Calcio, a nuova vita di Andrea Tabanelli nella «sua» Ravenna: «La D a 32 anni? Pensavo fosse un inferno e invece...»

Romagna | 22 Ottobre 2022 Sport
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Luca Alberto Montanari
In attesa di capire se abbia già portato nello spogliatoio almeno un cabaret di pasticcini, cioè il classico rito di «iniziazione» che tocca a un debuttante indipendentemente dall’età, Andrea Tabanelli ha già portato dentro lo spogliatoio del Ravenna la specialità della casa: il buonumore. Perchè il sorriso del Taba è una terapia, una medicina omeopatica che ha sempre funzionato a qualsiasi latitudine, a partire dalla Serie A, assaggiata con le maglie di Cesena, Cagliari e soprattutto Lecce, e naturalmente nei lunghi trascorsi ai piani inferiori, in Serie B e in Serie C, dove il centrocampista ravennate ha militato maggiormente durante una lunga e variegata carriera. All’età di 32 anni e dopo una stagione balorda, con zero minuti giocati a Frosinone, proprio quando i titoli di coda stavano cominciando a scorrere inesorabili, un mese fa Tabanelli ha scelto di rispondere con un sì convinto al prolungato flirt del Ravenna, che lo ha tesserato fino alla fine della stagione regalandogli la possibilità di ricominciare a giocare in un campionato sconosciuto (la D) e soprattutto di indossare per la prima volta la maglia della squadra della città in cui è nato: «E pensare - sorride di gusto Taba - che al Benelli non avevo mai giocato nella mia vita prima di quest’anno, neppure quando ero più giovane. Ho scoperto lo stadio e sto scoprendo questa nuova categoria, un mondo completamente nuovo da esplorare, ma divertente».
Tabanelli, a livello calcistico cosa si aspettava da questa prima esperienza in D?
«Mi aspettavo l’inferno. E invece ho trovato una squadra come il Ravenna che gioca un calcio propositivo e divertente, quindi sono felice. Poi c’è l’aspetto emozionale: tornare finalmente a casa e soprattutto vivere a casa. Era dagli anni di Cesena che non vivevo qua, poi ho cominciato il mio giro d’Italia da Pisa a Frosinone passando per tante altre città e tante altre squadre. Ma Ravenna mi mancava e sono contento di essere a casa».
Com’è stato l’impatto sul campo?
«Io sono ravennate, ma come dicevo non ho mai affrontato il Ravenna in amichevole e neppure nel settore giovanile, quindi non avevo mai giocato al Benelli. Ho avuto buone sensazioni, anche se naturalmente non sono ancora nella condizione migliore. Dopo aver firmato, ho giocato 80 minuti e mi è servita una settimana per recuperare…».
Da quanto tempo non scendeva in campo?
«L’anno scorso a Frosinone non ho mai giocato neppure un minuto, non giocavo una partita praticamente intera da un anno e quattro mesi, quando ero a Pescara in B, un’avventura non proprio indimenticabile».
Dopo quella retrocessione, lei è tornato a Frosinone. Cosa non ha funzionato?
«Non ero mai stato fuori rosa per un anno intero, diciamo che uscire dal calcio professionistico in questo modo è stato abbastanza deludente. Avrei potuto giocare ancora qualche anno, ma con il senno di poi ringrazio il Frosinone, perchè ho scoperto come si sta bene a casa e soprattutto ho scoperto quanto sia bello fare il papà e il calciatore contemporaneamente, senza dover stare lontano dalla mia famiglia».
Lei ha un carattere esuberante ed è sempre di buonumore, come ha sottolineato anche Serpini. In carriera dove si è trovato meglio prima di arrivare a Ravenna?
«Lecce è stata l’esperienza più importante a livello calcistico, ancora oggi tanti tifosi salentini mi scrivono. Ma ho lasciato bei ricordi anche a Pisa e a Cesena, dove ero molto giovane. E’ bellissimo ricevere ancora tantissimo affetto, anche se penso di aver raccolto meno di quanto non meritassi nella mia carriera. Ma ho avuto una fortuna».
Quale?
«Trovare nel mio cammino allenatori come Liverani, quello che mi ha dato di più, e Bisoli, che mi ha sempre aiutato e spronato, portandomi anche in A».
A Ravenna ha addirittura segnato su punizione.
«Non mi capitava da anni, penso dai tempi del Bellaria o della Giacomense. D’altronde, in A e in B, ci sarebbe voluto del coraggio a farmele tirare perché la concorrenza era davvero spietata».
Torniamo alla famiglia e alla sua scelta di vita. Quest’estate non ha ricevuto proposte dalla C?
«Mi avevano chiamato Avellino, Taranto, Imolese, Ancona. Ma ho fatto altri ragionamenti».
Quali?
«Avevo voglia di stare con la mia famiglia non solo d’estate, ma anche d’inverno. E per questo ho accettato il Ravenna. Tanto poi il mio futuro è già scritto».
Cosa farà da grande?
«Il bagnino a Casalborsetti nel bagno di mio fratello, naturalmente».
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