Calcio C, quando il Ravenna espugnava il Manuzzi: "Io e Vieri in gol, così vincemmo a Cesena"

Romagna | 13 Novembre 2020 Sport
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Luca Alberto Montanari
«Non posso certo dimenticarlo, quel gol. Era il 90’ e c’era un calcio d’angolo per il Cesena: la nostra difesa respinge e io parto sulla fascia destra in contropiede. Faccio tutto il campo da solo, poi provo a servire Vieri che è liberissimo dalla parte opposta, ma il mio assist viene intercettato da Barcella. Così riprendo il pallone, entro in area e fulmino Biato. Se ci ripenso, mi vengono ancora i brividi». Flavio Fiorio, per tutti Pippo, risponde al telefono dalla Valpolicella, dove oggi lavora in una cantina vitivinicola a due passi da San Pietro in Cariano, il paese in provincia di Verona dove è nato 56 anni fa. Il 10 aprile 1994, allo stadio Manuzzi, fu proprio Fiorio a firmare il gol del definitivo 2-0 che consentì al Ravenna di espugnare Cesena. A distanza di oltre 26 anni, questa resta l’ultima vittoria giallorossa sul campo dei «cugini» bianconeri. E, nella settimana che porta al derby, ci pensa proprio l’ex centravanti bizantino a fare un tuffo nel passato.
Fiorio, per realizzare il suo secondo gol in serie B dopo Padova scelse una giornata speciale.
«Una giornata speciale e indimenticabile. Ricordo benissimo quella partita e quel derby. Tra le due tifoserie c’era una forte rivalità e noi volevamo vendicare la sconfitta dell’andata, quando il Cesena espugnò il Benelli. Nonostante la giornata di pioggia, il settore ospiti era praticamente pieno, c’erano tifosi del Ravenna dappertutto e fu ancora più bello il modo in cui vincemmo».
Il primo gol, qualche minuto prima, lo realizzò un giovanissimo Christian Vieri.
«Eravamo vicini di casa, nel quartiere San Biagio, e andavamo ad allenarci sempre insieme a Glorie. Bobo era un ragazzino di 20 anni, magrolino e con una scarsa coordinazione, ma dentro l’area faceva già impressione. Ricordo gli allenamenti insieme: rispetto a tutti gli altri attaccanti, lui capiva sempre con qualche secondo d’anticipo le traiettorie dei cross o dei palloni, quindi riusciva sempre ad anticipare tutti e a segnare. Ecco, la sua fame dentro l’area mi impressionò ed ero sicuro che sarebbe arrivato in serie A».
Quel successo contro il Cesena, alla trentesima giornata, illuse tutti e portò il Ravenna in zona salvezza. Ma dopo quel derby la squadra cominciò a precipitare e alla fine tornò in C1. Cosa successe?
«Sì, fu un derby bellissimo e a tratti dominato (Fiorio colpì anche una traversa, ndr) ma poi inchiodammo bruscamente fino alla disfatta di Monza perché probabilmente qualcosa si ruppe dentro lo spogliatoio. Io ero abituato a fare sempre una corsa in più anche per i compagni, ma non tutti i compagni facevano lo stesso. Nella mia carriera ho vinto nove campionati, di cui due a Ravenna, e il segreto di tutte le promozioni è sempre stato lo stesso: la forza del gruppo. Ecco, quel Ravenna in B non era certo una grande famiglia come lo era l’anno prima con Guidolin o nel campionato precedente in C2 con Del Neri».
Cosa le hanno lasciato le tre stagioni a Ravenna?
«Il ricordo di una città meravigliosa e di un popolo fantastico. Voi romagnoli siete di un’altra categoria. Poi conservo ancora alcune amicizie a Ravenna, a volte sento l’ex team manager Manzani e qualche altro amico. Quando sono tornato per festeggiare i 100 anni del club, è stato davvero emozionante entrare di nuovo al Benelli».
Lo ha più sentito Bobo Vieri?
«Ogni tanto mi arrivano i suoi saluti, avevamo un amico in comune a Formentera. Si ricorda ancora di me, è stato un onore giocare al suo fianco, ma credo che anche lui si sia divertito quell’anno, al netto della retrocessione».
Cosa le ha lasciato il mondo del calcio?
«Nove promozioni, alcuni amici e tanti gol speciali, come quello realizzato a Cesena. Però mi ha lasciato anche un rimpianto: se fossi nato 10-15 anni dopo, avrei raccolto di più. Perché a quei tempi c’erano due gironi di C e raggiungere la B era più difficile. Oggi sono cambiate tante cose e chissà, magari avrei potuto segnare anche qualche gol in A».
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