronare un percorso che meritava tutt’altra considerazione. Preso atto della surreale situazione creatasi, la società, forte della straordinaria capacità del proprio staff e dei suoi giocatori già espressa sul campo, non lascerà nulla di intentato, riservandosi al tempo stesso ogni azione possibile volta a tutelare i propri interessi presso gli organi competenti».