Calcio D, il faentino Stefano Cassani sulla strada del Ravenna: «Il mio lavoro, Gasp e un big-match da brividi»
Luca Alberto Montanari
C’è un faentino doc sulla strada del Ravenna. Ha 35 anni, un cognome «pesante» e di professione fa l’allenatore. Nella scorsa stagione guidava la matricola Victor San Marino, con cui si è arrampicato fino al terzo posto in classifica al termine di un campionato esaltante, mentre quest’anno sta facendo ancora meglio con il «piccolo grande» Lentigione, ormai una realtà consolidata in Serie D. A due giornate dal termine del girone d’andata, la squadra di Cassani è a -1 dal primo posto (occupato da Tau Altopascio e Forlì) ed ha gli stessi punti del Ravenna, che domenica salirà proprio in terra emiliana per il personalissimo derby del figlio di Davide, che (per rimanere in tema) sta pedalando davvero molto forte.
Cassani, dica la verità: dopo l’exploit con il San Marino, si aspettava di essere così in alto anche quest’anno?
«Sapevo di essere andato in una società che sta facendo bene da almeno tre anni, che nella passata stagione ha conquistato i playoff e che in passato li ha pure vinti. Hanno una proprietà importante un’organizzazione non certo da Serie D. Lavorare nel Lentigione significa essere professionisti, quindi è più facile comportarsi bene e lavorare con profitto, come stiamo facendo noi».
Al netto del contorno, la classifica è davvero splendida.
«Stiamo facendo un gran bel campionato, su questo non c’è dubbio. Dire che mi aspettavo di essere lì, con il Ravenna e il Forlì, alla fine del girone di andata, forse è troppo. Però sapevo di avere una bella squadra, con tante potenzialità».
A proposito di bella squadra, il Lentigione ha la miglior difesa del campionato.
«Alleno una squadra che ha una grande abnegazione per la fase di non possesso. E’ una squadra a cui piace non prendere gol, è proprio nel nostro dna. Non è solo una questione di organizzazione o di qualità, ci sono anche il carattere, la volontà e la determinazione».
In cosa la sta stupendo la sua squadra?
«La fame con cui scendiamo in campo. Alleno una squadra che lavora tanto e che non si risparmia mai. Hanno voglia di emergere e di fare bene, trovando a Lentigione una base solida. Possiamo sembrare piccoli e lì per caso, ma siamo organizzati benissimo e questo è un enorme vantaggio per tutti, perché noi che scendiamo in campo possiamo solo pensare al nostro lavoro. In D è davvero un grande vantaggio».
Domenica arriva il Ravenna. Cosa pensa dei giallorossi?
«Hanno cominciato con un unico obiettivo: vincere. Ma sottolinearlo è quasi una banalità, anche perché loro non si sono mai nascosti. Hanno tutte le possibilità e le qualità per riuscirci. Sono in un periodo dove stanno facendo bene, vanno forte, sono gruppo e sono squadra, li vedo compatti e determinati. Con Marchionni hanno vinto praticamente tutte le partite tranne lo scontro diretto con la capolista Tau».
Che partita si aspetta?
«Sarà una gara molto intensa, anche le condizioni del campo (domenica scorsa pesantissimo, ndr) saranno determinanti. Sia noi che loro abbiamo vinto le ultime due gare su terreni quasi impossibili. Entrambe senza fare calcoli. Nelle prime 5-6 partite non ho guardato tantissimo il Ravenna e mi ero concentrato sulle nostre avversarie. Ora vedo una squadra che ha cambiato completamente marcia e che sa solo vincere».
Lei è ancora giovanissimo. Come valuta il suo percorso e cosa vorrà fare da «grande»?
«Questa è una domanda che non mi sono mai posto. Ho cominciato ad allenare quando avevo 19 anni, ho lavorato a Cesena, a Ravenna e a Fano, poi è arrivata l’Eccellenza alla Del Duca e sono passato ai grandi. Mi sono sempre fatto poche domande e ho sempre lavorato con impegno e istinto».
Qual è oggi il suo punto di riferimento come allenatore?
«Gli esempi sono stati tanti, anche perché il calcio cambia ogni anno. Negli ultimi anni ho un fascino particolare verso Gasperini, perché mi ha appassionato l’intensità con cui gioca e perché mi piace il gioco uomo su uomo come il loro».
Tornando all’attualità e al Girone D. Oltre al Ravenna e al Lentigione, lassù ci sono anche le due Forlì e Tau Altopascio. Avendole già affrontate, può darci un suo giudizio?
«Il Forlì lo vedo molto forte, può arrivare fino in fondo. Noi abbiamo giocato da loro, è finita 1-1 al Morgagni, ma ci hanno messo in grande difficoltà. In questo momento è la squadra che ci ha messo più in difficoltà, in attesa del Ravenna. Hanno i giocatori giusti nei ruoli giusti: sono solidi dietro, hanno tanti gol davanti, mentre in mezzo hanno gamba e un buon motore. Il Tau è molto quadrato, ha una struttura fisica importante e un centravanti come Motti che fa la differenza. Sono organizzati ed è difficile metterli in difficoltà A livello di individualità metto Forlì e Ravenna davanti, ma loro sono i più quadrati».